Non era mai successo nella nostra storia repubblicana che il Primo Maggio si celebrasse a piazze chiuse. In questi mesi, la pandemia ha stravolto le nostre radicate abitudini di vita e ci ha fatto toccare con mano quanto fragili siano gli equilibri che governano le nostre stesse relazioni sociali.
Il Covid 19 ha mietuto tante vittime, troppe: ad oggi, solo in Italia, oltre 27 mila. E se non ci fossero state misure cosƬ restrittive, i decessi sarebbero stati di gran lunga superiori. Una vera e propria guerra. Il virus ha colpito, in particolare, la popolazione piĆ¹ anziana e non solo per una questione di struttura fisica piĆ¹ debole: ora non puĆ² essere il momento delle polemiche, ma qualcuno dovrĆ dare conto delle situazioni gravi e inaudite verificatesi in molte Rsa, su tutto il territorio nazionale.
CosƬ come nessuno dovrĆ dimenticare, quando questa terribile vicenda sarĆ finita, che il sistema sanitario nazionale ha risposto con eccezionale efficacia, soprattutto perchĆ© medici e infermieri si sono prodigati al limite dellāeroismo, pagando anche con la propria vita il loro servizio.
In questi mesi, molte attivitĆ si sono fermate, tante altre hanno avuto continuitĆ a ritmi piĆ¹ lenti, altre ancora si sono svolte con modalitĆ organizzative nuove. Tante filiere, poi, insieme a quella sanitaria, hanno accresciuto il loro impegno per garantire a tutti noi beni e servizi essenziali, se non vitali. Quello che ĆØ certo ĆØ che il mondo del lavoro, complessivamente, ha retto a una gigantesca onda dāurto dimostrando, semmai ce ne fosse stato bisogno, che davvero la nostra ĆØ una Repubblica democratica fondata sul lavoro.
Dovranno convincersene tutti, perĆ²: nulla potrĆ piĆ¹ essere come prima. PerchĆ© se questo virus ha seminato morte e distruzione, non ĆØ che lāassetto socio-economico mondiale sia proprio immune da ogni responsabilitĆ .
Pertanto, dovrebbe essere chiaro a tutti, ad esempio, che non si potranno piĆ¹ accettare tagli lineari alla sanitĆ e al welfare, che la ricerca dovrĆ essere adeguatamente finanziata, che gli assegni pensionistici non potranno piĆ¹ essere ai limiti della sussistenza, che i rinnovi dei contratti andranno fatti nei tempi e con le quantitĆ giuste a valorizzare il lavoro, che la logica dellāausteritĆ dovrĆ finire definitivamente in soffitta per dare spazio agli investimenti nelle infrastrutture e a politiche di sviluppo, che lāambiente andrĆ salvaguardato con maggiore cura di quanto non sia stato fatto in passato.
Insomma, bisognerĆ costruire un nuovo mondo, a partire dalla nostra realtĆ , e realizzare, dunque, un Patto per il Paese che parta da un presupposto: per risalire la china, per evitare di incorrere nei soliti errori e per progettare un futuro di crescita, saranno necessari interventi da economia post bellica.
Va da sĆ© che questo Primo Maggio non potrĆ essere una festa, ma noi la vogliamo celebrare ugualmente, nel rispetto delle misure restrittive stabilite a tutela di tutti i cittadini, perchĆ© vogliamo dare spazio alla certezza di ritornare alla normalitĆ e alla speranza di una prospettiva migliore.
Carmelo Barbagallo ĆØ il segretario generale della Uil