Nel day after del voto, in attesa dell’esito dei comuni, il segretario dem torna a commentare il risultato delle regioni: “Noi siamo i vincitori”, ammette su Rai Radio 1, al Giornale radio delle 8. “Ma non amo l’io anche quando vinco. Si vince solo se c’è una squadra e ora dobbiamo continuare così”.
Una vittoria, quella del PD, che rappresenta un passo in avanti importante nel panorama politico italiano. In primis perché il risultato di ieri smonta definitivamente il tentativo della destra di mettere in difficoltà la tenuta del governo. In secondo luogo, perché le conseguenze del voto potranno incidere sui rapporti di forza all’interno della maggioranza: è chiaro, infatti, come la vittoria dei dem rafforzi inevitabilmente il loro peso nella compagine dell’esecutivo. Non a caso Zingaretti appare deciso a spingere Conte a cambiare marcia chiedendo di inserire nell’agenda di governo temi cari al PD, come l’accettazione del Mes e la necessità di cambiare i decreti sicurezza.
Per adesso, quando gli viene chiesto quali siano adesso le priorità tra Recovery fund, Mes, lavoro e scuola, il segretario dem risponde così: “Questa è un’agenda che il governo si è dato. È stata la squadra di governo che ha vinto in Europa la battaglia per avere centinaia di miliardi e ora sarà questo governo a realizzarli”. E sul Referendum sottolinea: “Sono molto contento di come il Pd abbia affrontato questo passaggio. È la più bella conquista del Pd: avere idee diverse ma non per questo dividersi o lacerarsi”.
I risultati delle regionali
In Toscana Eugenio Giani ha vinto con il 48,6 per cento dei voti (oltre 860mila, in totale). Susanna Ceccardi, sostenuta dal centrodestra e in particolare dalla Lega, ha ottenuto il 40,4 per cento dei voti (715mila in totale). Il Pd è primo partito con il 34,7 per cento delle preferenze, la Lega seconda con il 21,8 per cento.
In Puglia — una delle regioni considerata tra le più a rischio per il centrosinistra — a vincere è stato Michele Emiliano, governatore uscente, con il 46,9 per cento dei voti. Raffaele Fitto, del centrodestra, ha ottenuto il 38,9 per cento dei voti. Emiliano non era sostenuto né dai 5 Stelle né da Italia Viva: i candidati dei due partiti, Antonella Laricchia e Ivan Scalfarotto, hanno ottenuto rispettivamente l’11,11 per cento e l’1,6 per cento dei voti.
In Campania Vincenzo De Luca, governatore uscente, sostenuto dal centrosinistra, ha stravinto, con il 69,6 per cento dei voti. Stefano Caldoro, del centrodestra, ha ottenuto il 17,8 per cento dei consensi; Valeria Ciarambino, dei 5 Stelle, il 10 per cento.
In Veneto ha vinto con nettezza Luca Zaia, governatore uscente, giunto al terzo mandato: le percentuali della sua vittoria sono molto alte, il 76,8 per cento dei consensi. Il candidato del centrosinistra Arturo Lorenzoni ha ottenuto il 15,7 per cento dei consensi. Da notare come la lista “Zaia presidente” rappresenti il primo partito, con il 44,6 per cento dei voti, attestandosi sopra la Lega, che ha preso il 16,89 per cento.
In Liguria a vincere stato il governatore uscente, Giovanni Toti, del centrodestra, con il 56,13 per cento dei voti: 383mila preferenze in totale. Ferruccio Sansa, sostenuto dal centrosinistra — storicamente molto forte, in Regione — ha comunque ottenuto il 38,9 per cento del totale.
Nelle Marche ha vinto il candidato di centrodestra, Francesco Acquaroli, ottenendo il 49,1 per cento dei voti. Il candidato del centrosinistra Maurizio Mangialardi ha ottenuto il 37,3 per cento dei consensi, mentre Gian Mario Mercorelli l’8,6 per cento.