Finalmente il Parlamento ha certificato che i temi ambientali sono una priorità del Paese

Quella di martedì è stata una giornata molto importante. Con l’approvazione nell’aula del Senato della mozione di maggioranza sulle iniziative per affrontare l’emergenza climatica, il Parlamento si è fatto carico della necessità di intervenire su questioni chiave per il nostro futuro, dalla riduzione delle emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera alla decarbonizzazione dell’economia, dalla prevenzione del dissesto idrogeologico alla promozione di filiere agricole biologiche.

Importante e tutt’alto che simbolica, la richiesta di avvio di un’azione parlamentare tesa all’inserimento del principio della tutela della natura, dell’ambiente e dello sviluppo sostenibile nella Costituzione. Con la mozione, si chiede inoltre di rafforzare le misure contenute nel piano nazionale integrato per l’energia e il clima (Pniec) per dare piena attuazione agli impegni adottati nell’ambito dell’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici, di incentivare economia circolare e fonti rinnovabili e disincentivare il consumo di suolo. Tra gli impegni del Parlamento, anche la graduale abolizione dei sussidi ambientalmente dannosi e la transizione verso un sistema di trasporto pubblico sostenibile e la mobilità elettrica.

Si certifica, dopo anni di tentennamenti, che i temi ambientali sono una priorità del Paese di domani. Si certifica che non potrà esserci una ripresa economica scissa dalle questioni ambientali. Il vecchio modello di sviluppo lineare, sempre più in recessione e incapace di generare occupazione e reddito, va messo in soffitta: la crescita passerà sempre più dai settori più innovativi ed eco sostenibili, gli unici capaci di creare occupazione e svilupparsi in modo esponenziale. Insomma, l’Italia e l’Europa sono chiamate a guidare la ripresa post-Covid senza tradire il green Deal

D’altronde, sono sotto i nostri occhi gli effetti positivi sull’ambiente del blocco forzato che ci siamo dovuti imporre nei mesi scorsi per contenere la pandemia. Sarebbe folle non seguire questa scia positiva rafforzandone gli effetti promuovendo un nuovo approccio politico e culturale rispetto alla nostra presenza sul pianeta. Dobbiamo spingere il più possibile verso la decarbonizzazione e la neutralità climatica prevista per il 2050 e cogliere l’opportunità di arrivare al 55% nel 2030, abbassando i costi, snellendo le procedure e promuovendo gli investimenti a favore di basse emissioni. Il Governo ha già iniziato questo percorso virtuoso con il rilancio dell’edilizia urbana sostenibile, con la conversione della mobilità urbana, con l’incentivazione dei consumi a km0. L’aumento della parte della porzione di energie rinnovabili che aiuta alla costruzione del profilo energetico del nostro Paese è oggi una delle principali priorità. 

L’economia verde, l’unica che è cresciuta anche dentro la crisi, è uno dei pilastri su cui ricostruire l’Italia. Il nostro Paese può avere grandi potenzialità se saprà incrociare la modernizzazione ecologica dei sistemi produttivi ed industriali sul patrimonio di civiltà, bellezza, creatività e sulle vocazioni di territori ad alta qualità ambientale che fanno la forza del Made in Italy. La sostenibilità ambientale non è un vincolo o una zavorra, ma una grandissima opportunità di innovazione e competitività. È la via per valorizzare aree naturali e protette, per rafforzare la biodiversità, per ridare centralità alle aree interne e rurali, per rigenerare il patrimonio di tanti piccoli Comuni. Per affrontare la ripresa, dunque, abbiamo di fronte una serie di atti, alcuni di immediato intervento, altri più di prospettiva. La strada intrapresa è quella giusta.


Roberto Morassut è sottosegretario all’Ambiente