Dieci segnali che ci ha inviato il pianeta per dirci che così non si può andare avanti

La pandemia non è sparita ma sta rallentando. Non è il momento di abbassare la guardia, ma è il momento di riflettere (è sempre il momento giusto per riflettere). Che cosa ci ha portato a questo punto? Cosa dobbiamo aspettarci per il futuro e cosa possiamo fare per renderlo davvero migliore?

Il WWF ha riconosciuto 10 segnali che il nostro Pianeta ci ha inviato, soltanto negli ultimi mesi, per dirci che dobbiamo fermarci e ripartire con un altro passo. Lo vogliamo ascoltare?

1) NOVEMBRE 2018: L’APOCALISSE DEGLI INSETTI

Uno studio tedesco ha dimostrato come in 27 anni ci sia stata una riduzione di più del 75% della biomassa degli insetti, fondamentali per garantire l’impollinazione di moltissime piante, il cui valore è stimato annualmente in oltre 235 miliardi di dollari, e quindi la base alimentare per tutta l’umanità.

2) MAGGIO 2019 RAPPORTO IPBES: SE UN MILIONE DI SPECIE A RISCHIO VI SEMBRA POCO

ll report “Global Assessment Report on Biodiversity and Ecosystem Services” dell’IPBES (Intergovernamental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services dell’ONU) ha mostrato come il 75% dell’ambiente terrestre e il 66% dell’ambiente marino sono stati modificati in modo significativo dall’azione dell’uomo, mettendo a rischio la sopravvivenza di un milione di specie. Bisogna tornare all’epoca dei dinosauri per assistere a tassi di estinzione così elevati.

3) ESTATE 2019: AMAZZONIA IN FIAMME, SCACCO MATTO ALLA CENTRALE DEL CLIMA 

Oltre 200.000 roghi, alimentati da una politica di rapina e da temperature sempre più alte, hanno mandato in fumo più di 12 milioni di ettari di foresta e di altri preziosi ecosistemi del “polmone verde del Pianeta”, che regola il ciclo delle piogge del pianeta, fornisce il 20% delle acque dolci che arrivano negli oceani, sequestra tra i 140 e i 200 miliardi di tonnellate di carbonio ogni anno, raffredda il Pianeta, contrasta la desertificazione, produce cibo e medicine per tutti, avvicinandola drasticamente al 25% di distruzione che segnerebbe il punto di non ritorno oltre il quale tutti questi servizi sarebbero compromessi.

4) SETTEMBRE 2019: GHIACCIO BOLLENTE

Il nuovo report dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) “Oceani e Criosfera in un clima che cambia” lancia l’allarme: a causa di temperature che nell’inverno Artico hanno superato di 6°C le medie stagionali, i ghiacci marini e terrestri si stanno riducendo ad un ritmo da capogiro, con il rischio di aumentare il livello medio marino e di rilasciare in atmosfera le enormi quantità di gas serra finora intrappolate nel permafrost.

5) NOVEMBRE 2019: VENEZIA AFFOGA, E NON È UNO SCHERZO DI CARNEVALE

Numerose ondate di acqua alta da record sommergono la Serenissima, causate da venti di scirocco resi sempre più forti e frequenti dai cambiamenti climatici, responsabili del progressivo innalzamento del livello medio marino, che in laguna si prevede possa raggiungere gli 85 cm entro il 2100, mettendo a rischio uno dei tesori artistici del Pianeta.

6) DICEMBRE 2019: I MEGA INCENDI METTONO IN GINOCCHIO L’AUSTRALIA, MA ANCHE INDONESIA E IL BACINO DEL CONGO

Tra novembre 2019 e gennaio 2020 il continente australiano è stato devastato da una tragica serie di mega-incendi che hanno distrutto più di 11 milioni di ettari (più di 100.000 chilometri quadrati, ovvero un’area più grande del Portogallo), cancellato numerose vite umane e ucciso più di 1 miliardo di animali. A causarli una alterazione climatica sopra l’Oceano indiano che ha causato siccità e temperature record, mentre si spegnevano altri roghi senza precedenti in altri preziosi luoghi del pianeta, come il Bacino del Congo, l’Indonesia, l’Alaska e California.

7) DICEMBRE 2019: L’INVASIONE DELLE LOCUSTE 

Piaga biblica per eccellenza, purtroppo tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020 sono comparsi immensi sciami di locuste, moltiplicatesi grazie all’insolita abbondanza di vegetazione nel Corno d’Africa, a causa della stessa anomalia che nel frattempo teneva all’asciutto l’Australia. Da allora gli sciami, migrando per cercare nuovi aree di alimentazione, stanno devastando i raccolti che incontrano e mettendo a rischio l’approvvigionamento di cibo di oltre 20 milioni di persone in 15 paesi africani.

8) FEBBRAIO 2020: CORALLI ADDIO?

Il terzo fenomeno di “coral bleaching” in pochi anni colpisce la grande barriera corallina australiana. Il cosiddetto “sbiancamento”, ovvero la morte dei coralli a causa della perdita di alghe che fornivano loro nutrienti essenziali, è favorita dall’aumento della temperatura degli oceani causata dal riscaldamento globale, mettendo a rischio uno degli ecosistemi più ricchi di biodiversità, che garantisce inoltre lavoro e sussistenza a decine di milioni di persone.

9) MARZO 2020: L’ANTARTIDE FONDE 

Anche il continente più freddo del Pianeta è colpito con un’intensità senza precedenti da un’ondata di calore che in alcune aree ha portato le temperature a ben 18.3°C, determinando la fusione dello strato superficiale di ghiaccio in molte zone, con picchi di perdita locali fino al 20%. Un dramma, se si pensa che la fusione totale della calotta glaciale antartica porterebbe all’innalzamento del livello degli oceani fino a 60 metri, mettendo a rischio il futuro di migliaia di città, miliardi di persone e interi sistemi produttivi, oltre a sconvolgere la circolazione oceanica globale.

10) MARZO 2020: LA DÉBÂCLE DELLE FORESTE TROPICALI 

Grazie alla fotosintesi clorofilliana, le piante assorbono CO2 dall’atmosfera, rilasciando l’ossigeno indispensabile per la respirazione degli animali (uomo incluso). Le foreste del mondo utilizzano in totale 2,4 miliardi di tonnellate di carbonio ogni anno e l’Amazzonia contribuisce ad un quarto di questa enorme quantità. Purtroppo, un nuovo allarmante studio rivela che la capacità delle foreste tropicali di assorbire di CO2 si è ridotta di un terzo rispetto ai dati degli anni ’90, a causa di siccità, deforestazione e temperature più elevate, e con essa la loro capacità di contrastare il riscaldamento globale.

OGGI: PANDEMIA, ULTIMA CHIAMATA

Oltre 5 milioni di contagiati, oltre 300.000 vittime a livello globale: sono i numeri raccapriccianti della pandemia in corso causata dal virus SARS-CoV-2, la più grave tra le numerose e sempre più frequenti malattie emergenti di origine zoonotica che stanno colpendo la specie umana. Alla base, troviamo spesso il rapporto malato dell’uomo con la natura, che tramite traffici non controllati di animali selvatici, deforestazione ed alterazione degli equilibri ecosistemici sta mettendo sempre più a rischio la nostra salute, le nostre società e le nostre economie.