L’Europa siamo noi.
Siamo noi, cittadini europei che abbiamo scelto, insieme, passo dopo passo, la risposta a quella guerra devastante che tra il 1939 e il 1945, aveva azzerato l’umanità nel nostro continente. L’Europa siamo noi che condividiamo un tessuto comune e fortissimo di valori incrollabili, di libertà, democrazia, pace e solidarietà. Un tessuto risorto oltre i fili spinati di Auschwitz, oltre le colline insanguinate dal sangue dei nostri partigiani, oltre i milioni di morti di quella guerra mondiale; un tessuto imbevuto del progetto di Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, scritto durante il confino a Ventotene a cui erano sottoposti dal regime fascista nel 1941, nel quale auspicavano di “creare intorno al nuovo ordine un larghissimo strato di cittadini interessati al suo mantenimento, e per dare alla vita politica una consolidata impronta di libertà, impregnata di un forte senso di solidarietà sociale”. E nel quale individuavano con precisa ricostruzione i tratti patologici del nazionalismo di cui ancora oggi noi ritroviamo le pericolose tracce;” La nazione non è ora più̀ considerata come lo storico prodotto della convivenza di uomini (…) è invece divenuta un’entità̀ divina, un organismo che deve pensare solo alla propria esistenza ed al proprio sviluppo, senza in alcun modo curarsi del danno che gli altri possano risentirne. La sovranità̀ assoluta degli stati nazionali ha portato alla volontà̀ di dominio di ciascuno di essi, poiché́ ciascuno si sente minacciato dalla potenza degli altri e considera suo «spazio vitale» territori sempre più̀ vasti, che gli permettano di muoversi liberamente e di assicurarsi i mezzi di esistenza, senza dipendere da alcuno”
L’Europa siamo noi, che non ci accontentiamo di quello che siamo riusciti a costruire sin qui. Che vogliamo un’Europa diversa, più vicina, più solidale, più politica; un Europa dove si affermi la piena potestà politica del Parlamento Europeo, dove si lavori per una vera politica estera e di sicurezza comune, per un esercito comune, per una reale capacità fiscale, dove si combattano i paradisi fiscali interni, per una politica economica europea.
Siamo noi, quelli che vogliamo più Europa, e non meno, che diciamo che ci vogliono più diritti sociali europei, verso uno stato sociale comune che combatta l’acuirsi delle diseguaglianze, e che sappia finalmente impegnarsi in una politica d’asilo comune che modifichi il regolamento di Dublino.
L’Europa oggi siamo anche noi che abbiamo vissuto il contagio della Pandemia, la paura e il lockdown, le morti e le bare portate dai camion militari, e che abbiamo chiesto a gran voce che l’Europa fosse il porto sicuro dove ogni cittadino europeo, non importa di quale censo, origine o nazione, potesse trovare un rifugio sicuro e la speranza di una ricostruzione. Siamo noi che abbiamo salutato fiduciosi i primi passi delle istituzioni europee impegnate a portare il loro aiuto ai paesi alle prese con una crisi mai vista. Siamo sempre noi che oggi chiediamo che i governi europei, compiano l’ultimo passo del finanziamento di un grande fondo per la ricostruzione che dia a tutti i nostri concittadini una speranza concreta.
Il nostro pensiero sull’Europa non cambia oggi, a 75 anni dalla resa dell’Esercito tedesco a Berlino e a 70 anni dalla dichiarazione con cui Schumann proponeva la creazione della Comunità europea del Carbone e dell’Acciaio. Non cambia oggi, nel pieno della peggiore crisi economica e sociale della storia di questa Europa, dopo la seconda guerra. Oggi più che mai serve dire che senza Europa nessuno può uscire vincente dalla crisi, e nessuno è abbastanza grande, da solo, per affrontare la competizione globale. Esattamente come nessun individuo, con le sue sole forze, può resistere alla forza della storia
Chi non crede oggi nell’Europa, non ci ha mai creduto, non ha mai creduto alla forza di valori che superano i confini, non ci può credere chi professa il sovranismo contro la solidarietà, o la Democrazia illiberale contro quella liberale.
L’Europa è un disegno difficile, in salita, ma insostituibile, che è andato contro contro la natura della storia dei popoli, che ci aveva abituato a guerre terribili per la difesa o l’espansione dei propri confini, invece che per il loro abbattimento, fisico, economico, sociale.
L’Europa siamo noi, il nostro desiderio di giustizia e di pace per ogni cittadino europeo.