Il progetto di unire popoli e Stati del nostro continente nasce nel secondo dopoguerra dalla lungimiranza dei c.d. Padri fondatori dell’Europa. La celebre Dichiarazione Schuman resa 70 anni fa è emblematica in tal senso, laddove precisa in alcuni passaggi ancora molto attuali che “l’Europa non potrà farsi in una sola volta, né sarà costruita tutta insieme; essa sorgerà da realizzazioni concrete che creino anzitutto una solidarietà di fatto”.
Grazie a questa lucida determinazione, sono stati ottenuti risultati incredibili. L’Europa rappresenta oggi il mercato unico più grande del mondo, la principale potenza commerciale internazionale, il primo donatore di aiuti umanitari e allo sviluppo, il più vasto territorio guidato da democrazia e libertà. L’Unione ha vinto il Premio Nobel per la Pace nel 2012. L’Euro è la seconda moneta più utilizzata nell’economia globale.
Ciononostante, dobbiamo dirlo con chiarezza, il progetto europeo è stato investito negli ultimi anni da una crisi profonda, come testimonia la triste vicenda della Brexit e il riemergere sulla scena continentale di nuovi sovranismi.
La crisi sanitaria, economico, sociale derivante dall’emergenza Coronavirus ha riportato d’attualità, con ancora più forza, l’esigenza però non di distruggere o abbandonare, ma di rilanciare e dare nuovo vigore al progetto europeo.
I risultati ottenuti dall’Unione in risposta alla pandemia Covid-19 sono obiettivamente straordinari e rappresentano il frutto del lavoro attento, determinato ed autorevole del nostro Governo sui tavoli di Bruxelles. Sono state messe in campo misure più innovative negli ultimi venti giorni, di quante non ne siano state adottate negli ultimi venti anni!
Accanto alla sospensione del Patto di Stabilità, alla modifica temporanea delle norme sugli aiuti di Stato, al nuovo programma di acquisti di titoli della BCE per un ammontare totale pari a circa 1120 miliardi di Euro, l’Eurogruppo e il Consiglio hanno deciso di adottare quattro ulteriori strumenti innovativi. Parliamo del Piano SURE da 100 miliardi di euro per il finanziamento di una vera e propria cassa integrazione europea, del Programma di liquidità BEI da 200 miliardi di euro per le PMI, della creazione della nuova linea di credito definita “Pandemic Crisis Support” nell’ambito del Meccanismo Europeo di Stabilità (c.d. MES), mobilitando fino a 240 miliardi di euro, ed infine, dell’istituzione di un Recovery FUND da 1000/1500 miliardi di euro, per sostenere il rilancio economico dell’Europa.
Dobbiamo riprendere il percorso da qui. L’Europa ha proceduto nella sua storia sempre per strappi, passando da brusche frenate a rapide ripartenze. Ora è il momento di cogliere l’occasione di una crisi inaspettata e devastante per rilanciare con ancor più forza il progetto europeo.
Sono estremamente significative in tal senso, da un punto di vista politico, le parole della Presidente della Commissione von der Leyen sulla possibile apertura di una procedura di infrazione nei confronti della Germania, per l’invasione di campo in prerogative proprie delle istituzioni europee quali la Corte di giustizia, l’attacco alla sovranità europea e al primato del diritto dell’Unione da parte della sentenza della Corte costituzionale tedesca. L’Unione pare fortemente determinata a recuperare il suo ruolo nei confronti di inaccettabili e pericolose spinte nazionaliste. In questa prospettiva, allora, avremo tante sfide davanti a noi: realizzare una crescita sostenibile, creare una piena armonizzazione fiscale tra Paesi membri, autonomizzare il bilancio pluriennale dai contributi nazionali con nuove risorse proprie, tra cui una Digital Tax europea, rafforzare il ruolo del Parlamento europeo attribuendo un potere d’iniziativa legislativa, e infine promuovere nuove politiche su basi di solidarietà ed equità sociale.
Ma rilanciare il sogno europeo vuol dire anche e soprattutto lottare per difendere la nostra libertà, la nostra democrazia, i valori dello Stato di diritto di cui all’art. 2 TUE, contro il riemergere di muri e barriere o di nuove forme di odio, intolleranza e violenza.
Lo ha ricordato il Presidente della Repubblica, parlando della drammatica strage di Marzabotto: “Il male non è sconfitto per sempre. La Storia, anche quella dolorosa, è maestra e i pericoli riaffiorano quando la responsabilità si attenua e avanzano nuovi egoismi”.
Ecco allora il compito che abbiamo dinanzi a noi, difendere la consapevolezza che l’Unione non è la causa dei problemi che affliggono le nostre comunità, ma è l’unica possibile soluzione agli stessi.
Difendere l’Europa, vuol dire difendere il nostro futuro.