Mozione di sfiducia a Fontana per liberare la Lombardia dall’incapacità della destra

Il Partito democratico ha depositato una mozione di sfiducia ad Attilio Fontana e alla giunta lombarda. Una sfiducia doverosa per ciò che è accaduto. Doverosa per l’incapacità amministrativa con la quale è stata gestita l’emergenza coronavirus e per le bugie che sono state raccontate ai lombardi.

‘Non ne abbiamo sbagliata mezza’ diceva l’assessore leghista Foroni nel pieno della crisi. Una crisi sanitaria che ha travolto la vita di circa 17 mila lombardi e messo in ginocchio l’economia più produttiva del nostro Paese. Sono stati mesi terribili, funestati da un virus che fa ancora oggi paura, dove i lombardi hanno dovuto subire una pessima amministrazione leghista che ne ha acuito gli effetti.

Gli errori commessi sono tutti figli di oltre 20 anni di governo delle destre che ha disinvestito sulla medicina territoriale, ospedalizzato la sanità, reso deboli e isolate le strutture sociosanitarie. In Lombardia si sono create le condizioni per la tempesta perfetta lasciando i cittadini senza assistenza domiciliare, lasciando soli medici e infermieri presi d’assalto senza strumenti di protezione, vietando i test sierologici e riducendo al minimo i tamponi, fatti solo a chi presentava sintomi. Si sono portati malati convalescenti nelle strutture per anziani, a diretto contatto con chi rischia di più con questo virus, si sono investiti milioni e milioni di euro in un unico centro di terapia intensiva in un luogo transitorio, buttando risorse utili per potenziare test, tracciamento e assistenza domiciliare come fatto in altre Regioni.

Ma gli errori compiuti sul piano sanitario e sociale non sono sufficienti a spiegare il senso di questa mozione di sfiducia. C’è di più. C’è la continua polemica che Fontana, Gallera e gli altri assessori hanno condotto mentre in Lombardia mancavano fino a 500 persone al giorno. Una polemica asfissiante in doppie conferenze stampa dove ogni tema era occasione per buttarla in caciara politica contro il Governo. Sul materiale di protezione, come guanti, mascherine e camici si è condotta una insensata battaglia politica, suggerita da Salvini e dai suoi comunicatori, che è finita per ritorcersi contro Fontana e i suoi. Oggi i magazzini della Regione sono stracolmi di mascherine lombarde, pomposamente prodotte in autarchia regionale e rifiutate da medici e infermieri perche inadatte a proteggersi dal virus. Sono circa 18 milioni di mascherine accatastate a prendere polvere, mai distribuite per vergogna da parte di una guida leghista che ha orrendamente condotto una conferenza stampa intera per protestare contro le mascherine inviate dalla Protezione civile.

E così sui camici, il grande pasticcio di Fontana che ha usato soldi propri provenienti da fondi esteri per gestire una compravendita tra la società della moglie e Regione Lombardia. Un pasticcio che dimostra il grande tilt, la completa assenza di capacità amministrativa che sta caratterizzando questi mesi.

Questo è il passato, ma la mozione di sfiducia è stata presentata perché ci preoccupa (e tanto) il futuro. Un futuro fatto di incertezze, con una Regione incapace di programmare per tempo, ancora in ritardo sul materiale di protezione, sui vaccini influenzali, su un numero di tamponi appena sufficiente per il rischio di un ritorno prepotente del virus.

Lo ha dimostrato ampiamente in questo agosto quando è partita con una settimana di ritardo rispetto al Lazio nei controlli aeroportuali. Cacciando i cittadini non lombardi dalla possibilità di essere tamponati, mettendo a rischio la Lombardia e l’Italia. Sono tornati sui loro passi, frettolosamente, dopo le polemiche. Ma il danno ormai era stato fatto.

C’è solo un modo per vedere la Lombardia dotarsi di servizi sanitari e sociali all’avanguardia, mandare a casa Fontana e Gallera. Probabilmente questa mozione non raccoglierà i voti necessari per passare ma è doveroso sottoscriverla perché le loro dimissioni sono da ricercare come mezzo per poter liberare le energie in Lombardia.