Pensare ad una sostenibilità a tutto tondo rende più eque le nostre comunità

Ci troviamo davanti ad un prossimo futuro nebuloso, in cui ci auguriamo che la fase più drammatica della pandemia sia alle nostre spalle ma allo stesso tempo siamo consapevoli che potremmo avere una seconda ondata di contagi in autunno. Qualunque sia la situazione sanitaria che dovremo affrontare, dal punto di vista economico e sociale possiamo dire di avere davanti una sfida doppia, perché non solo ci corre il dovere di far tornare le cose “come prima” ma è necessario anche avere l’ambizione di ricominciare a vivere “meglio di prima”.
Prima appunto che il coronavirus cambiasse le nostre abitudini ed in generale le nostre vite, avevamo preso finalmente piena consapevolezza di quanto la tutela dell’ambiente non fosse una questione accessoria, ma il perno attorno al quale costruire le politiche di sviluppo.
È quindi quasi scontato che ora, quando si pensa a come ripartire, si opti per politiche di sviluppo sostenibile, che promuovano un’economia a basso impatto ambientale.

Siamo però anche consapevoli che non si può pensare a una sostenibilità ambientale senza che questa sia a misura di tutta la comunità, specialmente dei più fragili. Infatti, dopo un primo impatto in cui ci sembrava che questo virus colpisse tutti indistintamente, ben presto ci siamo resi conto che il peso di questa epidemia non ricadrà su tutti allo stesso modo.
Dobbiamo prepararci ad un periodo in cui la crescita delle disuguaglianze che intravedevamo prima della crisi subirà un’accelerazione e porterà sempre più famiglie sotto la soglia della povertà.

Non possiamo quindi non pensare, nella progettazione della ripartenza, alle fragilità che erano sotto i nostri occhi già prima della pandemia. Uno studio della Commissione Europea aggiornato nel 2018 (1) mostra come circa l’11% della popolazione europea sia in una situazione di povertà energetica, ovvero si trovi nella condizione di non essere in grado di vivere in una casa calda d’inverno, fresca d’estate o sufficientemente illuminata tutto l’anno perché non riesce a sostenerne i costi. È ragionevole pensare che questo preoccupante dato sia destinato a crescere con le ricadute economiche che la pandemia ha portato con sé.

Dobbiamo anche riflettere sul fatto che “povertà energetica” significa anche che le famiglie che cercano energia a bassissimo costo per soddisfare le proprie necessità, si rivolgono gioco forza alle fonti più inquinanti, perché spesso le loro abitazioni hanno vecchi impianti o non sono efficienti dal punto di vista energetico o perché, semplicemente, nel brevissimo periodo costano meno.

È qui che perciò la politica deve porre più attenzione nell’impostare uno sviluppo nuovo, che sia sostenibile non solo dal punto di vista ambientale. Ben vengano quindi quelle misure che promuovono efficientementi energetici a basso costo, come quella dell’ecobonus presente nel recente Decreto Rilancio, ma occorre soprattutto che si favoriscano interventi strutturali negli edifici nelle aree più povere del Paese, nelle periferie più trascurate delle città, nelle aree interne troppo spesso isolate, oltre che intervenire su quegli edifici pubblici che hanno bisogno di essere risistemati, come molte scuole o gli ospedali.

Con il recente via libera al Recovery fund, tutto questo è diventato effettivamente realizzabile, in quanto inseribile nel piano di riforme che è necessario per accedere al fondo. Fare questo significa progettare uno sviluppo davvero sostenibile, capace di favorire la produzione di energia da fonti più pulite e con meno sprechi, con il conseguente sviluppo di aziende che operano nel settore, ma significa anche e soprattutto non lasciare indietro chi già si trova in difficoltà. Pensare ad una sostenibilità a tutto tondo, insomma, non fa bene solo al pianeta ma favorisce le nostre comunità, rendendole più eque, ed una politica che fa di questo uno dei suoi cardini potrebbe iniziare a colmare la distanza che si è creata con quei cittadini che la percepiscono lontana dalla loro quotidianità e dai loro problemi.

(1) https://ec.europa.eu/energy/news/energy-poverty-may-affect-nearly-11-eu-population_en?redir=1

>>> Contenuto inviato tramite il form “Dì la tua” – Partecipa