“Chi non vuole l’unità alle regionali lavora contro il governo Conte”. Parla Matteo Ricci

“Da oggi, quanto meno, sappiamo di chi sarà la responsabilità nel caso in cui la destra peggiore d’Europa dovesse vincere le elezioni regionali. Quella di non avere ricercato l’unità è una gravissima forma di irresponsabilità politica di parte del gruppo dirigente del Movimento 5 Stelle”. Non usa mezze misure Matteo Ricci, sindaco di Pesaro e presidente di Ali, l’associazione che raggruppa i sindaci di centrosinistra e civici, per stigmatizzare il rifiuto alle alleanze da parte dei grillini. “Chi non ha lavorato per l’unità – ha detto – ha lavorato per indebolire il governo Conte”.

Sindaco Ricci, per volere del Movimento 5 Stelle è saltata qualsiasi ipotesi di alleanza nella corsa alle elezioni regionali, in particolare in Puglia e nelle Marche. Come si spiega questo rifiuto, alla luce di quello che è successo nei giorni scorsi?

“E’ il frutto di una grande divisione dentro i Cinque Stelle, evidente a tutti, e di una irresponsabilità politica grave di parte del gruppo dirigente. Non è possibile che la vittoria o la sconfitta alle regionali siano solo un problema del Pd. Come sappiamo a Salvini e Meloni non interessa nulla delle regioni, gli slogan come ‘Prima i marchigiani’, ‘Prima i pugliesi’ sono solo stupidaggini. A loro interessa esclusivamente politicizzare il risultato e dare una botta al governo Conte. Quindi chi non ha lavorato per l’unità alle regionali, ha lavorato per indebolire il governo Conte. E’ un assioma abbastanza semplice da capire”.

Solo pochi giorni fa gli iscritti al Movimento sulla piattaforma Rousseau avevano dato il via libera alle alleanze. Il fatto che la dirigenza non abbia dato seguito a questo voto significa che c’è uno scollamento tra dirigenti, iscritti, eletti, candidati?

“Hanno oggettivamente un problema enorme di tenuta. Devo dire che dopo che la base grillina si era espressa attraverso Rousseau, avevamo sperato che si potesse riprendere un cammino unitario. Per questo il no dei dirigenti è anche un tradimento nei confronti della loro base. Il nostro compito sarà quello di rivolgerci agli elettori grillini che non vogliono fare un favore alla peggior destra d’Europa, che è quella italiana, e che vogliono rafforzare il governo Conte. Per tutte queste persone c’è solo una possibilità, che è quella di votare per i candidati del centrosinistra”.

Quindi gli elettori dei Cinque Stelle dovrebbero votare per il Pd?

“Non chiediamo agli elettori dei Cinque Stelle di votare Pd, chiediamo loro di non buttare un voto che altrimenti sarebbe inutile. Il sistema elettorale delle regionali è molto semplice: vince chi prende un voto in più. Noi chiediamo agli elettori di orientare il loro voto in maniera utile e concreta, a sostegno delle forze di governo e contro l’estrema destra. Per fare questo ci sono diverse liste a disposizione che sostengono i candidati del centrosinistra, non necessariamente la lista del Pd. Nelle Marche, per esempio c’è una lista di fuoriusciti dei Cinque Stelle, Marche Coraggiose, insieme ad Articolo Uno. Scelgano la lista che più li rappresenta, ma da qui alle elezioni faremo di tutto affinché gli elettori non buttino via il loro voto”.

Parliamo proprio delle Marche, la sua regione. Qui la candidatura di Maurizio Mangialardi, sindaco di Senigallia, era nata anche per provare a far convergere il Movimento su questo nome, e invece non se ne è fatto nulla.

“Non aver fatto l’alleanza nelle Marche è davvero scandaloso. Le condizioni c’erano tutte e si sarebbe potuto fare della Marche un laboratorio nazionale, perché attorno alla candidatura di Mangialardi c’è stata la convergenza di tutte le forze di centrosinistra, da Articolo Uno, insieme ai fuoriusciti grillini, fino a Renzi, Calenda e la parte più moderata della coalizione. Inoltre Mangialardi non è il presidente uscente contro cui il M5s ha fatto opposizione. E’ il sindaco di Senigalia, presidente dell’Anci Marche, una figura istituzionale ed inclusiva. C’erano tutte le condizioni per una convergenza sia sui temi che sugli assetti. Loro non l’hanno voluto fare, se ne assumono la responsabilità. A Pesaro io già governo, molto bene, con i Cinque Stelle. Abbiamo portato a casa progetti importanti per la città e oggi Francesca Frenquellucci è nella mia giunta e stiamo lavorando bene”.

E allora cosa è successo secondo lei?

“Nelle Marche si sono opposti all’alleanza pochi facinorosi dei Cinque Stelle, forse perché vogliono davvero fare un favore all’estrema destra. Ricordiamo che il candidato della destra qui nelle Marche è famoso per essere l’organizzatore delle cene dedicate alla marcia su Roma. Con questa scelta i grillini rischiano da una parte di favorire i sovranisti, dall’altra di scomparire. Se, come io immagino, gli elettori non li seguiranno in questo delirio di corsa solitaria, rischiano davvero di prendere una percentuale da prefisso telefonico”.

Quanto peserà questa scelta nell’economia del voto?

“Noi andiamo avanti, siamo convinti di vincere, abbiamo ancora un mese di campagna elettorale per spiegare agli elettori la bontà della nostra proposta. Se non è arrivato il simbolo dei Cinque Stelle, siamo convinti che arriveranno gli elettori dei Cinque Stelle”.

A spingere per un’alleanza nelle due regioni considerate più in bilico, Puglia e Marche, era stato lo stesso premier Giuseppe Conte in una recente intervista al Fatto Quotidiano. Significa che le prossime elezioni e le ricadute delle decisioni dei partiti che sostengono il governo hanno una valenza nazionale?

“Le elezioni regionali, così come le amministrative, hanno sempre un valore locale. Però non possiamo far finta che abbiamo anche una valenza più politica. In particolare, se le elezioni andranno bene avremo un rafforzamento del governo, se le elezioni andranno male avremo un indebolimento del governo. Se non altro, da oggi, ci sono delle responsabilità chiare. Se vinceremo le regionali, la vittoria sarà del Partito Democratico e di chi ha lavorato per l’unità, a cominciare dal premier Conte. Se perderemo, sappiamo di chi sarà la responsabilità. L’unico argine contro le destre siamo noi e credo che il premier Conte nelle prossime settimane si debba impegnare direttamente nella campagna elettorale”.

Spostando il focus sulla dimensione nazionale, oggi Goffredo Bettini ha chiesto a Matteo Renzi di impegnarsi per la formazione di quella che ha chiamato “una terza gamba” moderata e liberale stabilmente alleata del Pd e dei Cinque Stelle. E’ d’accordo con questa visione? 

“Questo è il grande tema che avremo dopo le regionali. E’ evidente a tutti che in Italia, come in tutta Europa, la battaglia politica si sta polarizzando: da una parte ci sono i riformisti, gli europeisti e coloro che credono nella battaglia ambientale, dall’altra ci sono i sovranisti e i populisti. Le due forze politiche che in Italia sono maggiormente in difficoltà in questo schema sono i Cinque Stelle e Forza Italia. I primi devono decidere da che parte stare, anche se credo che la propria base e i leader principali – penso a Grillo e a Conte, non me ne voglia Vito Crimi – abbiano già deciso. I secondi, così come tutte le forze liberali e moderate, hanno il problema di non essere risucchiati dal sovranismo di Salvini e della Meloni. Renzi, sicuramente, può avere la capacità di aggregare ed organizzare un campo liberale e moderato che vale diversi punti percentuali. Credo che ragionamento di Bettini sia sicuramente interessante e che interrogherà anche Forza Italia”.