Investimenti e nuove tecnologie, la fase due dell’agroalimentare non può più aspettare

La “Fase2” del post Covid 19 è scattata, ma il Paese continua a essere in forte affanno. Le nostre aziende agricole in questi lunghi mesi di lockdown si sono fatte carico di enormi responsabilità fornendo cibo ai cittadini e svolgendo così anche una funzione  strategica per la tenuta sociale. Ma oggi sono devastate.

Il blocco dell’economia, il lungo black out di alberghi, ristoranti, bar, enoteche, la chiusura delle frontiere che ha fermato le esportazioni e gli arrivi di lavoratori e le nuove povertà stanno mettendo in ginocchio molti settori dalla zootecnia al vino, dall’olio all’ortofrutta, dal florovivaismo fino alla pesca. Per non parlare degli agriturismi. E’ giunto il momento di agire con celerità e con azioni mirate al nostro sistema. Occorre coraggio. Molti provvedimenti sono stati messi in campo, ma non bastano. Bisogna uscire dalla logica delle vecchie liturgie, questa è un’occasione unica per liberarsi dalla morsa della burocrazia. Abbiamo lanciato l’idea di un piano Marshall dell’ agricoltura . E’ necessaria infatti una robusta iniezione di liquidità, servono investimenti per innovare. Lo hanno fatto gli Stati Uniti che hanno destinato all’agricoltura sostegni per 48 miliardi di dollari. 

L’Unione europea non può restare indietro. Ma anche nel nostro Paese riteniamo che oggi ci siano le condizioni per rispondere alla domanda dei consumatori ed investire sull’agricoltura nazionale che è in grado di offrire produzione di qualità realizzando rapporti di filiera virtuosi con accordi che valorizzino i primati del Made in Italy e garantiscano la sostenibilità della produzione in Italia con impegni pluriennali e il riconoscimento di un prezzo di acquisto “equo”, basato sugli effettivi costi sostenuti. La Coldiretti sta andando in questa direzione.

La nostra organizzazione è incardinata nella società civile, ha una fitta rete di alleanze con le grandi aziende pubbliche del Paese ed è protagonista a pieno titolo quella filiera allargata che dai campi agli scaffali vale oltre 538 miliardi. Oggi dunque è il momento giusto per imprimere la svolta. Noi siamo pronti a offrire il nostro contributo per un progetto Paese nuovo che parta dalla base, dalle nostre aziende che sono l’economia reale, vera. Rappresentiamo realtà che producono qualità, che valorizzano i territori che trasformano e vendono le loro eccellenze, che creano lavoro. E che hanno offerto grandi opportunità ai giovani.

Ma ora bisogna assicurare le condizioni perché questi giovani che rappresentano il futuro, la speranza del Paese, restino.  Abbiamo condotto, da soli, dure battaglie perchè fosse riconosciuto il valore e la distintività delle nostre produzioni Made in Italy con una adeguata etichettatura e siamo riusciti a convincere anche Bruxelles grazie all’alleanza con i consumatori. Siamo in prima linea per lo sviluppo di un’agricoltura green e innovativa. Crediamo ai valori della tradizione, ma anche all’hi tech, all’agricoltura 4.0 su cui stanno investendo le nostre imprese. Abbiamo sviluppato i primi esempi di economia circolare nell’agroalimentare e realizzato un sistema integrato, Demetra, che consente agli agricoltori di Coldiretti di disporre on line dei dati sullo stato di salute delle coltivazioni relativamente a temperature, fertilità dei terreni e stress idrico.

Investire in tecnologie è fondamentale per superare l’emergenza Covid 19, ma anche per affrontare un’altra emergenza per le campagne italiane, il cambiamento climatico che ogni anno presenta un conto di miliardi. Le stagioni stravolte, l’alternanza di siccità, grandinate, bufere spesso mandano in fumo le migliori produzioni e gli sforzi degli agricoltori. Una situazione che favorisce l’abbandono e il dissesto idrogeologico. La carenza d’acqua è un problema che va affrontato. Per lo sviluppo sostenibile del Paese come Coldiretti abbiamo ideato ed ingegnerizzato e poi condiviso con Anbi, Terna, Enel, Eni e Cassa Depositi e Prestiti la messa in cantiere di una rete di circa mille laghetti nelle zone di media montagna da utilizzare per la raccolta dell’acqua da distribuire in modo razionale in primis ai cittadini, quindi all’industria e all’agricoltura.

Un’iniziativa nel segno della sostenibilità e del rispetto dell’ambiente, perché per questi invasi non si farà ricorso al cemento. Questi laghetti, secondo la nostra iniziativa, si incastoneranno nel paesaggio e potranno garantire acqua ed energia pulita. Inoltre si creeranno nuovi posti di lavoro in aree marginali. E per creare nuove opportunità di occupazione stiamo sviluppando la zootecnia al Sud con una linea vitelli- vacche da latte e carne 100% Made in Italy. E’ questa la visione di Paese della Coldiretti su cui siamo pronti a lavorare già oggi.  

Investire è dunque un imperativo categorico in un’ottica di sviluppo sostenibile che spinga l’innovazione e valorizzi le potenzialità del settore anche nella promozione di energie rinnovabili. Ma in attesa che anche Bruxelles apra il cantiere per definire misure forti occorre agire e con tempestività a livello nazionale. Rastrellare risorse è possibile. Ci sono, per esempio circa 12 miliardi di risorse dello Sviluppo Rurale, il secondo pilastro della Politica agricola comune che si affianca agli aiuti diretti. Si tratta di fondi non spesi per una quota dei quali si rischia addirittura il disimpegno. Nei mesi scorsi come Coldiretti abbiamo denunciato i ritardi di molte regioni che rischiavano di rispedire a Bruxelles fondi preziosi per sostenere gli investimenti e il ricambio generazionale. Ora quelle risorse potrebbero essere impegnate nell’annualità 2020. Per questo chiediamo un atto di coraggio.

L’eccesso di burocrazia è una delle cause della difficoltà ad utilizzare le risorse europee mentre la cancellazione per quest’anno dei versamenti contributivi dell’imprenditore agricolo e dei propri dipendenti rappresenta una boccata di ossigeno indispensabile per sostenere economia ed occupazione nelle campagne. Se veramente vogliamo cambiare registro questa è l’occasione giusta per sostenere l’agricoltura, ma anche tutti i cittadini e il sistema Paese nel suo complesso che mai come in questo momento sta dimostrando di aver bisogno di un’agricoltura in salute ed efficiente. Siamo dunque convinti che in un rapporto diretto, senza intermediazioni, la Coldiretti possa concordare col premier un piano immediatamente cantierabile con un forte impatto economico e sociale. 

Diciamo tutti che dopo la pandemia nulla potrà essere come prima. Questo vale per la sanità, ma anche per l’agroalimentare. Nei giorni bui in cui il mondo sembrava crollare i medici sono diventati i nostri eroi. Ma nei campi c’erano altri eroi, meno celebrati, ma che hanno aiutato anche loro, il Paese a vivere.


Ettore Prandini è Presidente nazionale Coldiretti​