La storica stretta di mano tra Mattarella e Pahor, in nome della democrazia e della pace

Quello avvenuto oggi a Trieste, con lā€™incontro tra il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il suo omologo sloveno, Borut Pahor, con la storica stretta di mano tra i due, ĆØ un evento che resterĆ  nei libri di storia.

Per la prima volta dopo i fatti tragici del 1945, infatti, un rappresentante delle istituzioni della ex Jugoslavia Ā si ĆØ recato a rendere omaggio a Basovizza, presso il sacrario che ricorda lā€™eccidio delle Foibe, nel luogo dove 70 anni fa i partigiani jugoslaviĀ uccisero 2000 italiani, tra militari e civili.

Un gesto immortalato in una foto simbolica, nella quale i due presidente si tengono per mano, tra lā€™altro nella prima stretta dopo il lockdown.

Un momento che si ĆØ ripetuto poco distante, davanti al ceppo che ricorda lā€™uccisione di quattro giovani antifascisti sloveni, condannati a morte nel 1930 dall’allora Tribunale speciale per la difesa dello Stato. Luogo in cui la storica stretta di mano si ĆØ ripetuta.

Successivamente, nellā€™ennesimo atto simbolico di cui ĆØ stata costellata la giornata, presso la Prefettura di Trieste ĆØ stato firmato un protocollo che restituisce alla minoranza slovena in Italia il Narodni Dom (Casa del Popolo), incendiato il 13 luglio del 1920 in una delle prime rappresaglie mese in opera dalle squadra fasciste. Un risarcimento che arriva dopo 100 anni.

Gesti che, in una terra di confine teatro di grandi sofferenze, rappresentano innanzitutto un messaggio di unitĆ , e che rafforzano lā€™idea di unā€™Europa della pace nata proprio da quei lutti. Unā€™idea che, oggi, i predicatori dellā€™odio e delle divisioni vorrebbero mettere in discussione.

Lo stesso Presidente Mattarella ha tenuto a sottolineare che “le esperienze dolorose sofferte dalle popolazioni di queste terre non si dimenticano”, e”proprio per questa ragione il tempo presente e l’avvenire chiamano al senso di responsabilitĆ  a compiere una scelta tra fare di quelle sofferenze patite da una parte e dall’altra l’unico oggetto dei nostri pensieri coltivando i sentimenti di rancore, oppure al contrario farne patrimonio comune nel ricordo e nel rispetto, sviluppando collaborazione, amicizia, condivisione del futuroā€.Ā 

ā€œAl di qua e al di lĆ  della frontiera, il cui significato di separazione ĆØ ormai per fortuna superato per effetto della comune scelta di integrazione nell’Unione europea, al di qua e al di lĆ  del confine sloveni e italiani sono decisamente per la seconda strada, rivolta al futuro. In nome dei valori oggi comuni: libertĆ  democrazia pace”, ha aggiunto il Capo dello Stato.

Mentre Pahor ha detto: ā€œOggi abbiamo allineato tutte le stelleā€.

Anche per il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, quelli visti oggi sono ā€œgesti apparentemente semplici, ma che invece simboleggiano la pace, la concordia tra i popoli, la volontĆ  di lottare per un’Europa nuova e piĆ¹ forte, unita nella memoria e nella speranzaā€.