Alla fine è venuto. Lo aspettavano tutti da giorni – almeno ci speravano – e l’accoglienza alla Festa nazionale dell’unità di Modena non ha deluso.
Nonostante il viaggio diplomatico a Beirut praticamente in contemporanea, nonostante il poco preavviso, l’affetto dei militanti dem nei confronti di Giuseppe Conte non è mancato. Se si sia sentito a casa, come gli ha domandato Maria Latella che lo intervistava, non lo sappiamo perché ha preferito non esporsi, dicendo che “gli applausi sono stati belli, sentiti e calorosi”. Ma quello di ieri sera è sembrato un Presidente del Consiglio pienamente a suo agio alla Festa dell’unità modenese. Anche se era la sua primissima volta in assoluto come ospite d’onore.
Non c’era alcun imbarazzo e anzi si percepiva la voglia di confrontarsi con una platea per niente ostile. La riprova è arrivata a tarda notte quando sul suo profilo Facebook, Conte ha ringraziato della “calorosa accoglienza di tanti cittadini, militanti e volontari”.
Una serata ricca di spunti che ha permesso al Presidente di poter spaziare tra tanti argomenti, non risparmiando lodi sul segretario Pd con cui sembra esserci un’intesa ormai consolidata: “Non ho mai avuto uno screzio con Zingaretti, ci sentiamo spesso“. Una specie di risposta a distanza inviata al segretario dem, che a Modena non era presente perché impegnato in un appuntamento elettorale a sostegno del sindaco di Reggio Calabria Falcomatà, ma che nel pomeriggio aveva detto: “Siamo molto contenti di accogliere Conte in quello che è uno dei nostri appuntamenti più importanti. Lo ringrazio e virtualmente da qua lo abbraccio”.
Uno scambio di cortesie che mette in evidenza la sintonia dei due: a partire dalle intenzioni di voto sul referendum sul taglio dei parlamentati, esplicitate dalla Direzione nazionale del Pd a favore del Sì, ma anche in vista dell’appuntamento elettorale delle regionali del 20 e 21 settembre. Conte infatti, anche nei giorni passati, non ha mai nascosto la sua speranza di trovare convergenze e alleanze regionali tra Pd e M5S, che darebbero più chance di vittoria agli esponenti di centrosinistra: “Non sono uno che vive nell’Iperuranio” ha spiegato, “mi sono reso conto che ponevo un auspicio difficile da realizzare. E voglio essere franco: non ho pensato che dal mio invito nascessero alleanze in regioni dove non si erano chiuse. Io credo che da esperienze positive che si consolidano negli anni possono nascere prospettive politiche anche più durature. C’è un centrodestra unito, presentarsi in modo sparpagliato a livello territoriale significa presentarsi in modo impari. Questo è il mio ragionamento che ho fatto e non rinuncio a farlo”, ha aggiunto Conte. “Sedersi intorno ad un tavolo anche in chiave territoriale era doveroso, quantomeno di buonsenso. Se c’è una compagine di governo che sta ottenendo risultati e si sta amalgamando è naturale che anche a livello territoriale chi sia la possibilità di maturare questo dialogo“. Un messaggio chiaro indirizzato a chi non lavora per l’unità, mettendo a rischio la sopravvivenza stessa del governo.
Ma è al futuro del Paese che Conte guarda con maggiore attenzione, consapevole delle sfide che ci aspettano, come l’approvazione del Recovery Plan: “Stiamo lavorando per presentare un piano completo entro il 15 ottobre, linee guida e obiettivi strategici – ha spiegato Conte -. Vogliamo che sia un piano nazionale robusto e vigoroso, bisogna evitare la parcellizzazione. Non siamo qui per accontentare qualche lobby, ma noi stessi, tutti i cittadini e i nostri figli”. E ha concluso: “Il Governo ha l’obbligo morale di attuare il Recovery Plan, non perdiamo di vista che io ho l’obbligo di portare a casa questo risultato e sarò appagato solo quando questi soldi verranno spesi. Non sprecheremo neanche un euro”.
In chiusura una provocazione scalda la sala dei dibattiti: nostalgia di Salvini? “Impossibile, parla così tanto e tutti i giorni che non può mancare a nessuno!”.