Ci sono momenti che rappresentano uno spartiacque della storia : il 2019 è fra questi, essendo esplosa la connessione fra distruzione delle risorse naturali e le pandemie .
Quel che apparteneva all’allarme degli scienziati e alle mobilitazioni della “Generazione Tunberg”, lo interpretano ora nei loro più recenti indirizzi l’Agenda ONU 2030 e la Unione Europea.
A riprova è sufficiente una solo citazione UE: “Per rafforzare la nostra resilienza e prevenire la comparsa e diffusione di malattie future è perciò fondamentale proteggere e ripristinare la biodiversità e il buon funzionamento degli ecosistemi.”
In questo quadro viene riconosciuto che “le aree naturali protette concorrono alla conservazione della biodiversità e apportano benefici economici diretti per molti settori dell’economia”.
In Italia gli Enti gestori delle aree naturali protette sono perciò riferimento delle politiche del Green Deal o del Next Generation UE.
Per dirla con Hulot, i parchi sono strumenti essenziali “per la tutela del patrimonio naturale e culturale e sono chiamati oggi a svolgere un ruolo chiave in una trasformazione che è molto più profonda di quanto possiamo immaginare” (N. Hulot ,ex Ministro della Transizione Ecologica francese in un’intervista del 2018). Attorno a questo primo cerchio la rete dei parchi deve finalmente realizzare legami organici con i soggetti afferenti la strategia della transizione ecologica.
In Italia non mancano esempi emblematici;si tratta di superarne separatezze ed episodicità.
Da qui il compito di Federparchi – Sezione italiana di Europarc Federation.
Essa riunisce attualmente oltre 150 organismi di gestione; 24 i parchi nazionali, 91 dei 133 parchi regionali , 23 delle 30 aree marine protette. In Italia la superficie complessiva delle aree naturali, comprese quelle della Rete Natura 2000 raggiunge il 20% del territorio nazionale . Questi i dati di fatto. La sfida della transizione ecologica obbliga ora tutti i soggetti di questa storica missione a un salto di strategia e a un ripensamento organizzativo. Penso in questo senso all’avvio di un processo costitutivo di un Forum permanente fra tutte le associazioni afferenti al tema . Aperto al dialogo sociale , forte della propria autonomia nella interlocuzione con le istituzioni rappresentive.
Sono altresì convinto che dentro questo percorso costituente una associazione come Federparchi possa portare il peculiare contributo del proprio di esperienze sul campo. Soprattutto se disegna un rapporto più organico con l’Anci. Ho usato la parola “ costituente “ solo per indicare che nulla può essere come prima, e che alle cose nuove devono corrisponder visioni e modelli organizzativi capaci di intrepretarle e rappresentarle .Perchè è ovvio che se si conviene sull’idea di fondo “nomina sunt consequanzia rerum”.