Prepariamoci al cambiamento, una società sostenibile è possibile

Il contesto dello sconvolgimento economico sociale globale a cui stiamo assistendo e che presumibilmente durerà fino a quando non sarà reso disponibile il nuovo vaccino, vedrà un graduale ritorno all’espletamento delle attività (alcune dovranno verosimilmente mutare la propria proposta) e parziali libertà di movimento, determinando una condizione di persistente “caos”, dovuta anche ai possibili ritorni di fiammate che manterranno vivo il problema dei contagi e del rischio di morte dei contagiati.

Proprio in un’epoca in cui finalmente iniziava a farsi strada, a partire dai giovani dei “Fridays for future” per arrivare al Green Deal europeo, la responsabilizzazione di fronte alla minaccia del cambiamento climatico e del disastro ambientale è piombata una crisi sanitaria mondiale che, per ragioni di presunta salvaguardia della tenuta economica di ciascun paese, rischia di farci tornare indietro alle logiche del “PIL a tutti i costi”.

L’urgenza dettata dal dramma ambientale esiste in realtà da decenni (basti pensare al rapporto “The limits to growth” del 1972) e aveva già mosso le coscienze con una presa di posizione delle Istituzioni mondiali nel proporre metodologie gestionali atte a modificare i processi produttivi delle imprese e le relative “Supply Chain” della fornitura e del consumo (CSR ed Economia Circolare). Nello stesso periodo si è tuttavia affermata anche quella finanza speculativa capace di devastare la cultura delle Imprese con un approccio efficientistico orientato alla crescita del valore dell’Impresa a discapito di una responsabile gestione orientata allo sviluppo e alla soddisfazione dei reali bisogni delle persone. Sono stati anche gli anni che hanno portato alla progressiva comparsa di una depressione sociale caratterizzata dal divario crescente tra ricchi e poveri, tra paesi emancipati e quelli in via di sviluppo, tra chi crede alla tenuta della democrazia e chi non va neanche più a votare, tra chi continua a vivere come parte di una comunità e chi si arrocca nell’individualismo del “mors tua, vita mea”.

Non stiamo solo assistendo ad una crisi sanitaria mondiale, siamo nel bel mezzo di una crisi di sistema complessivo in cui si stanno creando le basi per una svolta temporale generalizzata – Global Shift – che cambierà la modalità di esistenza della nostra specie: i comportamenti di consumo, gli ordini economici, le espressioni dei governi e i costumi sociali.

Noi stessi di Planet Life Economy Foundation, partendo da una concreta esperienza gestionale/strategica sui cicli economici e sullo “sbandamento” e perdita di senso delle Imprese, avevamo fin dall’inizio previsto (siamo attivi dal 2003) e divulgato nei nostri seminari interni questo cambiamento e avevamo immaginato il momento della trasformazione del ciclo economico proprio attorno al 2020.

Dal nostro punto di vista, la crisi che stiamo vivendo può quindi avere il benefico effetto, non solo di far finalmente comprendere ai decisori l’entità delle minacce sopra descritte, ma anche di offrire l’opportunità di affrontare tali minacce con i giusti strumenti che l’evoluzione culturale dell’immediato futuro richiede. Se non ci prepariamo ora al cambiamento, quando?

In questo periodo abbiamo avviato uno scambio continuativo ed informale con tutti gli aderenti alla nostra associazione in relazione a come affrontare l’emergenza, dal quale sono emersi temi considerati prioritari nello spirito della FASE 2, che abbiamo ritenuto utile – forti anche della nostra reputazione sui temi a noi collegati – mettere a disposizione della task force governativa impegnata a gestire le fasi di uscita dalla crisi sanitaria.

Dal nostro punto vista di associazione impegnata dal 2003 a far crescere nei soggetti economici, nelle istituzioni e nella società civile la consapevolezza dell’importanza del rispetto dei vincoli di Sostenibilità (ambientale, sociale ed economica), tutto ciò che attiene alla fase 2 e alla successiva fase 3 deve essere coerente con la volontà di integrare il programma di ripartenza con l’attività di conversione del sistema paese verso la sostenibilità.

Questo per noi significa che nella comunicazione di obiettivi e risultati diventa necessario affiancare sistematicamente e congiuntamente oltre agli indicatori del PIL anche quelli del BES (Benessere equo e sostenibile) in grado di misurare la qualità della vita; significa adottare soluzioni che siano coerenti ai posizionamenti dei nostri territori(intesi come aree pedo-geo-climaticamente e culturalmente omogenee); significa dare priorità ad una riallocazione delle risorse, sia fiscali che di spesa (ad es. da sussidi dannosi all’ambiente a quelli favorevoli), orientata a contrastare il cambiamento climatico e le diseguaglianze come i due principali problemi ambientali e sociali; significa fare ricorso a sottoscrizioni di prestiti popolari, di ripartenza e conversione, a livello nazionale ed europeo; significa adottare criteri meritocratici orientati alla Sostenibilità nei territori e nei settori, per l’assegnazione di interventi di sviluppo pubblico a responsabilità specifiche di tipo commissariale, per una rendicontazione di efficacia ed efficienza (non burocratica) in termini di qualità, valore, occupazione e sicurezza; significa valorizzare il nostro sistema di PMI di territorio con sistemi di eccellenza locale, che ci hanno fatto conoscere nel mondo.

Per poter inseguire efficacemente tali obiettivi sarebbe a nostro avviso prioritario istituire a livello territoriale Centri Permanenti di osservazione, informazione, formazione, consulenza e finanziamento, anche straordinario. Questi enti, sottoponibili ad una vigilanza sulla trasparenza, dovrebbero essere introdotti testandoli per ciascuna area, progressivamente autorizzata alla “ripartenza” e costituirebbero un nuovo soggetto di imprenditoria pubblico/privata con competenze derivabili da strutture centrali come ISTAT, CNR, ENEA, ISPRA, ICOM, ISS, CDP, in grado di attivare il cambiamento, affiancando imprese ed enti del territorio (A.L., Scuole, CCIA, etc.), così da affrontare le vulnerabilità e sfruttare le potenzialità grazie a conoscenze, buone pratiche, normative e finanza, messe a disposizione dai livelli territoriali superiori (Regioni, Governo italiano e Strutture europee).

La nostra convinzione è che un approccio alla fase 2 così configurato possa consentire di vedere la fase successiva (3), come quella della reale trasformazione, in cui definire il nuovo contesto di cambiamento globale: la visione del sistema paese, delle sue comunità locali, delle sue aggregazioni internazionali, con la ridefinizione di valori e principi regolatori per la società civile e il sistema delle imprese.


Planet Life Economy Foundation