Chiedere il cambiamento non basta, bisogna praticarlo

Le tonnellate di gasolio riversate nei fiumi della Siberia. I livelli di ozono in Lombardia che tornano a salire. La cattiveria umana che uccide animali indifesi. Chiusi nelle nostre case, impauriti, anzi terrorizzati da una pandemia che si diffondeva in tutto il mondo abbiamo promesso a noi stessi che il mondo nuovo sarebbe stato diverso, migliore. Ma se queste sono le premesse, non ci siamo proprio. Di quali altre prove abbiamo bisogno per cambiare registro? Fra i tanti messaggi di allarme che hanno attraversato il Pianeta negli ultimi mesi, il COVID-19 ĆØ sicuramente il piĆ¹ immediato e tangibile, quello che ci ha costretto a fermarci per riflettere ma non ĆØ l’unico.

Sembra passata un’eternitĆ  ma non possiamo dimenticare gli incendi che soltanto nel gennaio 2020 hanno devastato l’Australia. Non ĆØ stato un caso o una tragica fatalitĆ  se sono andati distrutti piĆ¹ di 11 milioni di ettari e sono morti piĆ¹ di 1 miliardo di animali: la causa sono le alterazioni climatiche sopra lā€™Oceano indiano che hanno causato siccitĆ  e temperature record. E non ĆØ stato l’unico, devastante, effetto: anche il Bacino del Congo, lā€™Indonesia, lā€™Alaska e California sono andate in fiamme. Per non parlare dell’Amazzonia, il polmone verde del Pianeta, che ĆØ vittima di politiche sconsiderate che stanno compromettendo la nostra stessa sopravvivenza. E poi l’innalzamento delle temperature globali che stanno sciogliendo i ghiacci, mettendo a rischio intere specie di animali e piante e innalzando i livelli dei mari, rendendo il nostro Pianeta un luogo non piĆ¹ sicuro e inospitale.

Siamo noi la causa di tutto questo. La nostra cieca indifferenza e il nostro cinico masochismo. Ma come per alcune persone che si ammalano, una volta guarite, non si curano piĆ¹ delle cause che li hanno portati a star male, anche noi sembra che siamo velocemente tornati ad essere quello che eravamo, anche se profondamente sbagliati.

Quanto ci piaceva condividere le foto dei delfini nei nostri porti, i canali di Venezia con lā€™acqua trasparente, le cittĆ  liberate dalle automobili e il silenzio della nostre finestre. Ma poi che cosa ĆØ successo?

“In Lombardia la chiusura per la pandemia ha portato ad una riduzione del biossido di azoto del 45%ā€, si legge in un comunicato della onlus Cittadini per lā€™aria. A Roma del 70%. Lo studio del Kyoto Club e dellā€™Istituto sullā€™inquinamento atmosferico del CNR dedicato alla qualitĆ  dellā€™aria di 14 cittĆ  italiane nei primi 4 mesi del 2020, quindi in piena emergenza Covid-19, ha registrato un calo ovunque, come era ovvio, e ci ha indicato una strada sicura per vivere meglio. Non possiamo dimenticare infatti che nel nostro Paese nel 2019, circa 14.600 italiani sono morti per inquinamento. Abbiamo un triste primato in Europa in cui spicca la Pianura Padana come zona altamente inquinante.

Ma non c’ĆØ solo l’aria. C’ĆØ anche l’acqua inquinata, gli sversamenti in mare, la plastica e i rifiuti da riciclare. E ora anche miliardi di mascherine e guanti da smaltire.

Insomma, chiedere un cambiamento non basta, bisogna praticarlo. Stavolta una seconda opportunitĆ  non ci sarĆ , lo dobbiamo avere bene chiaro in testa.