Il benessere umano paradigma di un nuovo modello economico. Parla Nicola Oddati

“Dare priorità alla persona. Il modello capitalistico che l’umanità ha costruito è stato messo in ginocchio dall’epidemia di Covid-19 e, prima ancora, dalla crisi finanziaria del 2008 ed è chiaro, quindi, che questo sistema va riformato. L’attuale assetto economico ha praticamente cessato di produrre risultati desiderabili per milioni di persone”. Nicola Oddati, responsabile dell’Iniziativa Politica del Pd nazionale, non usa mezzi termini per definire la situazione contemporanea e non teme di indicare la strada per oltrepassare la crisi.

Il momento che stiamo vivendo è complesso. Il Paese è provato, ci troviamo nel pieno della lotta all’epidemia e il sistema economico rischia di crollare alla luce di nuove drastiche misure. Esiste una ricetta per superare la “tempesta”?

“Una crisi così lunga, totale e globale era sconosciuta e imprevedibile. Tutto il pianeta ne è colpito e tocca ai grandi continenti e agli Stati più forti attrezzare una risposta complessiva. Intanto occorre una strategia di sistema. La pandemia ha evidenziato due grandi categorie di problemi: la prima riguarda il funzionamento e l’organizzazione sociale, la seconda riguarda il modello e gli obiettivi di sviluppo. In entrambi i casi, viene messo sotto stress e sotto accusa una visione quantitativa. Ne ha parlato bene Papa Francesco, è sorto un nuovo dibattito teorico tra economisti e sociologi e perfino la politica comincia ad interrogarsi. Io però non voglio eludere la domanda: esiste una ricetta? Chi si occupa di economia sa che si tratta di una disciplina lugubre e del giorno dopo. E che azzardare ricette significa immolarsi al martirio. Però guardiamo come hanno risposto l’Italia e l’Europa alla prima ondata di contagi: rimozione del vincolo di stabilità, provvedimenti di sussidio, aiuti e incentivi alle fasce colpite in deficit spending, azzeramento dei tassi d’interesse e copertura delle garanzie. Molti citano un interessante libro di Banerjee e Dufflo che ha un titolo attraente e un contenuto a tratti illuminante ‘Una buona economia in tempi difficili’. Però il libro da saccheggiare sarebbe ancora ‘La teoria generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta’. Ecco, direi che è la rivincita di Keynes dopo 40 anni di liberismo”.

C’è alla base di tutto qualcosa che non va in un sistema economico mondiale che basa il suo sviluppo sulla crescita senza soste?

“C’è molto che non va. In questi anni scrittori come Jonathan Safran Foer ci hanno messo in guardia sui danni dell’economia del pollaio. Guasti sociali, ingiustizie profonde, deterioramento delle risorse naturali, cambiamenti del clima e alterazione dell’ecosistema. E la messa in discussione dell’equilibrio tra persona umana e natura mette a rischio, come vediamo, la stessa salute. È il grido di dolore di Greta e dei Friday for Future. L’ammonimento e la richiesta radicale di cambiare strada rivolta alla politica e ai governi. Il Covid rende attuali e urgenti questi temi. Tornano attuali le ricerche di economisti come Easterlin, Pigou, Veblen, a lungo oscurati dai profeti pragmatici della deregulation e del neoliberismo. Torniamo a pensare, obbligati da questa crisi, a termini come benessere e felicità. Ricominciamo a pensare che il vero misuratore economico non è il PIL, ma il PIG (prodotto interno di qualità), o l’ISU ( indice di sviluppo umano) o ancora i FIL ( felicità interna lorda). Per noi, per la sinistra o progressisti o riformisti, si apre una bella riflessione di fondo. Su quali basi interpretiamo non solo questa crisi drammatica, ma il tempo che viviamo? Come fondiamo una politica comunitaria, progressista e densa di umanità, con la persona e la sua vita al centro?

Alla luce di quanto il mondo sta vivendo tutti quanti indistintamente riconoscono la necessità di cambiare i paradigmi economici, sociali e di sviluppo precedenti. Eppure in pratica ci sono profonde resistenze. Come conciliare esigenze così distanti?

“Molti parametri sono già cambiati. Per esempio sul Mes molte forze politiche avrebbero avuto dubbi ad usare un meccanismo di deficit spending, cioè la leva di spesa pubblica prendendo in prestito risorse da restituire e oggi, invece, vengono chieste a gran voce. E poi abbiamo il Green New Deal, il Next Generation EU. Ecco la scelta di direzionare investimenti per cambiare il processo produttivo dal punto di vista della sostenibilità ambientale, della digitalizzazione, sono paradigmi che hanno sostituito i vincoli di bilancio. La risposta alla crisi è cambiata, basti pensare a quanto successo con la crisi finanziaria del 2008. Questa deve essere la nuova linea di sviluppo. La crescita è legata alla domanda e quest’ultima dipende dagli investimenti e dai consumi. Quindi spinta e aiuti alle aziende, con linee di credito, sostegno materiale, tassi di interesse bassi. E in questo le piccole e medie imprese devono essere privilegiate perché hanno un maggiore valore aggiunto. Poi, per aumentare i consumi, blocco dei licenziamenti, risorse per la Cig e, per chi non lavora, misure come reddito di cittadinanza e di emergenza, ma anche aiuti ai redditi più bassi”.

E se dovesse spingere lo sguardo in avanti?

“Sono convinto che bisogna riaprire una discussione matura sul reddito universale di base, anche conciliandolo con forme progressive di riduzione dell’orario di lavoro. Non dobbiamo avere paura di affrontare il tema di una riforma radicale dei nostri modi di vivere, produrre, lavorare. La digitalizzazione, la meccanica quantistica, l’intelligenza artificiale porteranno progressivamente ad una riduzione del lavoro ‘vivo’ che dovrà essere sostenuto e riconvertito in attività utili che non si potranno definire classicamente come attività lavorativa. L’obiettivo di fondo della politica è fare in modo che le persone possano vivere al meglio la propria vita grazie a crescita, equità, giustizia sociale.

E qual è il profilo tenuto dal Pd nella crisi generata dall’epidemia ?

Credo si possa riassumere in tre parole: unità, responsabilità, coraggio. Esattamente la linea voluta da Zingaretti e sulla quale tutto il Pd e la nostra delegazione di governo si sono ritrovati. Queste le leve che il Pd ha deciso di usare e che sono state parte integrante anche della relazione del segretario nell’ultima Direzione nazionale. E nella relazione ho trovato anche l’ispirazione del nostro impegno per l’oggi e per il futuro: i valori del socialismo, del cristianesimo e di un nuovo umanesimo. Insomma un pensiero progressista e comunitario. Nell’ hic et nunc ci troviamo a dover sostenere una terribile seconda ondata dell’epidemia e lo stiamo facendo replicando un modello che anche altri Paesi hanno preso ad esempio. Il Governo, inoltre, sta mettendo in campo le necessarie, seppur dolorose, misure di contenimento, ma contemporaneamente, l’aiuto che è stato programmato viene organizzato proprio su questi nuovi paradigmi. Il futuro, come scriveva Rilke, entra in noi, per trasformarsi in noi, molto prima che accada”.