Ripartiamo dalla forza dei lavoratori

Oggi festeggiamo il lavoro. È un primo Maggio è diverso nella forma, ma non nell’energia, nello spirito, nei valori con cui lo celebriamo. Se possibile, è ancora più forte e significativo. Non saremo nelle piazze delle nostre città, ma siamo uniti nello spazio infinito della rete che, per quanto sia grande, fatica a tenere l’immensità del mondo del lavoro.

La forza dei lavoratori l’abbiamo vista in queste settimane di contrasto a una malattia che ci ha colpito profondamente negli affetti, che ha messo in crisi l’economia, che ha imposto a tutti noi radicali cambiamenti nella vita di tutti i giorni.

L’abbiamo riconosciuta sui volti del personale sanitario, stremato ma mai arreso; nel sudore di chi portava nelle nostre case beni di prima necessità; nella fatica delle commesse, degli impiegati pubblici, delle forze dell’ordine, di chi continuava a produrre beni per garantire a tutti di mantenere una parvenza di normalità.

A loro va un pensiero speciale, un ringraziamento e la promessa di non dimenticare mai più l’importanza loro e del lavoro che svolgono. Tutti, dovrebbero aver capito che i cosiddetti “lavoratori essenziali” su cui la società si basa per andare avanti, sono spesso le persone più maltrattate e meno considerate. Una lezione da cui si dovrebbero trarre precise conseguenze, se ha un senso dire che “nulla potrà essere come prima”.

Si è detto che il virus inciderà profondamente nelle relazioni geo-politiche e geo-economiche, nell’economia, nella politica, negli aspetti più banali della società. Il Covid-19 ha reso evidente i limiti dell’attuale modello di sviluppo, ha svelato come un’economia basata sulla finanza e sulla crescente diseguaglianza non sia più sostenibile, ha reso visibile la necessità di mettere tutto in discussione: dal welfare al fisco, dalla sanità all’assistenza, dalla politica industriale alla tutela ambientale, dagli stili di vita allo spazio in cui abitiamo. Bisognerà riconsiderare tutti questi aspetti coinvolgendo l’intelligenza delle persone.

Dobbiamo ripensare l’intera organizzazione sociale del lavoro, mettendo la sicurezza e la salute delle persone al primo posto, il lavoro come valore, il pubblico come soggetto attivo del cambiamento, il coinvolgimento delle lavoratrici e dei lavoratori. Ci dobbiamo impegnare per ridare diritti al lavoro, perché i lavoratori contino di più nelle scelte, a tutti i livelli: internazionale, con il sindacato mondiale ed europeo; nazionale; nel sistema delle imprese; nelle singole aziende.

Quella che abbiamo di fronte è dunque una prospettiva politica, sindacale e culturale, in cui il mondo del lavoro potrà giocare un ruolo importante, se saprà mettere a frutto l’intelligenza collettiva, se vorrà aprirsi alla partecipazione, se offrirà e metterà a disposizione, ma anche in discussione, le sue elaborazioni.

Dovrà essere una fase di grande e spero utile sperimentazione di nuove forme di democrazia, solidarietà e condivisione.

Insieme ci batteremo per ridare forza e prospettiva al lavoro, per dare più potere di scelta i lavoratori. Lo faremo insieme per cambiare e rendere migliore il Paese.

Maurizio Landini è il segretario generale della CGIL