In Libia la priorità è la difesa dei diritti umani

La priorità in Libia è quella di svuotare i centri di detenzione, intervenendo a monte sulla tratta degli esseri umani ed istituendo canali internazionali, legali e sicuri per la gestione dei flussi migratori, non lasciando chi cerca salvezza in mano a trafficanti e milizie locali. 
 
Nessuno deve morire in mare e nessuno deve essere torturato nei centri.
Questo è l’impegno e la linea politica del Partito Democratico.

Non solo perché lo ha stabilito l’Assemblea Nazionale all’unanimità, ma perché la difesa dei diritti umani deve essere al centro dell’agire di questo partito.
 
Giovedì alla Camera si è votato per il rifinanziamento di molte missioni internazionali. Tra le altre anche di quelle relative alla Libia. Nello stesso giorno in cui sono stata eletta Presidente del PD abbiamo approvato un Odg che impegnava il Partito Democratico:

-Ad impegnarsi per una revisione radicale e complessiva del Memorandum Italia-Libia.
 
-A prevedere il superamento del ruolo della guardia costiera libica secondo le indicazioni delle Nazioni Unite e del consiglio d’Europa.
 
-Ad impegnarsi in tutte le sedi istituzionali e politiche per attuare nel più breve tempo possibile, insieme ad Unione Europea e Nazioni Unite, un’evacuazione urgente e completa dei campi.
 
La risoluzione approvata prevede che il Memorandum Italia-Libia sia rivisto entro la fine del 2020 “nella direzione del rigoroso rispetto dei diritti umani e con la garanzia di una maggiore presenza delle Organizzazioni internazionali sul territorio libico”.
 
È stata accolta la proposta del PD di inserire nel testo di concludere definitivamente la missione a sostegno della “guarda costiera libica”, dismettendo ogni tipo di collaborazione dal 2021. Inoltre, si è votato per attivare operazioni di sminamento di quartieri a Tripoli, potenziare le strutture sanitarie ed ospedaliere, partendo dall’ospedale di Misurata.
 
È stato chiesto al Governo di impegnarsi, con un Odg presentato al Senato, per far sì che le Organizzazioni internazionali possano aver accesso subito ai centri libici, senza alcuna condizione né limite e ad aprire canali umanitari.
 
La Ministra Lamorgese si è recata a Tripoli e ha sostenuto l’urgenza per l’Unione Europea di organizzare corridoi umanitari gestiti da Unhcr e Oim per evacuare i centri di detenzione in Libia.
 
Tutto ciò è coerente con gli impegni presi in Assemblea nazionale, come ha già scritto il Segretario.
 
Ma c’è un tema fondamentale: il rifinanziamento della missione che prevede il coinvolgimento della “guardia costiera libica”. Per chiarezza, non vengono dati finanziamenti alla cosiddetta guardia costiera libica. 

Si tratta di fondi per la Guardia di finanza italiana impegnata in Libia per attività logistica, assistenza tecnica e manutentiva, finché non entrerà a pieno regime la nuova missione europea EuNavFor-Med Irini. Non sono finanziamenti diretti, ma la collaborazione con la “guardia costiera libica” continua a sussistere e va cessata definitivamente.

L’urgenza di evacuare i centri di detenzione in Libia e di garantire il rispetto dei diritti umani esiste già da troppo tempo e non si può perdere un attimo di più. In gioco c’è il futuro di quel Paese, di tanti esseri umani, che dipende da quanta responsabilità l’Italia e l’Europa vogliono condividere per indicare una via d’uscita democratica e rispettosa dei diritti umani e civili.

Resto fermamente convinta che vada chiuso ogni rapporto con la ”guardia costiera libica” che sappiamo aver compiuto violazioni di diritti umani.

Ora, per tener fede a quanto ci si è impegnati a fare in Assemblea, essendo già presente nella risoluzione l’impegno per l’Italia a concludere la missione in cui essa è coinvolta, reputo assolutamente necessario chiedere con forza al Governo di darne celere attuazione.

Non fra mesi, che lo faccia al più presto, bloccando le attività di assistenza alla “guardia costiera libica” previste e attivandosi da subito per aprire con l’UE corridoi umanitari che tutelino la vita delle persone.


Valentina Cuppi è sindaca di Marzabotto e presidente dell’Assemblea nazionale del Partito Democratico