Libia, dieci anni dopo Gheddafi: un bilancio (negativo)

ll 20 ottobre 2011, dieci anni fa, dopo otto mesi di guerra civile, il leader della Libia Muammar Gheddafi veniva catturato nell’entroterra di Sirte, brutalmente torturato e poi ucciso. E con lui, due dei suoi figli, Mutassim e Saif. Le manifestazioni di giubilo della popolazione, soggiogata da 42 anni di dittatura, aggiunsero ogni angolo del Paese, inserendosi perfettamente nell’ondata di euforia diffusa della Primavere Arabe, nel Maghreb così come in Medio Oriente.

Come possiamo leggere su una pubblicazione dell’ISPI, l’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale, quelle proteste, in realtà, si sarebbero ben presto rivelate uno tsunami distruttivo per la maggior parte delle nazioni in cui si erano manifestate: le società erano state rase al suolo, i perni su cui si reggevano scardinati e le fondamenta poco profonde non erano state in grado di reggere quell’urto violento.

La Libia, in questo senso, non ha fatto eccezione, anzi. E così, dieci anni dopo, è tempo di fare un bilancio. E lo facciamo con Matteo Giusti, giornalista di Limes.

A cura di Stefano Cagelli

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