Il risveglio del virus mai sopito, l’America si sta arrendendo al Covid?

In America al momento ci sono due milioni di contagiati e stanno aumentando ogni giorno. Il Covid sembra non finire, ma nel mentre tutti gli Stati stanno riaprendo o hanno già riaperto. New York, la città più colpita, sta migliorando, ma intanto in altri 21 Stati degli USA il contagio aumenta, come anche i ricoveri. Il governatore dell’Arizona Ducey ha iniziato ad allentare le restrizioni agli inizi di maggio. Il 5 maggio Trump ha visitato una fabbrica di mascherine a Phoenix (senza indossarne una lui stesso, come al solito) e annunciato: “Chi l’avrebbe detto. Stiamo per riaprire il nostro paese!”.

Come se il virus fosse già alle spalle. Il 15 maggio è stato il giorno del “liberi tutti” in Arizona e dopo le fatidiche due settimane si è constatato come i casi di contagi si siano moltiplicati. Gli ospedali nel frattempo sono stati messi in allerta visto che è in corso un aumento di pazienti che necessitano dei ventilatori. Mentre alcuni Stati del Sud migliorano, come Alabama e Mississippi, altri stanno vedendo una crescita esponenziale dei casi, come la South Carolina: mille casi di Covid in due giorni.

In Texas, che ha sempre avuto misure piuttosto deboli di “stay at home” e ristoranti praticamente rimasti aperti, i casi aumentano e molti ristoranti di Houston stanno chiudendo perché i loro dipendenti si sono ammalati. In America si è ormai superata la barriera psicologica dei 100mila morti, che era più o meno il numero dei morti nella prima guerra mondiale. Si stima che l’influenza “spagnola”, dal 1918-1919, abbia fatto 675.000 vittime negli Stati Uniti. Se pensiamo che in quel tempo non c’erano cure (né antibiotici, né antivirali) e che il numero era stato stimato nell’arco di un anno, i numeri del Covid ad oggi non sono affatto incoraggianti. Si viaggia infatti ad una media di 1.123 morti al giorno.

Le proteste che stanno infiammando le strade e le piazze americane potrebbero porre un serio rischio alla diffusione del contagio. Il dottor Fauci ha avvertito che non solo l’uso delle mascherine fa da scudo al virus, ma anche il distanziamento sociale, che nel caso delle proteste è molto difficile da mantenere. Ci sono stati casi di coronavirus fra militari della National Guard e poliziotti (che peraltro molto spesso non si sono visti usare la mascherina) ma per ora ancora non si conoscono gli effetti che le manifestazioni avranno sulla diffusione, visto che ci vogliono almeno due settimane per avere un quadro più completo.

Interessante vedere come più di mille persone che lavorano nel settore della sanità si siano unite per dichiarare che queste proteste sono vitali perché la discriminazione è essa stessa una crisi pubblica e sanitaria. Infatti negli Stati Uniti i morti da coronavirus sono per la maggior parte nelle comunità afroamericane e latine, che hanno lavori che li portano più a contatto con il pubblico, come cassieri, guidatori di autobus, postini e che vivono in nuclei familiari numerosi. La maggior parte dei manifestanti intervistati, inoltre, sa benissimo di correre un rischio, non nega il virus né la sua pericolosità. Ma sostiene che il rischio è calcolato e che vale la pena, in questo caso, rischiare di ammalarsi.

Le proteste per la morte di George Floyd infatti, sono solo la punta dell’iceberg che da decenni non si vuole vedere né affrontare. La comunità afroamericana negli USA è stata sempre criminalizzata e subisce da sempre gli abusi di potere della polizia, ci sono migliaia di casi di abusi e tantissime morti ingiuste, alcune testimoniate anche da video.

In questa atmosfera sociale già molto turbata, il Covid sta continuando a diffondersi e a portare con sé uno strascico di disoccupati, di negozi chiusi, ristoranti falliti, catene che annunciano chiusura. Starbucks ha già dichiarato che chiuderà 400 negozi fra Canada e Stati Uniti, ma che lo fa per un cambio di modello. Infatti trova più conveniente far rimanere più negozi solo come take-out e pick up. Quindi i negozi saranno per la maggior parte riconvertiti, gli affitti saranno più bassi per il minore bisogno di ampi spazi, e i costi si abbasseranno per la diminuzione del personale. In molti casi il Covid ha accelerato il processo di riconversione in take out di ristoranti o implementato la vendita online di negozi e attività. In altri invece ha segnato una crisi economica, come Wallgreens, una grande catena di farmacie, che ha dichiarato bancarotta.

Il ministero del Lavoro ha riportato che 36.5 milioni di persone hanno richiesto il sussidio di disoccupazione negli ultimi due mesi. Si preannuncia una depressione che non avrà nulla da “invidiare” a quella del 2007-2008 ma che porta con se’ anche turbolenze sociali e un virus che sembra non voler lasciare il territorio degli Stati Uniti, nonostante si sia ipotizzato che il caldo e l’umidità lo uccidano. Stati come Texas, Florida, North e South Carolina, Georgia, sembrano non confermare questa ipotesi, ma ormai tutto il Paese sta riaprendo e nulla potrà fermare questa graduale riapertura, forse neanche una seconda ondata.

Però le grandi aziende come Apple, Facebook o Google nella Silicon Valley hanno messo i loro dipendenti in smart working già da inizio marzo e non hanno ancora annunciato quando faranno (e se) rientrare tutti nelle sedi e negli uffici. L’ipotesi di uno smart working prolungato e magari istituito permanentemente per una parte dei dipendenti non sembra poi un’ipotesi così remota.

Il virus probabilmente continuerà il suo corso se le persone smetteranno di osservare le regole della mascherina e soprattutto del distanziamento sociale, cosa che però sarà in pratica molto difficile nel momento in cui tutto tornerà ad essere aperto e i mezzi di trasporto torneranno ad essere pieni. In tutto questo ‘trambusto’ socio-economico-sanitario, il presidente Trump non trova di meglio che twittare assurde ipotesi di complotto, ripetere ossessivamente slogan come “Make America great again” o “The Reawakening of America” (il risveglio dell’America) o dire che il Nasdaq ha toccato vertici mai visti prima.

Se ci sono delle cose che si sono risvegliate però, non sono di certo legate all’economia, di cui si vanta tanto Trump, ma sono semmai il Covid e la richiesta di giustizia sociale. God Bless America, che Dio (se c’é e ci guarda) benedica l’America, perché ne ha davvero molto bisogno.


Isabella Weiss di Valbranca è giornalista e regista, ha vissuto a Singapore e ora risiede a San Francisco, dove è segretaria del circolo del Pd