Contrastare l’emergenza climatica, aggredendo la povertà energetica. Concretamente

Negli ultimi anni si è assistito ad un calo di alcuni consumi energetici. E uno dice: bene, finalmente c’è più attenzione all’ambiente! Poi se si va a vedere meglio, ci si accorge che insieme ad una maggiore sensibilità ambientale, c’è dell’altro. Ci sono sempre più cittadini che non riscaldano l’inverno, ad esempio, perché non hanno le risorse necessarie a pagare le bollette, e quindi tagliano questi consumi. Naturalmente questo dato diventa particolarmente preoccupante quando si tratta di cittadini anziani o famiglie con bambini piccoli, cioè soggetti con particolare rischio di morbilità.

Le strade per intervenire sono molteplici, e la legislazione italiana ha previsto, ad esempio, quella del c.d. bonus energia che però risulta essere richiesto da una quota del tutto minoritaria dei potenziali beneficiari. Un’altra idea, che può tenere insieme povertà energetica e sostenibilità ambientale, è quella di lavorare sull’efficienza energetica. Da anni è stato introdotto nel nostro ordinamento il c.d. ecobonus, cioè l’incentivo fiscale (sotto forma di detrazione) rivolto a chi fa interventi per aumentare l’efficienza riducendo i consumi. Ma andando a verificare chi concretamente aveva avuto accesso agli incentivi, ci si è resi conto che la maggior parte degli interventi erano intervenuti in case autonome (la villetta) o in appartamenti singoli, e pochissimi nei condomini, dove vive più del 75% dei cittadini, spesso i meno abbienti. E che gli interventi nella stragrande maggioranza dei casi erano consistiti nel cambiamento degli infissi e nella sostituzione delle caldaie. Quindi in sintesi le tipologie abitative “più ricche” ed interventi certo importanti ma non così significativi dal punto dei risparmi conseguibili.

Approfondendo l’analisi ci si è resi conto che nei condomini non si facevano lavori importanti e necessari per due ordini di motivi: da una parte perché molti condomini non potevano usare le detrazioni fiscali in quanto “incapienti”, dall’altra perché la prospettiva a lungo termine non interessava ad alcune categorie di persone, ad esempio gli anziani. Per questo un paio di anni fa, proprio su proposta di Enea, è stato introdotto un meccanismo che rende “cedibile” a terzi il beneficio fiscale legato all’eco-bonus. Invece di usufruire degli sgravi fiscali previsti nel corso degli anni successivi quel “risparmio” sugli interventi di efficientamento energetico può essere monetizzato subito e usato ad esempio per pagare la stessa ditta che ha realizzato i lavori. La possibilità di cedere il beneficio ha reso il bonus più appetibile.

Un passaggio ulteriore, anche alla luce dell’emergenza che stiamo vivendo, può essere quello di inserire tra le misure post-emergenza interventi a sostegno della povertà energetica che colpisce i soggetti più fragili. Aprendo il sistema dei bonus per la riqualificazione energetica alle realtà del Terzo settore ed ottenendo così un duplice risparmio. Da una parte si ridurrebbero i costi di gestione degli immobili in cui vengono erogati i servizi di assistenza, dalle case di accoglienza alle mense, dall’altra si avrebbero benefici per l’ambiente e per la fruizione delle strutture. A conti fatti il risultato sarebbe una maggiore disponibilità di spesa per implementare i servizi erogati.

La proposta, messa nera su bianco ed indirizzata al governo, arriva da Enea e da Fratello Sole, società onlus impegnata nel contrasto alla povertà energetica. L’auspicio è che possa essere recepita nel decreto maggio (nel quale gli ecobonus dovrebbero passare dall’attuale quota del 65% al 110%). Un esempio fattivo di quel «green deal» di cui tanto si parla: un insieme di azioni per contrastare l’emergenza climatica e combattere le diseguaglianze. Questa misura avrà una duplice valenza: sostenere il non profit e i soggetti più a rischio, oggi duramente colpiti dall’emergenza sanitaria e dalla conseguente crisi economica, e al tempo stesso agire come leva per la ripresa generando lavoro nel settore edile.

I potenziali beneficiari sono oltre 350mila soggetti. La proposta intende allargare l’accesso al bonus prevedendo inoltre la possibilità di “spezzettare” l’unità catastale, spesso particolarmente ampia, in più parti in modo da moltiplicare il numero di incentivi che si possono chiedere. Anche perché spesso in grandi strutture vengono ospitate associazioni e attività diverse. Un percorso simile è stato già realizzato per le case popolari: ai gestori è stata data la possibilità di effettuare interventi di efficientamento energetico usufruendo delle agevolazioni, con un evidente beneficio per gli inquilini e per l’ambiente.


Federico Testa è presidente dell’Enea – Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile