“O si condivide un destino comune o non ci si salva”. Conversazione con Enrico Letta

“La parola chiave è destino comune. E’ quello che è mancato nel passato. Ognuno ha cercato la salvezza per conto suo. Poi la pandemia ci ha fatto capire che qualsiasi sia la nostra provenienza – geografica, di istruzione, di ceto sociale  o professione – o si condivide un destino comune o non ci si salva. Quando dico che la politica deve alzare lo sguardo,  intendo questo: c’è bisogno di una grande battaglia politico-culturale per definire questo destino comune e condividerlo nella quotidianità”. L’ex Presidente del Consiglio Enrico Letta, professore alla Sciences Po di Parigi, è il protagonista di “Dialoghi sul cambiamento” di ‘Immagina’.  Lo spazio, dal titolo “Per un’Europa delle persone”, è stato l’occasione per fare un’analisi della situazione nazionale e internazionale.

Per Letta l’Europa è a un bivio, sta per vivere un vero e proprio rituale di passaggio che la porterà a trasformarsi nella vera Europa sociale che tutti attendono, anche grazie al Recovery plan. “Usare parole enfatiche in un momento di sofferenza non serve – ci racconta – ma oggi davvero due fatti politicamente fondamentali hanno scatenato conseguenze positive. Sto parlando innanzitutto dell’uscita dalla Ue della Gran Bretagna che ha sempre messo un grosso veto sulla crescita dell’Europa sociale ed economica e si è sempre concentrata sull’Europa finanziaria. Secondo cambiamento geopolitico è stato lo spostamento della posizione della Germania che, da ‘Signor no’ che ebbe 10 anni fa durante la crisi finanziaria, ora vede assumere dalla Merkel una posizione europeista”.

Letta difende a spada tratta il Mes rinnegando quella che definisce la retorica sul meccanismo europeo di stabilità, spesso considerato erroneamente il responsabile delle politiche di austerità: “Con i fondi del Mes si potrebbe ad esempio finanziare un piano per costruire un laboratorio di telemedicina diagnostica per mille comuni italiani montani e rurali, lontani almeno un’ora dal più vicino ospedale. Sarebbe un modo per abbassare la pressione sugli ospedali e dare un servizio alla popolazione anziana che in quei luoghi vive. La protezione dei più deboli è fondamentale”.

Ma non è solo l’Europa a trovarsi ad un bivio fondamentale: “Nei prossimi 12 mesi l’Italia riceverà tanti di quei finanziamenti come mai è successo nella storia recente e dobbiamo essere in grado di usarli e spenderli bene, perché ci giochiamo molto. Non solo la credibilità, ma il futuro. Quella che abbiamo è l’ultima grande occasione per salvare il Paese:  171 miliardi di euro sono circa dieci leggi di stabilità, tutte in un colpo. E’ qualcosa di eccezionale che fa tremare le vene nei polsi. Se non avremmo le giuste idee e la giusta capacità di metterle in campo la frustrazione si tramuterà in rivolta sociale e la reazione dei partner europei sarà quella di definirci  ‘sempre come i soliti’. Insomma non possiamo permetterci di sbagliare”.

Letta conclude mandando una cartolina virtuale agli italiani per ringraziarli del loro comportamento ineccepibile e per dare un messaggio chiaro anche alle forze populiste che lavorano in chiave antieuropeista: “Dobbiamo rialzarci, guardare lungo, e sapere che l’altro è il mio alleato e se l’altro sta bene, sto bene anche io. Non sarà il ‘me ne frego’ che ci aiuterà ad uscire dalla crisi. Condividiamo un destino comune  e questo ci farà scrivere la più bella pagina della nostra storia”.