Molto è stato scritto su come il Covid-19 stia trasformando la società in cui viviamo. Le nostre certezze sono entrate in crisi e le fragilità che contraddistinguono le società più avanzate emergono sempre più chiaramente.
Ci stiamo abituando a convivere col virus anche se nessuna pandemia nell’ultimo secolo ha avuto gli effetti del Coronavirus.
Non solo effetti sulla salute della popolazione, ma conseguenze in tutti i settori della vita: dall’economia all’istruzione, dalla socialità alla comunicazione, senza tralasciare naturalmente la sanità, la formazione, l’ambiente e i trasporti.
Per questi molti l’hanno definita sindemia. Quindi non solo un virus con i suoi effetti letali ma praticamente un uragano in piena regola in cui si mixano pericoli clinici e sociali con ripercussioni economiche, emotive e culturali senza precedenti.
Ed è in questo contesto che bisogna valutare ciò che sta succedendo a moltissimi “millenials”.
I giovani si sono riversati sulla tecnologia, in particolare sui social ed i giochi on-line, quale elemento sostitutivo dei luoghi di incontro “in presenza”.
Per comprendere fino in fondo lo scenario, è utile analizzare ciò che è successo ad una tra le più popolari piattaforme per la vendita di videogiochi ed accessori per il gioco, GameStop.
I fondi di investimento speculativi Melvin Capital Managment e Citron Research hanno scommesso sulla caduta dei titoli della catena americana GameStop.
Nulla di nuovo, direte voi. In passato stessa sorte è toccata ad altri fondi con altrettante decine di società quotate ed addirittura contro Stati sovrani, come l’attacco alla lira italiana del 1992 ad opera dello speculatore Giorge Soros.
Come dimenticare le spiegazioni date da Soros che senza giri di parole dichiarò con innocenza che “L’attacco speculativo contro la lira fu una legittima operazione finanziaria. Mi ero basato sulle dichiarazioni della Bundesbank, che dicevano che la banca tedesca non avrebbe sostenuto la valuta italiana. Bastava saperle leggere”.
Ma nel caso GameStop una variante ha trasformato lo scontato finale. E’ partita una campagna di salvataggio del titolo azionario in borsa, con un massiccio acquisto da parte di piccoli e grandi fans della catena.
Alla notizia, quindi, dell’attacco speculativo ai danni diIn breve tempo gli acquisti sono diventati virali a tal punto che i fondi di investimento sono stati costretti a coprire le posizioni al ribasso per evitare perdite disastrose se non il fallimento.
È stata la rivolta del popolo digitale contro le multinazionali del risparmio speculativo. E non è finita… i millenials stanno allargando ora la loro attenzione ad altri titoli sotto attacco, come Nokia, BlackBerry ecc.
Siamo ormai abituati in politica ai social considerati uno dei motori di comunicazione. Fondamentali persino per storiche rivolte politiche, pensiamo alla primavera araba o alle rivolte contro la polizia ad Hong Kong.
Con l’arrivo della tecnologia 5G i sistemi di controllo contro attacchi informatici dovranno essere enormemente implementati, con investimenti forse pari a quelli per le istallazioni delle stesse tecnologie.
Non è fantasioso quindi immaginare che ciò che abiamo descritto possa ripetersi. E non come reazione casuale dettata dalla fidelizzaione ad un prodotto/marchio ma come conseguenza di gruppi organizzati su piattaforme. Del resto le raccolte di crowfunding sono sempre più diffuse.(concetto da sviluppare)
Immaginare migliaia di millenials organizzati localmente(perchè? se sono in contatto virtuale forse ciò che li unisce è una condiviosne di valori, interessi , più che la prossimità fisica?), ad esempio regionalmente, che con pochi risparmi personali creino valore, investendo in progetti di sviluppo e di tutela del loro territorio, proprio come i gamers hanno salvato GameStop.
Una gruppo di nicchia considerato prima solo come un soggetto passivo, oggi è altro. Grazie ai sistemi di interazione virtuale condivide informazioni, entra in sinergia, assume iniziative che possono trasformarsi in “onde” virali. La condivisione di un valore, di un obiettivo considerato prioritario per queste nuove entità potrebbe di fatto scardinare i classici paradigmi basati sulla mera speculazione, dando vita ad utilità nel breve e medio termine. In questo caso dietro un investimento c’è una vera e propria creazione di valore.
Uno stato che premiasse tali iniziative con un fisco “leggero” se non addirittura nullo nei primi quattro anni potrebbe concretamente contribuire ad un cambio di passo nella finanza. Non più speculazione con un vincitore e un vinto. Ma investimento, non solo economico ma valoriale.