Teniamoci stretto Giulio Regeni. Non nella memoria sofferente per una giovane vittima dei servizi di uno Stato reticente, neppure soltanto per il rispetto dovuto a una famiglia che combatte per la verità, tantomeno per farne un’astratta icona di battaglie ideali buona per ogni stagione. Dobbiamo averlo come bussola dei diritti della persona, della sua inviolabilità e della tutela che la nostra Repubblica deve garantire ai suoi cittadini, in vita e in morte. Regeni, ucciso in Egitto, è prima di tutto un “caso” italiano, un faro acceso sulla coscienza civile delle Istituzioni.
Per questo il Pd non smetterà mai di chiedere che sia fatta piena luce sulle circostanze di una morte inaccettabile, e va riconosciuto al segretario Zingaretti di avere spinto il Governo a riaprire il caso Regeni. Abbiamo chiesto al premier Conte di continuare con maggior determinazione a premere sull’Egitto, per avere una posizione trasparente da quel Governo, e abbiamo chiesto un’iniziativa forte del ministro degli Esteri, affinché i rapporti tra i due Stati siano improntati a ottenere dal Cairo un atteggiamento pienamente collaborativo nelle indagini. Un passo concreto è alla portata: ci sono cinque ufficiali egiziani indagati, per i quali si deve finalmente aprire un processo.
La costituzione della Commissione Regeni e i suoi lavori che si tengono con regolarità sono più di un segnale, sono una precisa dichiarazione delle Istituzioni italiane: questo caso è una ferita tuttora aperta per il Paese, che non deve essere archiviata né sbiadire nelle nebbie del tempo.
Non può esserci fregata, giacimento di gas o Realpolitik di seconda categoria che possa farci deviare dalla ricerca di verità e giustizia. Chiarito ciò, dobbiamo avere, come Paese, la consapevolezza che rompere i rapporti con l’Egitto non aiuterebbe a fare un passo avanti alle nostre richieste, spostando lontano dall’Italia il quadro delle interlocuzioni e quindi togliendoci la capacità di fare le pressioni necessarie a raggiungere l’obiettivo.
Un’altra considerazione va fatta, in tempi segnati dalle continue e spesso vuote scaramucce della politica. Noi vogliamo credere che fare luce sulla morte di Giulio Regeni sia considerato da tutti un impegno nazionale, uno dei capitoli fermi in agenda nella nostra politica interna ed estera. Il Pd si è sempre avvicinato con estrema delicatezza a questa tragedia, per gli aspetti umani che devono essere protetti e per la necessità che l’Italia presenti il solo volto delle Istituzioni. Continueremo così, con rigore e fiducia.
Debora Serracchiani è una deputata del Partito Democratico, vicepresidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di Giulio Regeni