Il tempismo è fondamentale: non è il momento di perdere l’occasione

Abbiamo visto tutti in queste ore le immagini di proteste molto violente in varie città d’Italia: vetrine distrutte, auto di gente comune date alle fiamme e cori violenti contro le istituzioni. Scene aberranti ed inutili, da condannare, sempre.

Ma attenzione. Sapete cosa causa una rivolta? Il disagio sociale. Certo, vi sono stati gli incendiari e i fomentatori della folla, che molte volte sono persone losche e cupe, ma senza una situazione di precarietà economica e umana pregressa non accadrebbe nulla. Credo che occorra analizzare quella rabbia e discernere i violenti dalla scintilla che causato quella violenza contro lo Stato. La domanda porci è: lo Stato manca veramente da anni in quelle zone? Purtroppo molte volte la risposta è sì.

Oltre a questi eventi vi sono state anche manifestazioni non violente da parte di commercianti, di professionisti dello spettacolo e altre migliaia e migliaia di cittadini comuni che chiedevano risposte a quesiti che per loro sono vitali, perché molte volte la loro professione è letteralmente la loro vita. Personalmente, ritengo che le misure adottate siano state prese con lo scopo di prevenire numeri come quelli che abbiamo visto a primavera inoltrata, dove al posto dei vari cortei vi erano le camionette dei militari a trasportare le salme dei nostri morti. Lungi da me, quindi, dire che sono misure sbagliate, ma ammettiamo che sicuramente sono state pesantissime e poco comprese.

Il nemico oggi è il virus e non lo Stato, ma vorrei sottolineare che vi è stata un’esplosione delle disuguaglianze di reddito e di sicurezza sul lavoro, e non una loro comparsa. La precarietà del lavoro, il malfunzionamento dell’INPS, gli ospedali con pochi posti letto in terapia intensiva, il trasporto pubblico inefficiente e di scarsa qualità, le scuole pollaio e mal organizzate. Potrei, purtroppo, elencare a lungo i risultati di scelte sconsiderate fatte dai governi che si sono susseguiti e che affondano le loro radici negli anni ’80.
Ciò che mi lascia molto l’amaro in bocca è che già durante la prima ondata ci è stato detto che nei mesi più freddi ce ne sarebbe stata una seconda. Nonostante ciò, l’estate è stata tutta concentrata sia a livello temporale, nel mese di Agosto, sia a livello geografico perché i casi al sud, nelle isole, ma anche nella riviera romagnola, sono state frutto di una sottovalutazione continua, come se il peggio fosse passato.

Mentre accadeva tutto ciò, il governo era impegnato in una difficilissima trattava europea per il fondi comunitari e a valutare altri strumenti per tappare i buchi che il lockdown aveva causato. Fallendo molte volte nell’impresa di far arrivare a tutti i lavoratori e alle aziende il sostegno economico pattuito, in quanto la macchina pubblica è notoriamente un pachiderma.

Parliamoci chiaro: non eravamo pronti alla prima ondata e non ci siamo fatti trovare pronti per la seconda. La causa? Decenni di smantellamento dello Stato sociale.

Non si poteva chiedere a questo Governo – e alla macchina pubblica in generale – di fare in 4 mesi quello che normalmente avrebbe fatto letteralmente nell’arco di circa 10 anni. Questa non è una giustificazione, ma una constatazione, poiché per colpa dei tagli ai servizi c’è chi ha subito un contraccolpo mortale.

Il passato non si può riscrivere, ma si può certamente rimediare per il futuro! Non voglio fare un paper di finanza pubblica, ma banalmente gli indicatori economici dicono che il nostro debito pubblico sta schizzando oltre il 150% rispetto al PIL, che ci attesta ad essere nuovamente un paese BBB, ma recentemente il nostro outlook è passato da negativo a positivo, ovvero siamo in una situazione di stabilità finanziaria per i nuovi titoli che emetteremo.

Ciò ha implicato che i nuovi titoli di stato italiani abbiano avuto addirittura dei rendimenti negativi che dimostrano quanto gli investitori credano nel progetto che stiamo mettendo in campo. Il Tesoro ha collocato durante questa settimana in asta 750 milioni di euro di Btp indicizzati con scadenza maggio 2026, a un rendimento lordo di -0,15%. Le richieste sono state pari a 1,164 miliardi di euro, per non parlare di BOT e CTZ a scadenza quinquennale che hanno tassi ancora più inferiori, infine i BTP a 15 anni rendono poco sopra l’1%.

Arrivando al punto, verrebbe quindi da dire che l’Italia possa affrontare in solitaria questa sfida economica e sociale di portata enorme, ma pensare questo è un grave errore! Oggi non serve solo tappare il buco del mancato reddito, ma costruire un’infrastruttura solida che garantisca il rimbalzo economico, perché altrimenti come si è volati in alto si può tornare in basso altrettanto (se non più) velocemente.

Detto questo, l’Italia non può fare affidamento solo sulle proprie forze e quindi mi pare assurdo che in momento del genere ci sia ancora un balletto politico sull’utilizzo dei fondi europei, che sono più di 70 miliardi a fondo perduto e circa 200 miliardi di prestiti, ma garantiti dall’UE con tassi nuovamente negativi. Misure impensabili fino a qualche anno fa.
Ieri la Commissione europea ha elargito la prima tranche di 10 miliardi di 27 per la SURE, cioè un sostegno per i cassaintegrati e per le aziende che sono andate in crisi: un aiuto concreto e diretto sui conti dei bisognosi. Questa è l’Europa giusta e solidale, che noi persone di Sinistra abbiamo sempre cercato di costruire e che allo scoppio della crisi dei debiti sovrani non avevamo neanche lontanamente, ma – repetita iuvant – questo è solo un palliativo, il problema è strutturale e tutto italiano.

Per cui, ottimi i soldi della SURE e del nuovo bilancio europeo, ma l’Italia ha bisogno, per mettersi adeguatamente in sicurezza, anche di utilizzare tutti i fondi europei disponibili: i prestiti del piano Next Generation e soprattutto il MES. Credere che vi sia uno stigma nell’utilizzo di questi prestiti da parte degli investitori è sbagliato, perché il loro utilizzo significherebbe impegnarsi a correggere storture decennali nel nostro Paese, mentre il non utilizzo ci condanna agli occhi dell’opinione pubblica, ma anche concretamente nella vita di tutti i giorni, alla colpa di continuare a commettere sempre gli stessi errori.
Abbiamo parlato per mesi della mancanza di personale negli ospedali, di posti letto insufficienti e – aggiungo – di salari troppo miseri per i medici e infermieri.

Allora “Hic Rhodus, hic salta!”. Investiamo sulla sanità subito! Non abbiamo più scuse.
Il problema è squisitamente politico, in particolare nella maggioranza di governo. Qui tocca a noi del PD e della Sinistra tutta intraprendere una battaglia, non solo generazionale per il futuro prossimo, ma anche di ristrutturazione e redistribuzione economica del paese che dia lavoro già da subito dopo l’inizio della diffusione del vaccino.

Citando Keynes: “La difficoltà non risiede nelle idee nuove, ma nello sfuggire a quelle vecchie”. Ecco: le idee vecchie sono quelle dell’austerità, che ha comportato sempre e solo un taglio della qualità della vita e un abbassamento del potere d’acquisto dei lavoratori, in quanto dovevano compensare i mancati servizi che precedentemente erogava lo Stato; mentre le idee “nuove” sono rappresentate da tutti quei meravigliosi piani su cui discutiamo da decenni nei vari convegni sull’importanza di investire su scuola, ricerca universitaria, transizione ecologica e lotta all’evasione fiscale, ma che non abbiamo mai realizzato perché troppo impegnati a elargire bonus e a commentare il fatto politico del giorno, senza risolvere concretamente nulla. Servono investimenti titanici sugli assets fondamentali del paese, perché altrettanto titanici sono i deficit.

Il ritorno alla normalità pre-crisi COVID era, ed è, parte del problema.
“Tempi avversi creano uomini forti. Uomini forti creano tempi tranquilli. Tempi tranquilli creano uomini deboli. Uomini deboli creano tempi avversi.” In sostanza, quindi, tutto si riassume in mancanza di una classe dirigente che sappia ragionare di politica. I piani del Governo per il Mezzogiorno, per l’investimento green e le attività finanziarie di CdP vanno nella direzione giusta. Continuiamo su questa via.

Non possiamo permetterci il lusso di sprecare questa occasione storica.

Filippo Simeone è coordinatore del circolo del Distretto Ceramico e membro della segreteria regionale dell’Emilia-Romagna per le tematiche di welfare, tassazione e politiche abitative