Il bonus bicicletta piace agli italiani. Ecco perché è una moda che non passerà

Durante il lockdown ci siamo ormai abituati a vedere, ordinata, la fila davanti ai supermercati. Ma la fila davanti ai negozi di biciclette, è davvero una novità. In tante città, basta avvicinarsi ai negozi di sport – grandi e piccoli che siano – per toccare con mano che qualcosa sta davvero cambiando. Le biciclette vanno letteralmente a ruba e addirittura i ricambi cominciano a scarseggiare. Tutto merito del bonus da 500 euro per sostenere la mobilità attiva, tirato fuori dal cilindro del Ministero dei Trasporti, e incluso nel decreto Rilancio dal Governo. E’ piaciuto così tanto ai cittadini, che viene spontaneo chiedersi: ma perché non è mai stato fatto prima?

“E’ vero”, ci dice Alessandro Tursi, Presidente di FIAB, Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta, “siamo davanti ad un Rinascimento per la bici. Finalmente dopo 30 anni di richieste si sono messe delle risorse per queste settore. Sempre troppo poche in confronto a quelle concesse per le auto, ma non possiamo che esserne contenti. Era davvero il momento di invertire le tendenza e dare un messaggio in difesa dell’ambiente e per la sicurezza delle persone”.

I numeri parlano chiaro: ogni anno in Italia si vendono circa 1 milione e 200 mila biciclette ma ciò che ancora manca è un vero cambio di mentalità. Non tanto, e non solo, nei cittadini ma negli amministratori. Pedalare non è ancora considerato sicuro dagli utenti e necessita di modifiche alla mobilità nelle nostre città, che per pigrizia o scarsistà di risorse non vengono mai fatte. Ma ora non ci sono più scuse.

Se sempre più persone utilizzeranno le bici per i proprio spostamenti, saranno sempre più sensibili ai temi che riguardano i ciclisti, e in generale all’ambiente, e pretenderanno dai partiti e da chi li rappresenta in Parlamento, normative in tal senso, mettendo in atto un circolo virtuoso che non può non giovare a tutti. “La cosa davvero importante – dice ancora il Presidente di Fiab – non è aver previsto gli incentivi, che ovviamente sono sempre ben accetti, ma che siano accompagnati da un cambiamento del codice della strada”.

Ad esempio, nel Decreto Rilancio viene accolta una delle tanta battaglie di Fiab, quella della case avanzate. In piena sintonia con la campagna Prima la Bici, le case avanzate ne sono una traduzione urbanistica perfetta: ad ogni semaforo spazi per la biciclette in attesa del verde davanti alle auto in coda. Un intervento che mette in sicurezza gli utenti attivi della strada e rende più veloci gli spostamenti in bicicletta (a vantaggio di tutti). E poi ovviamente le bike line. Nel decreto si dice che le corsie ciclabili si potranno realizzare a prescindere dalla larghezza della strada, una rivoluzione per il nostro Paese che può mettere le basi per diventare un paese europeo in senso bike friendly.

Se il modello della Danimarca o dell’Olanda sono ancora una chimera, secondo Tursi, qualcosa di buono si può fare subito: “Siamo molto indietro ma possiamo recuperare. Certo, non possiamo aspettare che i sindaci facciano le piste ciclabili protette dai cordoli in città dove attualmente non c’è niente per la mobilità attiva. Possiamo, però, fare subito e bene molti interventi più leggeri che sono ugualmente efficaci. Guardiamo al modello Parigi o di alcune città spagnole”.

Ma la corsa la bicicletta sarà solo una moda passeggera? Per il presidente di Fiab anche le mode possono diventare prassi: “In un Paese come il nostro dove la macchina è il mezzo di spostamento preferito anche in città e dove esiste un eccesso di motorizzazione, quello che sta avvenendo nel mondo delle biciclette è davvero sorprendente. Anche perché, è giusto sottolinearlo, non è nemmeno gonfiato dalla pubblicità. Già prima dei decreti le persone hanno cominciato ad acquistare biciclette, semplicemente perché hanno capito che è il mezzo migliore sotto tanti punti di vista”.

Insomma con il ritorno al lavoro, la necessità di rimanere distanziati e la stagione estiva alle porte – anche se in Italia ogni stagione è perfetta per pedalare – l’uso della bicicletta pare che entrerà a far parte della nostra nuova normalità. L’ambiente e la salute ringraziano.