La crisi del sistema produttivo, determinata dal lockdown per limitare la diffusione del virus COVID-19, è in termini industriali una fase di congelamento dei modelli di ciclo produttivo di beni e servizi, che provocano danni alla produzione, all’occupazione e ai bilanci delle società che precipitano in profondo rosso e peggiorano nell’incidenza degli oneri finanziari e del sistema fiscale sul patrimonio aziendale. Il mondo imprenditoriale potrebbe commettere l’errore ancora peggiore di stare fermo, aggravando la propria situazione economico-finanziaria. Tante volte, in periodi di ciclo economico normale, siamo stati posti di fronte alla scelta se innovare il ciclo di produzione per inserire maggiore tecnologia, alcuni brevetti, oppure nel caso estremo cambiare il bene o servizio da produrre per analisi di mercato o opportunità di profitto. Ma siamo stati bloccati dalla valutazione di quanto sarebbe costato alla nostra attività imprenditoriale “lasciare la vecchia via per una strada nuova”, oppure quanto avrebbe inciso sulle nostra produttività un periodo di fermo per salto tecnologico. Ora potremmo farlo e lo Stato dovrebbe aiutarci ad ottenerlo.
Il settore della manutenzione delle grandi infrastrutture ha avuto nel periodo di lockdown, nei limiti di sicurezza per i lavoratori, la possibilità di recuperare tutta quella manutenzione ordinaria e straordinaria limitata a volte, oppure spesso, dall’utilizzo costante e totale dell’infrastruttura dalla sua utenza. Le grandi infrastrutture di trasporto come reti ferroviarie, strade e autostrade oggi sono conservate in funzione e sicurezza attraverso una modalità di manutenzione che lascia oneri di registrazione e verifica della qualità e della tempistica di manutenzione alla valutazione umana dei tecnici di cantiere trascurando tutte le possibilità di utilizzo della tecnologia di rilevamento (Laser-scanner, satelliti, droni), digitalizzazione (3D, realtà aumentata, VR) e programmazione (tempi di usura, perizie, efficientamento e razionalizzazione della spesa) degli interventi.
Il Ministero delle infrastrutture e trasporti oggi ha l’opportunità di inserire questa modalità di manutenzione attraverso la fase attuale di revisione dello schema di aggiornamento 2018-2019 dei contratti di programma 2017-2021 di Rete Ferroviaria Italiana spa e ANAS spa. Questa indicazione di programma, per le due più grandi società gestori di infrastrutture, può garantire una fase importante di collaudo e messa a punto della manutenzione intelligente, che successivamente potrà essere recepita dai concessionari autostradali e dai gestori delle grandi infrastrutture di servizi essenziali come energetici, idrici, telefonici, sanitari e scolastici. Avere una intelligenza artificiale che ci ricorda gli interventi fatti, ci permette di programmarli con le giuste risorse senza sprechi ed interferenze, e ci permette nel massimo della trasparenza di informare pubbliche amministrazioni e utenti, sarebbe un grande obiettivo di progresso nel rispetto dei ruoli e delle responsabilità.
Le imprese che si occupano di manutenzione avrebbero l’opportunità di fare una salto tecnologico utile a razionalizzare i propri costi di esercizio e allo stesso tempo di potere spendere le nuove professionalità e competenze acquisite su mercati più grandi in Italia come all’estero. Alcune imprese avrebbero la possibilità di standardizzare il proprio ciclo di produzione e programmare le risorse finanziare, un pieno utilizzo di mezzi di produzione e unità lavorative. Ogni fase di crisi provoca sofferenze, preoccupazione, e nuove esigenze di welfare per chi diventa meno autosufficiente, ma al tessuto produttivo ed imprenditoriale spetta il diritto e il dovere di compartecipare con le proprie capacità e vocazioni alla ripresa dell’economia e dell’occupazione, dobbiamo diventare tutti costruttori di un Italia migliore, per economia e benessere sociale, nel contesto Europeo e mondiale.
Diego Righini è vice presidente ADFER-Associazione Ferroviaria