La imprevedibile crisi del Covid-19 è ancora in corso, ma noi cooperatori riteniamo sia necessario cominciare a progettare un futuro profondamente diverso da prima.
Il precedente decennio di crisi ha lasciato un mondo affetto da fratture tra ricchezza e povertà, tra generazioni presenti e future, tra Paesi avanzati e “sud globale”. L’ampliarsi delle diseguaglianze ha frenato un possibile sviluppo inclusivo e sostenibile sul piano economico, ambientale e sociale.
Le cooperative, in questo lungo periodo, hanno contribuito a tutelare posti di lavoro e sostenere la ripresa mediante l’azione mutualistica verso consumatori, lavoratori e imprenditori, e in favore dei soci, delle comunità radicate nei territori e attraverso progetti concreti e verificabili.
Anche oggi, quindi, e a maggior ragione in questa fase, crediamo che la cooperazione sia la soluzione, la via di uscita da questa drammatica situazione.
A partire dalle politiche europee, innanzitutto. Come cooperatori italiani, abbiamo appena scritto alla Presidente Ursula Von Der Leyen, e con lei a tutti i parlamentari di ogni appartenenza, per ricordare in quale Europa crediamo, e non da oggi.
L’Europa dei cittadini e di tutte le imprese, indipendentemente da forma e dimensione, l’Europa dei diritti sociali, della democrazia e delle libertà, l’Europa dei mercati aperti e della sostenibilità economica e sociale al contempo: questa è la nostra Europa, non quella del rigore burocratico, della tecnocrazia, e degli egoismi nazionali.
Riteniamo quindi che a fronte di una pandemia che minaccia la vita di milioni di cittadini, la solidarietà non può essere subordinata alle sole ragioni di bilancio. Occorre un vero “Recovery Fund”, con l’emissione di EuroBond straordinari e garanzie in comune. Di conseguenza, l’accordo raggiunto in Eurogruppo è solo un primo passo, e non sarà il Mes a salvare l’Italia e l’Europa.
Richiamiamo a tal proposito l’attenzione sul fatto che ulteriori politiche depressive alimenterebbero certamente sfiducia e, questa volta, aperta avversione dei cittadini verso l’Unione Europea.
L’Italia alla vigilia dell’incredibile emergenza COVID-19 mostrava i primi timidi segnali di ripresa economica che interessavano però in modo assai eterogeneo persone e aree geografiche della penisola, diffondendo così un senso di insicurezza e sfiducia.
Oggi, mentre nel pieno della crisi dobbiamo lavorare per la sicurezza delle persone, la sopravvivenza delle imprese e la difesa del lavoro occorre avviare la programmazione di politiche e strategie per la ripresa futura.
Noi cooperatori pensiamo che per ripartire, dovremo costruire un’economia diversa, in cui le persone, il bene comune, il loro benessere, la salute dei cittadini e l’incolumità del pianeta, debbano sempre venire prima dell’interesse individuale. Diversamente, ricostruiremo, dopo questa crisi, un mondo altrettanto fragile e vulnerabile.
Il movimento cooperativo, in questi anni, ha aggiornato la visione del mondo e dell’economia a partire dai pilastri valoriali su cui, anche in coerenza con gli obiettivi dell’Agenda 2030, la cooperazione ha fondato il proprio sviluppo. Questi pilastri sono: Sostenibilità, Legalità, Welfare, Lavoro e Innovazione.
Oggi, mentre ci accingiamo a declinare nelle sedi istituzionali competenti le nostre proposte concrete, non solamente per riavviare l’economia del paese, ma per ricostruirla su solide basi solidali, riteniamo sia necessario un coinvolgimento di tutte le forze economiche e sociali per concentrarne gli sforzi strategici e le proposte con il necessario coordinamento politico e tecnico delle Istituzioni nazionali.
Nel 2018, il Manifesto dell’Alleanza delle cooperative dal titolo “Cambiare l’Italia cooperando”, si apriva così: “Per non temere il futuro occorre immaginarlo”.
Ecco, questa volta, occorre immaginarlo insieme, e meglio.
Mauro Lusetti è presidente di LegaCoop nazionale