La Georgia fa la storia. Biden verso la presidenza piena, Trump al capolinea

Quello in cui tutti i democratici speravano, ma a cui forse nessuno veramente credeva, è successo. I due seggi del Senato americano ancora da assegnare, quelli decisivi per cui sono stati chiamati a votare, martedì 5 gennaio, gli elettori della Georgia, si sono colorati di blu.

Seppure per poche migliaia di voti, il reverendo Raphael Warnock e l’enfant prodige dei democratici Jon Ossoff hanno sconfitto i senatori uscenti repubblicani Kelly Loeffler e David Perdue, strafavoriti per la vittoria finale solo fino a poche settimane fa. Si tratta di un vero e proprio miracolo politico, in uno degli Stati simbolo del Sud, governato da un super trumpiano come Brian Kemp (entrato in rotta di collisione con il presidente uscente), da sempre a maggioranza conservatrice.

Con l’elezione soprattutto di Warnock, primo senatore afroamericano della storia della Georgia, trova il suo epilogo più entusiasmante un percorso politico iniziato due anni fa, che porta la firma sua e soprattutto di Stacey Abrams, candidata governatrice sconfitta proprio da Kemp con metodi molto discutibili. Grazie al New Georgia Project, in particolare, la numerosa comunità afroamericana dello Stato ha trovato una propria voce, nuova consapevolezza e nuova dignità.

Con questa clamorosa doppietta, il presidente Joe Biden potrà contare sulla maggioranza parlamentare in entrambi i rami del Congresso. La nuova composizione del Senato, infatti, vedrà contrapposti 50 senatori democratici e 50 repubblicani. Ma, come vuole la Costituzione, in caso di parità, il ruolo di ago della bilancia è ricoperto dal vicepresidente – in questo caso la dem Kamala Harris – che è anche presidente del Senato.

Ai repubblicani sarebbe bastata anche la conquista di un solo seggio per mantenere la maggioranza del Senato e condizionare pesantemente la presidenza Biden. Al netto dei ricorsi che sicuramente verranno presentati, non ci sono riusciti. Si tratta della seconda “mazzata” che arriva dalla Georgia in due mesi, dopo le elezioni presidenziali.

In questo senso, le elezioni suppletive potrebbero rappresentare una vera e propria pietra tombale sull’esperienza politica di Donald Trump. Ossessionato dalla propria sconfitta alle presidenziali, infatti, nelle ultime settimane il tycoon newyorchese ha puntato tutto sulla (a lui presunta) fedeltà incondizionata dei suoi uomini in Georgia per ribaltare il risultato.

Ma sia il governatore Kemp che il segretario di Stato hanno resistito alle sue pesantissime pressioni in cui sostanzialmente chiedeva loro di annullare il processo democratico americano. Una strategia che si è rivelata scellerata e doppiamente perdente. Primo perché non ha ottenuto ciò che voleva e secondo perché ha mobilitato l’elettorato democratico proprio nell’unico Stato in cui era ancora aperta la disputa elettorale, scoraggiando invece quello repubblicano.

Ora è ampiamente prevedibile che scatterà un vero e proprio processo in casa repubblicana, con Trump che passerà da salvatore della patria a capro espiatorio di una debacle dalle proporzioni storiche. Al contrario, per Biden si apre finalmente la strada della presidenza piena. Il rischio dell’anatra zoppa è scongiurato, nelle prossime ore e nei prossimi giorni la vittoria democratica sarà certificata e gli Stati Uniti volteranno finalmente pagina.