“Sulle regionali aspettiamo dati più attendibili, ma siamo molto soddisfatti da quanto emerge. In una situazione molto difficile e frammentata c’è la conferma di quelle che erano le nostre aspettative. Si conferma che la linea politica del Pd, governare bene e unire le forze, è l’unica seria linea politica”.
Lo ha detto il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, in una breve conferenza stampa al Nazareno convocata subito dopo la diffusione della prima proiezione sulla Puglia, che con una copertura del campione del 6% ha dato Michele Emiliano al 46%, Raffaele Fitto al 40%.
Un dato che gli scrutini stanno confermando, con il presidente uscente che a urne ancora aperte risulta attestato sul 47%, con Fitto fermo al 39,5%.
Un dato molto positivo per il Pd e per il centrosinistra, in una regione in cui gli exit poll alla chiusura delle urne davano un testa a testa. Numeri che fanno il paio con l’altro risultato atteso al Nazareno, quello della Toscana, dove dopo le prime proiezioni positive il dato a quasi metà scrutinio pone Eugenio Giani in testa col 48,1%, seguito da Susanna Ceccardi al 41%.
E sempre in Toscana anche il risultato del partito si prefigura positivo, con il Pd dato al 34,1% contro il 20,7% della Lega.
Numeri che se confermati allontanano le previsioni più fosche che avevano accompagnato la vigilia del voto per il Pd, e che anzi prefigura uno scenario, come ha detto Zingaretti, più che soddisfacente.
Unico neo – al netto dell’atteso vantaggio di Zaia in Veneto – il risultato delle Marche, dove lo scrutinio in quasi un terzo delle sezioni conferma le prime proiezioni, ponendo in vantaggio il candidato di centrodestra Acquaroli con il 48,5%, mentre Maurizio Mangialardi del centrosinistra si fermerebbe al 37,2%. Ma pesa il dato del M5S, che non ha voluto riproporre in questa regione l’alleanza di governo, e il cui candidato è attestato sull’11%.
Un dato sottolineato dallo stesso Zingaretti, che ha affermato: “Dai dati delle Regionali emerge che se ci avessero dato retta di più i nostri alleati, l’alleanza di governo probabilmente avrebbe vinto quasi tutte le regioni italiane. L’unità non è un problema né un rischio ma una opportunità”.
Il Sì riformista del Pd
E poco prima, sempre al Nazareno, è stato il deputato e tesoriere del Pd, Walter Verini, a commentare l’esito del referendum confermativo sul taglio del numero dei parlamentari.
“Il risultato del referendum, la cui tendenza sembra consolidato – ha detto – ci autorizza a dire che il cammino delle riforme potrà essere rafforzato e velocizzato. È indiscutibile il risultato. Oltre un terzo degli italiani ha votato Sì. Noi come Pd pensiamo di aver dato un contributo importante, decisivo, all’affermazione di un Sì riformista, di cambiamento. L’esatto contrario di un Sì populista”.
Un risultato che pare acquisito, con lo scrutinio su circa un terzo delle sezioni che dà Sì avanti al 68,67% e il No attestato al 31,33%.
“Il No si è attestato nel voto di circa un terzo degli italiani” ha aggiunto Verini, ricordando come “dentro il No c’erano ragioni che la direzione del Pd aveva fatto proprie. Il Sì riformista che ha vinto e alcune ragioni del No rappresentano un carburante, un sistema propulsivo per le riforme necessarie perché il Parlamento sia sempre più rafforzato nella rappresentatività e nell’essere incisivo”.