In queste settimane ĆØ cresciuta una critica molto forte e anche pretestuosa sulle difficoltĆ di trovare un equilibrio nei rapporti tra il Pd, i 5Stelle e Italia Viva, nel governo del Paese.
Avvertii subito la complessitĆ di questa sfida unitaria. Segnalai la necessitĆ di una riflessione attenta ed anche alcune preoccupazioni.
In queste ore ho riletto i tanti messaggi e le lettere ricevuti. In veritĆ , solo sette dirigenti erano contrari alla formazione del governo. Tutti gli altri e poi numerosi imprenditori, sindacalisti, sindaci erano uniti nella volontĆ di varare lāesecutivo āConte dueā, considerandola la sola strada per salvare lāItalia. Nelle successive e doverose trattative porre problemi di contenuto o sulla qualitĆ dei nomi fu persino difficile rispetto alla suprema esigenza di chiudere, al piĆ¹ presto, āil pattoā che sembrava possibile. Ricordo che in quella sede si decise di procedere al taglio dei parlamentari insieme allāavviamento di un processo di riforme regolamentari e legislative. Come si sa, il governo nacque e da quel momento ho fatto di tutto per dare un contributo al suo rafforzamento, al suo miglioramento e alla sua capacitĆ di intervenire nel concreto dellāeconomia e del miglioramento della vita delle persone.
Oggi penso che abbiamo fatto bene: perchĆ© nel corso di questo anno siamo riusciti a salvare la Repubblica da pericolose avventure e da un inesorabile declino. Abbiamo gestito bene lāemergenza del Covid. Molto meglio di numerosi Paesi anche europei. CāĆØ stato un ricollocamento strategico dellāItalia nei rapporti con lāEuropa. Guidiamo con successo un processo di rinnovamento e siamo alla vigilia del piĆ¹ grande piano di investimenti degli ultimi cinquantāanni che davvero puĆ² aprire inedite prospettive e un nuovo modello di sviluppo per il nostro Paese. Tutto questo, soprattutto, grazie al Pd. Alla sua battaglia ideale e politica e al suo gruppo dirigente in Italia e a Bruxelles. Siamo nelle condizioni di costruire un progetto nazionale in grado di creare lavoro, innovare il sistema produttivo, combattere le disuguaglianze sociali.
Non cāĆØ stata alcuna subalternitĆ : abbiamo noi segnato lāidentitĆ del governo, pur in presenza di gruppi parlamentari assai ridotti per la sconfitta del 2018 e per le scissioni avvenute in seguito.
Voglio ricordare tutto ciĆ² perchĆ© dietro a tanti pronunciamenti per il No al referendum avverto due motivazioni diverse. La prima: una comprensibile e sana preoccupazione di non procedere con atti isolati che possano mettere in squilibrio il funzionamento delle istituzioni e della democrazia. Questa preoccupazione ĆØ anche la nostra. Lāabbiamo posta per primi e da soli. Ecco perchĆ© intendiamo accompagnare il taglio dei parlamentari a modifiche regolamentari e legislative capaci di garantire lāintegritĆ delle istituzioni, il rapporto di esse con i cittadini e la rappresentanza di tutti i territori italiani. In queste settimane ho lavorato per raccogliere e dare una risposta a questi timori; infatti, con lāiniziativa politica del Pd si ĆØ riaperto un dibattito che spero si possa concretizzare nei prossimi giorni, se ci sarĆ una coerenza e un senso di responsabilitĆ di tutta la maggioranza.
Anche tenendo conto che tutte le nostre sollecitazioni fanno parte dellāaccordo base che ha permesso la stessa esistenza del governo Conte.
Ho dunque un grande rispetto per molti dei dubbi che stanno alla base della scelta del No e combatto per dar loro una risposta.
Ma accanto a esigenze vere e sincere vedo anche il crescere, soprattutto fuori di noi, di uno spirito polemico contro il Pd e contro la scelta del SƬ. Il Pd fa sentire la sua voce e questo dĆ fastidio a molti. Tale spirito polemico ha una diversa origine e diversi motivi. Innanzitutto, unāinsofferenza verso il governo, la maggioranza e il lavoro svolto. Il No cosƬ diventa, a prescindere dal merito, la clava per colpire il Pd, la maggioranza e il governo stesso. Badate: tutto ciĆ² ĆØ assolutamente legittimo, ma sarebbe meglio che chi lo pensa avesse il coraggio di dirlo, assumendosi la responsabilitĆ delle successive conseguenze. Se si vuole indebolire il Pd e il governo si chieda apertamente la fine di questa esperienza. Si dica che si preferiscono le elezioni politiche con questa legge elettorale o un ritorno ad ipotesi di un governo di tutti che inevitabilmente umilierebbero ancora una volta la politica. Non ĆØ piĆ¹ possibile sopportare lāipocrisia di chi agisce per destabilizzare il quadro politico attuale, mentre cāĆØ chi si carica spesso da solo la responsabilitĆ della tenuta unitaria, lāimmenso lavoro di lotta quotidiana, di fronteggiamento delle drammatiche condizioni date, di far avanzare avanti, nei processi reali, le nostre idee e i nostri valori per unāItalia diversa.
Ripeto, ci impegneremo fino alla fine affinchĆ© la riduzione del numero dei parlamentari (da sempre proposta dal Pd e da noi votata alla Camera un anno fa) avvenga dentro un quadro riformatore il piĆ¹ coerente possibile, che garantisca il funzionamento della democrazia che rafforzi. Ma chi, con le sue ragioni, reputa conclusa la fase di collaborazione con il Movimento 5 stelle e Italia viva, non crei confusioni, indichi unāaltra strada, chiara e praticabile. Il Pd ĆØ pronto ad affrontare qualsiasi scenario e, anche personalmente, non ho timore di affrontare elezioni politiche immediate. Quello che ĆØ difficile da affrontare sono, invece, le furbizie e i bizantinismi; oppure le ipocrisie di chi sostiene che perdendo le regionali e vincendo il No al referendum, si potrebbe continuare tutto come prima, senza riflessi sulla tenuta del governo e sulla vita della legislatura.
Ripeto: continuo a credere che lo spazio politico per continuare sia grande e percorribile. Per questo il Pd ĆØ il solo partito politico che ha presentato liste e costruito alleanze ovunque, rappresentando il piĆ¹ stabile e forte argine alla destra di Salvini-Meloni. Peraltro, eccetto una Regione e pochi Comuni, ovunque senza i 5 stelle. Chi vuole impedire la vittoria delle destre e i populismi nella realtĆ ha un solo strumento: votare Pd, le alleanze di cui fa parte e i candidati che sostiene. Siamo la forza piĆ¹ coerentemente alternativa a una possibile deriva sovranista e di destra. E siamo impegnati per un rilancio forte del profilo riformista del Governo a partire dal Recovery Fund e dellāutilizzo del MES.
Tanti discutono su come si deve respingere lāondata populista e autoritaria; nei talk show, nelle interviste, nei tweet. Il Pd, al contrario, cerca di farlo nella realtĆ , in un corpo a corpo nella societĆ che ha molte zone di disillusione e di rabbia ma anche le potenzialitĆ per rinascere, a condizione che qualcuno gli offra di nuovo il filo della speranza.
Non ĆØ facile: perchĆ© la destra, in passato molto divisa, nelle regionali si ĆØ saputa unire. Mentre la maggioranza di governo malgrado un anno di nostri appelli, ĆØ rimasta divisa. Hanno prevalso dubbi e distinguo spesso davvero incomprensibili e difficilmente tollerabili. Molti si affrettano a dire: āgli sconfitti saranno i democraticiā; in realtĆ alcuni hanno deciso di non giocare neanche la partita ed ĆØ il Pd lāunico che con le sue alleanze combatte per vincere. Ora in queste settimane di campagna elettorale prima del voto del 20 e 21 settembre per vincere dovremo ricostruire quel moto unitario nellāelettorato che i leaders, purtroppo, non hanno saputo garantire. Tutte e tutti in campo combatteremo strada per strada a sostegno dei candidati che hanno piĆ¹ possibilitĆ di vincere, appellandoci ad un voto utile che non sprechi le energie democratiche, costruendo le condizioni piĆ¹ unitarie possibili per la scelta del SƬ al referendum, occasione per rilanciare un processo di riformeā.
Lettera pubblicata sul quotidiano La Repubblica