Con Paolo Guerrieri, economista, consigliere scientifico dell’Istituto Affari Internazionali e docente di Economia all’università Sciences Po di Parigi.
Era la notte tra il 31 dicembre 2001 e il primo gennaio 2002. Il presidente della Repubblica era Carlo Azeglio Ciampi, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Giovanni Paolo II viveva gli ultimi anni di vita e di pontificato.
Il mondo aveva ancora negli occhi la tragedia dell’11 settembre, l’Afghanistan era sotto attacco e Osama Bin Laden il ricercato numero uno. La Roma era campione d’Italia e Michael Jordan tornava a giocare nell’Nba con i Washington Wizards.
Ma in mezzo a tutto questo un fatto epocale avrebbe cambiato per sempre l’assetto economica, e non solo, del Vecchio Continente. L’euro faceva il suo ingresso nella storia dell’Europa e nei portafogli dei cittadini italiani, tedeschi, francesi, spagnoli e di tutti gli altri Paesi membri.
Ebbene, da quel giorno sono passati esattamente vent’anni. Ed è successo letteralmente di tutto. Basti pensare che nel 2002 Facebook ancora non esisteva, l’iPhone era ancora nella mente geniale di Steve Jobs e la pandemia era un concetto sconosciuto ai più.
Ed oggi è tempo di bilanci. Più luci o più ombre? Un inizio faticoso, un passato burrascoso, un presente rinvigorito. E quale sarà il futuro? Ne parliamo oggi con Paolo Guerrieri, economista, consigliere scientifico dell’Istituto Affari Internazionali e docente di Economia all’università Sciences Po di Parigi.
A cura di Stefano Cagelli
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