Una raccomandazione, la politica non neghi le emozioni

Lo confesso, ci sono giorni in cui la mente, la mia, non contiene troppe cose e l’emozione se le ingoia. Solamente di qualche sera fa sono le urla e le sirene di una Vienna insanguinata dal terrorismo jihadista, la stessa paura e l’identico dolore di Parigi.

Nella scorsa legislatura ero stata relatrice di una legge in proposito, materia complicata che fu votata alla Camera, ma non al Senato a causa della scadenza elettorale. Intanto la geopolitica non è migliorata e adesso l’Europa deve trovare parole e azioni giuste in un mondo guasto.

Già questo sarebbe tanto, ma sempre ieri in Parlamento si votavano le risoluzioni sulla pandemia. Per noi della Lombardia a preannuncio di nuove restrizioni. Significa per i ragazzi tornare alla didattica a distanza, per tutti più chiusure, solitudini e l’ansia per il lavoro che manca.

Nel frattempo continua l’attesa, troppo lunga, per i vaccini anti influenzali e per una diffusione razionale dei tamponi rapidi e molecolari. È giusto dirlo, la promessa di un sostegno a medici e presidi territoriali non è stata mantenuta ed è ancora irrisolta in molte città l’emergenza del trasporto pubblico. È dovuto intervenire il Presidente della Repubblica per indurre Governo e Regioni a trovare un’intesa e per evitarci un rimpallo inaccettabile delle responsabilità. Tornano alla mente le parole di papa Francesco, “peggio di questa crisi c’è solo il dramma di sprecarla”. Diciamocelo con umiltà, in questi mesi istituzioni, opinionisti, alcuni esperti non hanno sempre offerto il meglio di sé. I troppo sicuri hanno sopravanzato i prudenti e chi invitava alla saggezza.

Addirittura un gruppo di negazionisti si è mosso all’attacco di medici e infermieri, fino a ieri definiti eroi e ora descritti da terribili aggressioni via social come pericolosi malvagi.
Sono a metà giornata, come voi in attesa di un voto storico perché se a vincere dall’altra parte dell’Atlantico saranno Joe Biden e Kamala Harris cambieranno tante cose negli Stati Uniti, ma molto cambierà per tutti. Altri despoti sparsi qua e là nel mondo riceverebbero un colpo. Penso a dittatori e regimi all’apparenza persino antagonisti, ma accomunati nei fatti e nelle pratiche come diffusori di odio, sessismo, livore antiscientifico, sempre fieri avversari della laicità e del dialogo interreligioso e, non a caso, tifosi di un’Europa divisa e nazionalista.

Se dall’America giungesse un segnale di riscossa della democrazia una luce in più si accenderebbe anche a Minsk. Lo scrivo pensando ai messaggi ricevuti lunedì dalla Bielorussia, notizie di altri incarcerati, repressioni, violenze. Un’importante docente di italiano è stata licenziata, come già accaduto a tre Rettori, e condannata al carcere per aver difeso gli studenti. Eppure un movimento di popolo continua, si auto organizza, resiste e ci chiede di tenere accesi i riflettori, di non dimenticarci di loro.

Nel pomeriggio abbiamo approvato alla Camera la pdl contro l’omotransfobia e la misoginia. Poi ognuno e ognuna di noi ha anche qualcosa di più suo. Per la parte comune mi chiedo se c’è un filo che possa legare questi e altri accadimenti di una sola giornata: le donne in Polonia minacciate dall’esercito perché difendono i loro diritti, i migranti in cerca di speranza, gli anziani nelle RSA, i riders a difendere la propria sicurezza, l’ambiente ferito.
È l’idea di dignità e del valore della persona da rimettere al centro. Anche noi non lo abbiamo saputo fare sempre e bene. È che una rivoluzione culturale deve entrarti dentro e spingerti a cambiare logiche e agende.

La verità è che l’inverno sarà lungo, in un elastico tra dentro e fuori, per vincere il virus malefico. Nel camino immaginario vanno bruciati accomodamenti verso l’irriformabilità di cose e potere. La sciarpona da sferruzzare dovrebbe riprodurre il disegno di città da reinventare e un primato per la Lombardia che dal Pil passi al Benessere dei beni comuni, di una sanità per la salute, di formazione lungo il corso della vita, di cultura e scienza, di abolizione delle povertà anche perché la ricetta della destra nella nostra Regione sta accumulando detriti.

Sosteniamo il governo non per stare al governo, ma per dare prossimità e sostegno alle persone. In quella primavera che arriverà, perché arriverà, Milano sarà tanto più pronta quanto farà da avanguardia coi giovani di un mondo nuovo, non di cicale, ma di formiche coraggiose e creative. In sintesi la mia fiducia c’è perché so che le vostre teste contengono razionalità e emozioni molto più della mia. Però con una raccomandazione, non neghiamo i sentimenti, sono parte della vita e della politica.