Il primo dibattito presidenziale tra Donald Trump e Joe Biden ha mostrato l’atipicità di questa campagna elettorale in cui anche le forme e gli spazi della comunicazione politica più codificati subiscono l’impatto di una leadership – quella di Donald Trump – notoriamente sopra le righe. Anche in questa occasione, il Presidente ha cercato di trasformare il confronto faccia a faccia con Biden in una sorta di metaforica “lotta nel fango”.
Per quanto riguarda le aspettative dei due candidati prima del dibattito, si può dire che Biden avesse a disposizione due risultati su tre. Vista la sua condizione di vantaggio (7 punti di margine a livello nazionale) Biden avrebbe potuto permettersi anche un risultato di pareggio nel dibattito. D’altra parte, Trump aveva la necessità di resettare la corsa alla Casa Bianca e di imprimere una svolta ad una campagna che, fino a questo punto, lo ha visto in difficoltà. Sulla base del dibattito caotico di ieri sera, non sembra essere emerso un vincitore in maniera chiara e questo rende la situazione dopo il dibattito di Cleveland prevalentemente favorevole per Joe Biden.
D’altra parte, gli attacchi di Trump – che ben conosce il mondo della televisione – hanno colpito nel segno nel momento in cui hanno cercato prima di schiacciare Biden alla sinistra del partito democratico, e poi di costringerlo a prenderne le distanze. Una dinamica che si è verificata sia sul Green New Deal che sulla riforma della polizia. Sullo sfondo di un dibattito caotico, acceso, impazzito come non se ne ricordano altri, dobbiamo segnalare la figura di Chris Wallace, che nel 2016 aveva moderato con successo il dibattito tra Hillary Clinton e Trump, ma che questa volta non è riuscito a mantenere il controllo della situazione. D’altra parte, anche un giornalista e moderatore espertissimo come Wallace – che oggi lavora per Fox News ma che aveva lavorato in precedenza per network come NBC e ABC – fatica a prendere le misure di fronte a un candidato che come Trump non si fa problemi a disattendere ogni regola del dibattito che era state condivisa e concordata tra la Commission for Presidential Debates e i comitati elettorali dei due candidati.
Ultimo aspetto che possiamo richiamare è quello sul consenso elettorale. Storicamente, i dibattiti elettorali non hanno avuto effetti apprezzabili sul consenso dell’elettorato americano ad eccezione di alcuni casi, come avvenne nel 1976 in occasione dell’incontro tra Gerald Ford e Jimmy Carter. In realtà, l’effetto di un dibattito risulta molto spesso essere temporaneo. Quindi, anche se vedessimo dei cambiamenti o delle oscillazioni nei prossimi giorni, bisognerà vedere se è uno spostamento di opinione pubblica o un’oscillazione momentanea, come è solito succedere nei dibattiti presidenziali.
Certamente, al di la degli effetti sull’elettorato, questo dibattito ha segnato un punto di non ritorno a distanza di 60 anni dal dibattito tra Kennedy e Nixon, tanto che autorevoli osservatori, tra cui David Graham sull’Atlantic, invocano la cancellazione dei dibattiti dalla liturgia della comunicazione politica americana,