Usa e Ue, nasce l’alleanza per il clima

A pochi giorni dall’insediamento di Joe Biden esistono già diversi elementi che indicano la direzione di marcia della politica interna ed estera americana dei prossimi anni. Tra questi le azioni di contrasto al cambiamento climatico assumono un carattere emblematico. I segnali dati nel corso della campagna elettorale dal presidente e dalla vice Kamala Harris sono stati ampiamente confermati. I primi atti sono indicativi: tra gli ordini esecutivi firmati da Biden non appena insediato ci sono il rientro nell’accordo di Parigi sul clima e l’interruzione del percorso di ritiro dall’Organizzazione mondiale della sanità avviato da Donald Trump. In attesa di provvedimenti più organici sia per quanto riguarda la transizione energetica e ambientale che il contrasto alla pandemia (e quindi di misure che non potranno che passare dall’approvazione delle assemblee elettive), la doppia mossa ha un valore simbolico molto forte: conferma lo stretto legame tra protezione dell’ambiente e tutela della salute pubblica (si affianca all’obbligo di mascherina e distanziamento sociale negli edifici e nei territori federali) e riporta gli Stati Uniti nell’alveo del multilateralismo su questioni che riguardano in modo urgente tutta la comunità internazionale. Anche un passaggio del discorso di insediamento del presidente merita di essere citato: “Guideremo non solo con l’esempio del nostro potere, ma col potere del nostro esempio”, perché è più che ragionevole supporre che sarà applicato anche alle politiche e alle azioni su Covid e clima.

Sono molto promettenti poi i segnali che si registrano sul fronte diplomatico. C’era da aspettarsi, è vero, rinnovati dialogo e collaborazione tra Stati Uniti e Unione europea, ma la rapidità con cui questi si stanno imbastendo autorizza a confidare nell’inizio di una nuova stagione. Già poche ore dopo l’insediamento di Biden, l’inviato speciale per il clima americano John Kerry ha pubblicamente auspicato un’alleanza tra Usa e Ue nel solco degli obiettivi dell’accordo di Parigi. Analoga apertura l’ha manifestata Frans Timmermans, vicepresidente esecutivo della Commissione europea e commissario per il Clima con delega al Green Deal. Riporto qui un passaggio di un’intervista ad Huffington Post: “Parlerò a breve con John Kerry, un collega e un amico da tanti anni, per capire come procedere assieme verso il vertice di Glasgow e portare a casa dei risultati”. Timmermans fa riferimento alla Conferenza Onu sul clima in programma nel prossimo novembre.

Ce n’è abbastanza, in conclusione, per leggere la formazione di un blocco costituito da Unione europea e Stati Uniti su clima e salute. Un’alleanza che avrà il 2021 per dispiegarsi e per arrivare al banco di prova decisivo di Glasgow, quando sarà possibile verificare plasticamente l’efficacia sugli altri stati e potenze di un’azione che per essere incisiva dovrà, come promesso da Biden, passare per il dovere dell’esempio, e quindi da leggi e provvedimenti che in America come già in Europa (il Green new deal è stato varato prima dell’esplosione della pandemia, che ne ha potenziato la portata e rivelato a posteriori la carica di necessità) diano prova della serietà dell’impegno.