Tra emergenza e prospettiva, la sostenibilità per le piccole e medie imprese

In questo intervento intendo proporre alcuni spunti di riflessione sul tema della sostenibilità per le PMI alla luce della situazione attuale. La capacità di sopravvivenza e adattamento da parte delle PMI è un tema fondamentale considerando il loro peso nell’equilibrio socio-economico italiano ed internazionale e le specifiche criticità del momento.

Alcune notazioni di contesto. La reale dimensione e le reali conseguenze della crisi che stiamo vivendo restano da definire. Qualsiasi ambito si voglia considerare (economico, politico, sociale,…) si può rilevare un impatto fortissimo con conseguenze drammatiche nel breve termine ed estremamente difficili da decifrare sul medio-lungo termine. Azzardare analisi e riflessioni può quindi apparire velleitario, ma c’è una considerazione di carattere “metodologico” che già da ora sembra essere indispensabile.

L’enormità e la complessità dei cambiamenti da affrontare per gestire l’attuale momento, per pensare una strategia di uscita e per l’inevitabile ridefinizione di molti assetti sociali, rischia di far disperdere la riflessione e il dibattito in mille rivoli “tecnici” mentre appare necessaria la definizione di una cornice “valoriale” che aiuti ad orientare i singoli provvedimenti.

Questa crisi è definibile come la “pietra tombale definitiva” sulla narrazione neoliberista. E’ di assoluta evidenza la drammatica sconfessione della capacità del mercato di produrre e garantire adeguati assetti sociali.

Più in generale gli approcci che rifiutano di considerare la società come un organismo unico – e pensano di fatto di poter ritagliare spazi illusoriamente “protetti” e “separati” – sono stati spiazzati definitivamente. Di questo progetto rimane solo la violenza e la sofferenza imposta a centinaia di milioni di persone. Le immagini dell’esodo verso le province natali dei cittadini indiani sono un simbolo drammatico.
Valori che erano stati messi sotto silenzio si sono riaffermati in modo inequivocabile di fronte alla sofferenza e ai morti. Il ruolo dello stato, il ruolo della competenza, la responsabilità sociale di ciascuno, la necessità di forme di tutela universali, i danni delle carenze culturali sono i primi temi che si impongono all’attenzione per una riflessione e iniziativa culturale/politica di rifondazione degli equilibri sociali.

Il mondo delle aziende è naturalmente pienamente coinvolto in tutti questi aspetti. Non possiamo trascurare e tacere il fatto che il mondo delle aziende – soprattutto delle grandi e grandissime aziende – condivide la responsabilità morale di avere stimolato, sostenuto e beneficiato di un sistema in cui squilibri e diseguaglianze sono andati via via aumentando e in cui si è portata l’emergenza ambientale su livelli inaccettabili. Certo il tema è enormemente complesso e ad esempio non si può trascurare l’uscita dalla povertà assoluta di amplissime fasce di popolazione dei paesi investiti dai processi di globalizzazione.

Le dinamiche che prevarranno nel mondo delle grandi aziende sarà condizionante e orientativo. Il complesso rapporto tra l’enorme potere delle grandi corporation e le dinamiche sociali e politiche rende difficile indicare un percorso trasformativo chiaro che riesca a coniugare efficacemente autoregolamentazione delle aziende e intervento normativo pubblico.

Il mondo delle PMI è investito dalla crisi in modo ancora più drammatico di quanto non stia avvenendo per le grandi aziende. L’analisi delle dirette conseguenze finanziarie ed economiche non è il tema di questo intervento. Vorrei proporre alcune riflessioni sul nesso tra “gestione della crisi” e politiche aziendali orientate da criteri di sostenibilità gestionale (che riguarda in modo coordinato i tre ambiti classici: ambientale, sociale ed economico). Se in tempi “normali” il tema della sostenibilità e della sua componente etica appariva già molto importante nel definire le prospettive delle PMI ora si impongono ulteriori evidenze che legano in modo essenziale stile di gestione sostenibile e capacità di sopravvivenza delle aziende.

L’aspetto della resilienza viene in primo piano con forza.
Sta nella responsabilità dell’imprenditore assumere decisioni anche drammatiche per garantire la sopravvivenza dell’azienda in un contesto così “drammatico”. Chiusure temporanee, ridimensionamento degli organici, esigenza di ridurre il costo del lavoro saranno scelte che spesso si imporranno. Risulta evidente la difficoltà di gestire simili scelte senza lacerare il rapporto fiduciario (nelle sue varie forme) con i collaboratori aziendali e con tutti gli stakeholder. Un’ulteriore complessità è legata all’esigenza di migliorare/incrementare la produttività di chi resta in azienda ad operare senza la possibilità reale di definire un adeguato riconoscimento immediato di tali miglioramenti delle prestazioni.

Le aziende che hanno già lavorato per costruire un clima aziendale “sostenibile” – con la conseguente crescita del clima di fiducia – si troveranno sicuramente avvantaggiate, sottolineando così ancora una volta l’estrema importanza “pratica” di scelte di sostenibilità aziendale. La credibilità dell’imprenditore e la sua capacità di condivisione mai come in momenti di crisi può fare la differenza tra possibilità dell’azienda di sopravvivere o incapacità di superare lo shock.

Per le aziende che ancora non sono “avanti” sul cammino della sostenibilità la crisi genera in realtà l’opportunità di avviare un percorso e recuperare il terreno perduto. Alcune indicazioni di carattere metodologico possono indicare un percorso:
1) Informazione trasparente e costante verso i collaboratori (e gli altri stakeholder)
2) Motivazione (credibile) delle scelte e feedback costante sui risultati
3) Attenzione (nei limiti del possibile) all’equità delle scelte
3) Assunzione di impegni “morali” per scelte compensatorie secondo criteri credibili e verificabili che non generino criticità per l’azienda (in sostanza se si potrà e quando si potrà occorrerà ricompensare i sacrifici fatti nel momento di difficoltà). La dimensione morale ed empatica del ruolo manageriale / imprenditoriale si impone con chiarezza assoluta in momenti di criticità estrema.

Sta diventando evidente anche a livello sociale che un momento di crisi drammatica come questo stimola le persone (molte anche se non tutte ovviamente) a sviluppare sentimenti di solidarietà che nella normalità fanno fatica ad emergere. In questo senso è aperta una enorme finestra di opportunità per accelerare il rinnovamento del mondo del lavoro.

Il crinale tra gestione evolutiva della crisi e gestione regressiva attraversa praticamente tutti gli ambiti del nostro vivere sociale. Moltissime “pratiche sociali” verranno ridefinite dalla crisi del Coronavirus. In parte si tratterà di una accelerazione di dinamiche già in atto in parte si tratterà di ridefinizione di assetti istituzionali, di pratiche di business, di comportamenti sociali.

Difficile immaginare quale tipo di “narrazione” (atteggiamento culturale condiviso) prenderà il sopravvento. La durezza della crisi e l’esposizione alle irreparabili conseguenze delle diseguaglianze, delle mancanze di tutela, della a volte insufficiente capacità autonoma delle persone di comprendere le situazioni e di affrontarle adeguatamente, dovrebbe svelare ad un grande numero di persone l’illusorietà delle narrazioni che non tengono conto dello strettissimo nesso che lega il destino dei deboli a quello dei privilegiati.

La cultura e i comportamenti che si svilupperanno e prevarranno nel mondo delle aziende sarà di grande peso sia nel decidere il futuro delle aziende stesse sia gli orientamenti prevalenti nella società.