La nostra sfida per arginare il populismo delle destre

Articolo di Ciro ZabiniLe 6000 sardine mettono fortemente i bastoni tra le ruote a Matteo Salvini sin dalla campagna elettorale in Emilia Romagna. Impossibile dimenticare la citofonata dell’ex ministro degli interni al Pilastro, in cerca – per sentito dire – di uno spacciatore. Come non dimenticare Sergio, il ragazzo rilanciato e sbeffeggiato sulla pagina personale di Salvini per aver fatto un discorso ad una piazza delle sardine; o la foto del vicesindaco di Ferrara “Naomo” in cui indicava di fare un “mazzo tanto” ai suoi avversari e ai media che stavano avviando inchieste giornalistiche sul suo conto.

Lo schema è sempre quello: tenere alto il tono, altissimo, esagerare per far sì che le persone possano reagire d’impulso, per poi colpire la pancia. Di solito ha sempre funzionato, fino a quando non è nata una community di piazze, fisiche e virtuali, in grado di arginare il populismo e di informare sempre più persone.

Questa community è la rete digitale delle 6000 sardine. Sono circa 1 milione gli iscritti su facebook alle diverse pagine e gruppi delle sardine. In ogni città in cui veniva organizzata una piazza ittica, automaticamente si creava il gruppo e/o la pagina facebook.

Veri e propri anticorpi sociali, corpi fisici e virtuali, pronti ad attivarsi in caso di emergenza e bisogno, contro il linguaggio d’odio, la propaganda e le fake news. 6000 sardine distribuite in maniera capillare, in ogni città, provincia e regione, che realizzano esattamente lo schema comunicativo opposto alla gerarchica piramide del populista di turno. E questo per la comunicazione populista è tuttora un’enorme problema.

Le foto delle piazze sono ovunque, i gesti populisti vengono condivisi e ri-condivisi all’interno della rete, gli iscritti alle pagine e ai gruppi raggiungono ed informano anche chi è esterno alla rete, con picchi di 10 milioni di persone online, senza contare i media televisivi. Un boomerang potentissimo, per chi deve sempre sparare alto.

Nasce il primo antagonista virtuale alla macchina di propaganda. La Bestia non è più sola. Salvini oggi è in calo, la strategia comunicativa cambia, c’è bisogno di rinforzi.

Il Capitano occupa il Parlamento, vuole risvegliare gli istinti peggiori di chi in tempo di pandemia è disperato; la Meloni si finge moderata, prende le distanze, ma con alcune esternazioni, fomenta parti della popolazione ad assembrarsi in piazza contro le scelte del governo. È la nuova strategia comunicativa di facciata, ma dietro le quinte c’è altro.

Suona l’allarme per gli anticorpi digitali delle 6000sardine. Organizzazioni di Forza Nuova e Casapound già avevano raccolto 18mila adesioni per partecipare a manifestazioni contro le celebrazioni del 25 aprile e per “riaprire la gabbia di una quarantena intollerabile”, il 1 maggio a Roma e Trieste sono state organizzate manifestazioni di protesta contro il governo. Il tutto collegabile ai fenomeni oltreoceano di protesta contro i governi che impongono il lockdown.

Si scoprono gruppi eversivi e autonomi in ogni regione che attraverso Telegram invitano ad organizzare manifestazioni in tutta Italia il 4 Maggio. I “Reattivi” – così si chiamano – si preparano a riempire piazze per il 4 maggio.

Questa è solo la punta di un iceberg comunicativo che strategicamente sta preparando i nuovi strumenti. #italexit è un altro grande cantiere in cui attraverso chat e gruppi facebook da un milione di membri ciascuno, si cerca di catalizzare il malcontento dei cittadini verso un nuovo nemico: l’Europa.

La sfida per il banco delle 6000 sardine non è mai conclusa ed è sempre tecnicamente più ambiziosa, sia perché da mesi tutto il lavoro è svolto senza contributi ai social e dalla rete di volontari, sia perché i social network si basano sulla velocità di reazione dell’utente rispetto a ciò che vede. È evidente che è più semplice comunicare per slogan e alla pancia delle persone per ottenere istintivamente la reazione: un like o una condivisione; piuttosto che alzare il livello di approfondimento delle tematiche ed utilizzare un linguaggio educato, costruttivo, empatico e propositivo.

La speranza oggi deve rivolgersi ai millennials. Gli over 45 rappresentano il pubblico maggioritario sui social nelle piazze virtuali di confronto politico.

La next generation sarà sempre più tecnologicamente istruita e difficilmente si farà incantare dalla macchina di propaganda populista. Determinante sarà educare le nuove generazioni all’approfondimento.