Senza i giovani nessuna Next Generation EU

insieme ad altri Europarlamentari della delegazione italiana ho indirizzato una lettera al Presidente del Consiglio Conte e ad alcuni suoi ministri.

La lettera si concentra sulle risorse europee destinate ai programmi per la cultura e per i giovani.

Sullo stesso tema, è stato pubblicato un mio contributo su MF – Milano Finanza che vi riporto di seguito.


L’Europa, spinta dalla pandemia e dalla crisi economica, ha fatto egregiamente la sua parte.

Dai primi giorni di marzo ad oggi l’Unione Europea ha reso disponibili per Italia 15-20 miliardi grazie allo strumento di Sure, 35 miliardi tramite il ricorso alla Bei, 36 miliardi mediante l’eventuale utilizzo del Mes, 6-7 miliardi derivanti da residui bilancio Ue 2014-2020 (senza che sia prevista una quota di cofinanziamento), 90 miliardi accessibili tramite i prestiti Next Generation EU, 80 miliardi utilizzabili attraverso le sovvenzioni messe in campo con Next Generation.

In totale parliamo di 250-255 miliardi (224-229 senza Mes). Una cifra davvero enorme, circa il 15% del prodotto interno lordo. Se a questo aggiungiamo che la Bce si è impegnata ad acquistare circa 110120 miliardi di euro di debito italiano nel 2020, e altri successivamente, si vede come il sostegno Ue all’Italia si avvicinerà complessivamente ai 500 miliardi, quasi il 30% del pil nel giro di un paio d’anni.

Qualcosa di importante, che non ha precedenti storici. Senza quest’aiuto, soprattutto della Bce nella prima fase della crisi, le cose sarebbero state ben peggiori.
Un esempio? La crisi del 2009 ci è costata il 4,5% di pii e lo spread a 570 (tasso 7% su Btp a 10 anni) nel 2011. Adesso la caduta attesa del pil è più del doppio ma i tassi a 10 anni vengono dati all’ 1,8%. Senza l’ombrello della Bce questo sarebbe stato impossibile.

Dunque benissimo il Recovery plan e la centralità della Next Generation Europe. Solo che è complicato parlare di generazione futura dimenticando proprio i più giovani. La proposta per il Quadro Finanziario Pluriennale non è sufficiente per affrontare le sfide future nell’ambito dell’istruzione e della cultura. I tre programmi afferenti alla cultura, istruzione e volontariato giovanile sono stati ridotti rispetto al 2018, ignorando la richiesta del Parlamento europeo di un aumento per ciascuno di questi strumenti.

Per Erasmus, fiore all’occhiello dell’Europa, programma evocativo capace di far viaggiare e scambiare esperienze, la nuova proposta è inferiore del 6.7% rispetto alle dotazioni del 2018. La stessa Ursula Von Der Leyen aveva sostenuto dinanzi al Parlamento la necessità di triplicare il budget del programma, salvo poi formulare una proposta al ribasso. L’istruzione, il compatto della conoscenza, sono gli strumenti più efficaci per indirizzare società, economie e futuro.

Senza i necessari investimenti nella formazione e nella mobilità delle persone Next Generation EU rischia di restare una bella espressione, che non tiene conto delle esigenze dei millennials. Inoltre, in quanto relatore per l’unico programma europeo che fornisce sostegno diretto ai settori creativi e culturali, non posso tacere il disappunto per la totale mancanza, nel piano di ripresa, di risorse a sostegno di tali settori.

A ciò si aggiunge una proposta per il budget di Europa Creativa al ribasso, che ignora completamente come i settori creativi e culturali sono stati tra i più colpiti da pandemia e crisi economica. Si fa fatica a capire dunque la logica in base alla quale la Commissione abbia prima creato tante aspettative per poi mandare un messaggio così negativo ai giovani europei e al mondo culturale.

Senza i giovani nessuna Next Generation EU.


Massimiliano Smeriglio è parlamentare europeo del Partito Democratico