“Riaccendere il motore della componente industriale garantendo precisi impegni dal punto di vista dei livelli di sostenibilità ambientale”. Il coordinatore della segreteria nazionale Pd, Nicola Oddati, all’indomani del viaggio a Taranto che inaugura il nuovo impegno come commissario provinciale dem di Taranto snocciola le coordinate di una ripresa che di fatto non è mai avvenuta.
“La pianificazione della ripartenza ha bisogno di tempi certi e di un progetto chiaro, con ingenti investimenti e tempistiche di breve, medio e lungo raggio. Appeso a questo filo non c’è solo il futuro di Taranto, ma dell’intero comparto siderurgico italiano” ci racconta Oddati.
Quelle che si vivono sono ore cruciali per quanto riguarda il negoziato tra governo e Arcelor Mittal che gestisce impianti e 10.700 dipendenti. Sul piatto c’è l’entrata di Invitalia, società del Mef nella compagine societaria di Arcelor Mittal ed entro la fine della settimana ci si attende la svolta decisiva, con l’obiettivo di produrre acciaio green grazie ai fondi del Just Transition Fund.
Dopo settimane di confronti durissimi e piani industriali definiti “inaccettabili”, si punta a mantenere l’assetto dell’accordo di marzo 2019, evitando con l’utilizzo di forni elettrici gli oltre 3mila esuberi paventati. “In questo giorni – prosegue Oddati – è avvenuto un incidente all’interno dell’acciaieria di Taranto. Non è accettabile che l’attuale gestore dello stabilimento Arcelor Mittal sia latitante nella manutenzione degli impianti in una fase in cui la produzione è ridotta ai minimi termini. Come Partito Democratico il nostro primo interesse è che il lavoro avvenga in piena sicurezza”.
“Arcelor Mittal deve mantenere gli impegni assunti – insiste il neo commissario – con quella serietà e precisione che il futuro di Taranto merita. Non è più possibile cercare scappatoie o piani b. Per Arcelor Mittal, Taranto deve rappresentare la scommessa di un cambiamento rispetto al passato, affinché si possa davvero ripensare un territorio dalle molteplici potenzialità e fare in modo che esca dalla monocultura dell’acciaio”.
Naturalmente ci viene spiegato che tale dossier rientra in una strategia di riconversione green ad ampio raggio. “Il Green New Deal – conclude – deve potersi tradurre in azioni concrete. Se Greta ha ragione, a Taranto abbiamo la possibilità di dimostrarlo. Per questo l’attenzione del gruppo dirigente dem e dello stesso Zingaretti non è casuale”.
“Naturalmente – è il messaggio diretto lanciato ad Arcelor Mittal – il nostro interlocutore deve dimostrarsi all’altezza. Se finora le resistenze di sindacati, delle istituzioni locali e in generale di una comunità è stato così forte, è giunto il momento di ‘calare le carte’ e assumere impegni concreti dal punto di vista del piano industriale e dal punto di vista dei livelli occupazionali”.
Al momento lo scenario che si profila non è dei migliori. Lo spauracchio è che Mittal faccia del tutto per andare via, passando in minoranza rispetto al soggetto pubblico nel futuro assetto societario, evitando così di pagare anche la penale. E magari sfruttando, dopo lo scontro con il governo sullo scudo penale, il coronavirus come nuova leva. Sul piatto rimane comunque sempre il tema degli esuberi, di cui sia i sindacati che il governo non vogliono sentir parlare.