La più grave crisi pandemica ed economica dal dopoguerra, nel nostro Paese si è innestata in una situazione di mancata crescita e in una complessa transizione tecnologica ed ecologica del sistema industriale e produttivo.
Con Paolo Gentiloni, abbiamo lasciato un Paese con una crescita dell’1,5%, lo abbiamo ritrovato allo 0,6%, ovvero prossimo alla stagnazione. A Gennaio eravamo impegnati a riscrivere il programma di Governo per aggredire i nodi mai risolti di un’alta disoccupazione giovanile e femminile, di una bassa natalità e di una massa crescente di grandi anziani che avranno crescenti bisogni di cura.
A Febbraio il Covid ha investito per primo in Europa il nostro Paese, facendoci pagare un prezzo altissimo di vite umane. Il nostro primo pensiero è stato quello di proteggere il più possibile dalla crisi tutte le cittadine e i cittadini, non solo quelli che già coperti dal sistema degli ammortizzatori sociali, ma anche chi lavora nelle microimprese con un dipendente, i lavoratori autonomi, il lavoro intermittente e stagionale, con l’erogazione di bonus e indennizzi.
Siamo l’unico paese europeo ad essere intervenuto in modo così ampio, altri hanno offerto sostegno esclusivamente al lavoro subordinato. La promessa di non lasciare nessuno da solo, al netto dei ritardi nei pagamenti dovuta alla mole inedita di pratiche gestite da INPS, è stata rispettata. E non è stata un’impresa facile, perché mai nella storia italiana sono state distribuite tante risorse economiche a così tante persone e in così poco tempo.
Nei mesi di marzo e aprile il 51% del totale delle imprese italiane ha usufruito della Cig Covid, in tutte le sue forme Fis, Cigo e Cigd, per un totale del 40% dei lavoratori del privato che hanno ricevuto un sostegno al reddito nel periodo di crisi per un totale di 18 settimane (dati Banca Italia – Inps). A questi vanno aggiunti i bonus per tutti coloro che erano, prima del covid, esclusi da ogni forma di ammortizzatore: collaboratori, professionisti, partite iva ecc. In tutto oltre 9 milioni di beneficiari. Nel solo mese di aprile il tiraggio della Cig è stato pari, se non superiore, a quello che si era verificato nell’intero anno della crisi del 2009.
Quello messo in atto è stato il più grande intervento di tutela dei lavoratori e di sostegno al reddito nella storia del nostro Paese. Sono state misure necessarie che hanno aiutato le famiglie italiane a non sprofondare nel baratro. Essere intervenuti con 400 milioni di euro per l’emergenza alimentare o aver erogato un reddito di emergenza per tutte quelle forme di lavoro difficilmente inquadrabili, è stato un atto di giustizia sociale. Eppure nulla è sufficiente, in una crisi così grande.
Nella consapevolezza che occorrerà sostenere famiglie e imprese fino a fine anno e ancora nel 2021 stiamo prorogando nel decreto di Agosto gli ammortizzatori sociali, derogando al decreto dignità per offrire la possibilità di rinnovo dei contratti a termine che comunque offrono robuste tutele ai lavoratori e consentono alle imprese di cogliere le opportunità in un momento di incertezza del mercato. Stiamo incentivando con la decontribuzione le riaperture e la ripartenza, sostenendo i settori maggiormente colpiti dalla crisi, come turismo, fiere e congressi, spettacolo, automotive.
Grazie alla riconquistata credibilità del nostro Paese e la battaglia fatta in sede europea dal Governo per il Recovery Fund, ora con i 209 miliardi che arriveranno all’Italia di cui 81 a Fondo Perduto, dovremo realizzare quelle riforme e quegli investimenti necessari ad assicurare un futuro di prosperità alla “Next Generation EU” e per generare posti di lavoro nell’immediato.
La stucchevole polemica sulle misure troppo “assistenzialistiche” sin qui adottate è da respingere al mittente dell’opposizione. Il sostegno ai redditi e alla domanda interna assieme ad investimenti e riforme strutturali per generare nuovi posti di lavoro e rilanciare la crescita sono due lati della stessa medaglia. Pensiamo all’importanza dell’ecobonus e del sisma-bonus che possono far fiorire migliaia di cantieri nel campo dell’edilizia, agli investimenti sulla banda ultralarga, alla progettazione di cantieri dell’alta velocità nel Mezzogiorno per rilanciare il turismo e offrire occasioni di sviluppo.
Un piano di aperture di servizi educativi per la prima infanzia, nel mezzogiorno del Paese possono non solo contribuire ad abbattere le disuguaglianze di partenza di bambine e bambini, ma essere volano di occupazione diretta ed indiretta femminile. Non servono nuove leggi. Basta finanziare il decreto 65/2017 (il nostro Zerosei) e aprire una cabina di regia per dare assistenza tecnica a quei comuni che vogliono scommettere sul futuro e la ricchezza delle proprie comunità.
Nella legge di bilancio riformeremo gli ammortizzatori sociali, con uno strumento che “assicuri” in modo universale i redditi di lavoratrici e lavoratori nei momenti di crisi reversibile o irreversibile dell’impresa, che sia in grado di accompagnare le riorganizzazioni dei processi produttivi nella transizione tecnologica ed ecologica. Quel tempo sospeso della cassa integrazione deve essere utile ad aggiornare le competenze con la formazione o può servire anche ad integrare il reddito perso con un altro lavoro regolare, mantenendo le persone attive e battendo il lavoro nero. In questo tempo, il peggiore dei mali che si può fare ad una persona è tenerla inattiva per lungo tempo.
E dobbiamo concentrare ogni sforzo per accompagnare chi ha definitivamente perso il lavoro a trovarne uno nuovo, con un investimento nella formazione per l’aggiornamento delle competenze ed un sistema integrato pubblico- privato dei centri per l’impiego e delle agenzie per il lavoro, i primi più concentrati nella fase di assessment, i secondi per rispondere ai bisogni di manodopera delle imprese. Investire in nuovo welfare significa investire nel capitale umano e nell’aggiornamento delle competenze. Ma anche saper informare e orientare le scelte di giovani e famiglie verso quei percorsi formativi che offrono maggiori opportunità di occupazione, grazie anche al nuovo Osservatorio del Mercato del Lavoro inserito al Ministero del Lavoro dal decreto Rilancio.
Istruzione tecnica e professionale, ITS, competenze STEM per le ragazze, un sistema di formazione duale diffuso e meno zavorrato da impicci burocratici possono sostenere il rilancio della manifattura italiana e colmare quel mismatch tra domanda e offerta di competenza che lascia vacanti già oggi oltre 250.000 posti di lavoro. Coraggio, siamo un grande Paese.
Se sapremo fare gioco di squadra con le parti sociali e le forze vive della società italiana, possiamo farcela
Francesca Puglisi è Sottosegretaria al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali