Senza il lavoro delle donne la ripartenza non è possibile. Non si tratta di una rivendicazione di parte, ma di una presa di coscienza per riaffermare la necessità del protagonismo femminile.
Il tema affrontato, in tutte le sue declinazioni, è stato al centro del dibattito moderato da Roberta Carlini della Festa dell’Unità nazionale di Modena che ha visto confrontarsi Elisabetta Camussi, Cecilia D’Elia, Elisabetta Gualmini, Barbara Lori, Giuseppe Provenzano e Annamaria Simonazzi.
“I processi di cui ci dobbiamo occupare sono soprattutto processi di inclusione sociale” sottolinea Elisabetta Camussi psicologa che è stata nominata dal Governo Conte all’interno dell’equipe di esperti per fronteggiare l’emergenza. “Dobbiamo ragionare in termini di progettualità – afferma – includere il più possibile le donne nel mercato del lavoro significa costruire innovazione sociale e un futuro migliore e questo si deve coniugare con misure per ridurre gli stereotipi di genere”.
“Il welfare a favore delle donne è scarso” aggiunge l’europarlamentare Elisabetta Gualmini invitando tutti a togliere un velo di ipocrisia sull’argomento. “Nei Paesi dove le donne lavorano di più, fanno anche più figli ma lo fanno perché ci sono strutture e servizi di assistenza. In Italia c’è, invece, un sistema di welfare che non si è mai adattato con la modernità e noi abbiamo ancora molto da fare, ma serve cambiare visione. L’Europa in questo senso ci offre una straordinaria opportunità. La crisi ci chiede di ripensare la protezione sociale”.
Un percorso che deve tenere in considerazione i territori. Per questo Barbara Lori assessora alla montagna, aree interne, programmazione territoriale, pari opportunità della Regione Emilia-Romagna snocciola problemi e i passi fatti: “Le attività imprenditoriali femminili chiudono di più, così come anche il ricorso alla Cig e allo smartworking é maggiore per le donne. Dati che confermano quanto detto finora e su cui abbiamo lavorato per poter rendere accessibili risorse e sostegno”.
Ma oltre al welfare c’è l’economia reale. “L’Italia pre-Covid non si era ancora ripresa dalla crisi del 2008 – sottolinea Annamaria Simonazzi, Professoressa di Economia Politica Sapienza Università di Roma – la pandemia ha accelerato il cambiamento socioeconomico, ma questo deve essere accompagnato da una ristrutturazione del sistema. I fondi Ue sono una grande sfida: non possiamo permetterci di sbagliare, l’obiettivo é creare occupazione e coesione”.
“La nostra carta di identità è la lotta alle diseguaglianze” afferma con una punta di orgoglio Giuseppe Provenzano, ministro per il Sud e la coesione territoriale. “Sviluppo e coesione sociale devono necessariamente andare avanti di pari passo e non possono mai essere considerate direttive in contrapposizione. Le priorità a mio avviso sono gli investimenti per restituire spazi di libertà laddove non sono sufficienti, fornendo infrastrutture sociali di sostegno”.
A tirare le fila dell’incontro è la portavoce della Conferenza nazionale delle donne democratiche, Cecilia D’Elia. “Essere donne in Italia è ancora difficile e questo è un problema dell’Italia e non delle donne. Si tratta di un potenziale non valorizzato. Il Covid ci ha insegnato moltissimo su quanto siamo interdipendenti. Questa non è una teoria di qualcuno di sinistra ma è l’esperienze di tanti. Nella visione da portare avanti dobbiamo tenerlo a mente. Il Pd deve tenere il punto, daremo battaglia con un piano per il lavoro, ma anche con la riforma del congedo, con politiche di sostegno all’imprenditoria, con infrastrutture sociale. Cambieremo il paradigma per i bene di tutti”.