La proposta del Partito democratico per un Parlamento uno e trino

Qual è la logica della proposta di riforma costituzionale presentata dal Pd?
Anzitutto quella di un Parlamento uno e trino.


Un Parlamento Uno perché il Parlamento in seduta comune, con 600 membri e non più con 945, può svolgere un ruolo politico fondamentale unitario rispetto al Governo: dare la fiducia all’esecutivo nominato dal Presidente della Repubblica, sostituire il Governo indicando responsabilmente un altro Presidente del Consiglio incaricato, con una mozione costruttiva, votare in quella sede la conversione dei decreti legge ed il bilancio senza che la seconda Camera in cui capita debba accettarli a scatola chiusa come accade in questi anni, così come l’autorizzazione all’indebitamento, interloquire col Presidente del Consiglio prima e dopo le riunioni del Consiglio europeo evitando che il Presidente debba ripetere lo stesso discorso e due dibattiti fotocopia, approvare i trattati internazionali.

Anche la questione di fiducia, ove necessaria, è votata dal Parlamento in seduta comune.
Un Parlamento anche Trino, perché accanto al Parlamento in sedute comune, le due Camere possono specializzarsi in modo nuovo.

La Camera inizia l’esame della gran parte delle leggi e le può approvare in ultima istanza con una tempistica ragionevole, escluse quelle di competenza del Parlamento in seduta comune e alcune delicate che restano bicamerali paritarie (leggi di revisione della Costituzione, altre leggi costituzionali e leggi elettorali), potendo quindi superare a un certo punto dell’iter gli emendamenti proposti dal Senato.

Il Senato si specializza sulle questioni regionali: è integrato da un senatore eletto a maggioranza qualificata da ogni Consiglio regionale tra i propri componenti; ha un potere particolare sui principi della legislazione concorrente e sul federalismo fiscale: in tali casi, subentrando alla Commissione bicamerale per le questioni regionali, la Camera può superare i suoi emendamenti solo a maggioranza assoluta dei componenti.

Il Senato viene altresì sentito nei casi gravi di scioglimento dei Consigli Regionali su decreto motivato del Presidente della Repubblica, sostituendo anche in questo caso la già richiamata Commissione bicamerale. Ne viene poi potenziato il ruolo di garanzia, riservandogli in esclusiva anche il potere di inchiesta e a questo si aggiunge, sempre in raccordo con Regioni e autonomie, la sua competenza sulla valutazione dell’impatto delle politiche pubbliche sui territori.

La proposta mira poi anche ad un Governo più responsabile e più coeso.
Il Presidente del Consiglio, più responsabile, perché sarà costituzionalmente vincolato a presentarsi al Parlamento in seduta comune prima e dopo i Consigli europei e perché saranno obbligatoriamente parlamentarizzate le crisi dovute a dimissioni, mentre acquisisce una maggiore coesione attraverso il potere di proporre al Presidente della Repubblica anche la revoca dei ministri, oltre a conservare la proposta di nomina.