Joe Biden è pronto per giocare la battaglia politicamente più importante della sua vita. Alla convention democratica “virtuale” di Milwaukee l’ha nominato ufficialmente candidato alla presidenza degli Stati Uniti e il prossimo novembre proverà a chiudere l’epoca di Donald Trump alla Casa Bianca. “Uniti – ha detto intervenendo dal convention center della sua Wilmington (Delaware) – supereremo questa stagione di tenebre”.
Un discorso molto politico, a tutto tondo, che suggella quasi mezzo secolo di carriera, iniziata quando a 29 anni diventò senatore del Delaware, conservando questo incarico fino al 2008 quando accettò di diventare il vicepresidente dell’allora candidato Barak Obama. Quel Barak Obama che nei giorni scorsi ha fatto un discorso appassionato a favore di Biden, un uomo che nella vita privata ha dovuto affrontare sfide ben più dure come la perdita di due figli e di una moglie.
Il discorso di Joe Biden alla convention
“Non possiamo dare altri quattro anni a questo presidente che non si assume responsabilità, scarica le colpe sugli altri, divide e semina odio. L’America è a un punto di svolta, questa è un’elezione in grado di cambiare le storia, sono in gioco l’anima del Paese, la moralità, la scienza e la democrazia”.
Un discorso, quello di Biden, che non si limitato ad attaccare il suo avversario, ma che ha offerto una nuova visione di Paese. Un discorso rivolto alla nazione, più che ai suoi elettori, come se fosse già presidente, promettendo di rilanciare gli Stati Uniti dopo questa crisi gravissima, come fece Roosevelt con il New Deal. E quindi ha contrapposto le sue ricette alle “quattro crisi storiche” che sono il frutto dei quattro anni di Trump alla Casa Bianca: la pandemia, la conseguente crisi economica, l’ingiustizia razziale e il cambiamento climatico.
In questo senso, la prima azione, se eletto, sarà quella di fronteggiare l’epidemia affidandosi alla scienza e imponendo l’obbligo della mascherina a livello nazionale. Ha insistito sull’unità e sull’empatia, promettendo che attingerà “al meglio delle persone, non al peggio” e che sarà un “alleato della luce, non delle tenebre”. Con Trump, ha sottolineato, “c’è troppa rabbia, troppa paura, troppa divisione”. Quindi ha alternato toni più personali, parlando di sé, della sua famiglia, ha reso omaggio a Obama e alla sua vice Kamala Harris, “voce potente per questa nazione”, la cui storia “è la storia americana”, fatta di immigrazione, ostacoli e di successi.
Nonostante il tentativo di sabotaggio dell’ultim’ora di Trump, che ha imperversato sui network televisivi amici a partire da Fox, l’ultima serata della convention è stata un successo, con l’idea di far raccontare chi è il ‘vecchio Joe’ con aneddoti di famigliari, amici, colleghi e soprattutto ex rivali nelle primarie, come Pete Buttigieg, il senatore Cory Booker, il miliardario Michael Bloomberg e l’imprenditore Andrew Yang (ma in video c’erano anche Bernie Sanders, Amy Klobuchar, Beto O’Rourke): una efficace testimonianza di umanità e di unità nel partito.