L’Unione europea si trova ad un punto di svolta del proprio percorso di integrazione. Appare sempre più chiaro che l’Europa è “politica interna”, che le scelte che si stanno assumendo in questi giorni avranno un impatto sulle nostre vite per molti anni a venire.
L’incapacità di rispondere agli scenari post-COVID non solo metterebbe a rischio prosperità e benessere, ma porterebbe anche a conseguenze politiche senza precedenti per il progetto europeo. E’ adesso che dobbiamo compiere uno sforzo per immaginare l’Europa di domani e avanzare proposte per rendere l’integrazione ancora piu stretta ed efficace.
Alcune delle decisioni assunte dalle istituzioni europee hanno aperto la strada a un potenziale cambiamento di rotta atteso da anni. Come progressisti europei lo avevamo detto: servono nuovi strumenti per la crescita e la solidarietà, occorre una nuova visione che rompa con gli errori e i dogmi della fase dell’austerity dell’ultimo decennio.
Le forze politiche progressiste e democratiche devono ora essere in prima linea nel chiedere un profondo miglioramento dell’architettura costituzionale e delle politiche dell’UE, perché i limiti dell’integrazione emergono in modo sempre più evidente, come evidenzia anche la recente sentenza della Corte tedesca in merito alle funzioni della Banca Centrale Europea.
In soli dieci anni dall’entrata in vigore dell’ultimo Trattato, d’altronde, le società e le istituzioni sono cambiate radicalmente, se pensiamo alle profonde conseguenze sociali della precedente crisi finanziaria, all’emergenza climatica, al boom della digitalizzazione, all’ascesa della Cina come attore geopolitico, all’involuzione democratica in alcuni Paesi dell’Europa centro-orientale, alle primavere arabe e ai nuovi flussi migratori, alle interferenze russe e all’impatto sui nostri sistemi informativi, alla Brexit, alla presidenza Trump con le nuove inedite difficoltà nelle relazioni transatlantiche, e infine ovviamente alla crisi del COVID.
Quest’ultima sfida è la più difficile che l’Europa sta affrontando, proprio nei giorni in cui l’Unione compie 70 anni, nell’anniversario della Dichiarazione Schuman del 9 maggio 1950. Come allora, la nostra ambizione deve essere commisurata alla complessità della situazione che stiamo affrontando.
Vediamo crescere in queste settimane, soprattutto nell’opinione pubblica del nostro Paese, il diffondersi preoccupante di atteggiamenti di scetticismo verso le istituzioni europee. Occorre una narrazione positiva: non dobbiamo mai dimenticare che l’Unione Europea è la più straordinaria innovazione politica della storia, che ha portato decenni di pace e prosperità e ha dimostrato che gli Stati sovrani possono formare un’Unione per gestire insieme le questioni transnazionali in un mondo interdipendente.
Molto è stato fatto, ma la strada da percorrere è ancora lunga per realizzare un’Unione sempre più stretta. In questo momento la risposta migliore per riportare fiducia in una visione progressista e democratica dell’Europa, però, non può limitarsi a ricordare quanto le istituzioni europee hanno fatto o, peggio, a giustificare in maniera acritica le scelte di Bruxelles.
Bisogna dire la verità, perché siamo a un bivio senza precedenti in cui ci giochiamo tutto. E questo significa innanzitutto dimostrare agli elettori che tutti noi abbiamo convenienza in una Europa più integrata e più solidale, che è ancora in divenire.
Significa saper trovare una narrazione concreta per evidenziare i cambiamenti istituzionali più urgenti che, ad esempio, permettano di costituzionalizzare strumenti di investimenti anti-crisi, ottenere un Tesoro europeo, portare a una riforma del Patto di stabilità e crescita, introdurre nuove competenze per agire sui nuovi bisogni sociali che stanno emergendo, come la protezione dei cittadini più vulnerabili, i diritti ambientali, l’accesso all’istruzione, una nuova tutela della salute.
A far passare questo messaggio sono chiamate le forze che agiscono a livello di base, nelle realtà politiche locali a contatto diretto con i cittadini e quindi più vicine alla gestione delle difficoltà quotidiane delle comunità. Sono questi i primi soggetti di “europeizzazione” che devono essere più avanti nella battaglia per rivendicare una vera e concreta sovranità europea e per chiedere un passo avanti nell’integrazione.
E’ questo il lavoro che in questi mesi stiamo portando avanti con l’associazione EuDem – www.eudem.org – nell’obiettivo di creare una vera comunità (digitale e di contatti reali) rivolta al PD e alle associazioni e movimenti democratici e progressisti. Una rete attraverso cui coordinare iniziative sui temi europei, scuole di formazione, scambi di riflessioni, informazioni e materiali, incontri e gemellaggi.
E’ nell’Europa politica che le forze progressiste devono investire – collettivamente – per ritrovare il proprio spazio d’azione. Con questo impegno vogliamo dare un contributo alla nostra comunità politica e creare uno spazio di confronto che possa prepararci ad affrontare al meglio l’annunciata “Conferenza sul Futuro dell’Europa“, che nelle intenzioni delle istituzioni europee dovrà essere l’occasione per un nuovo coinvolgimento dei cittadini nei prossimi anni su come ricostruire economicamente e politicamente l‘UE e per aprire finalmente una nuova stagione di riforme in Europa.
Francesco Cerasani è presidente dell’Associazione EuDem