La Commissione d’inchiesta del Congresso brasiliano ha chiesto che il presidente Jair Bolsonaro sia giudicato per “crimini contro l’umanità” per la disastrosa gestione della pandemia da Covid-19 che ha provocato oltre 600mila morti, facendo del Brasile il secondo paese al mondo per numero di vittime dopo gli Stati Uniti.
Dopo quasi sei mesi di audizioni, con testimonianze e rivelazioni scioccanti sulle responsabilità attribuibili al capo dello stato, la commissione, composta da senatori di varie correnti, ha rilasciato un rapporto di circa 1200 pagine in cui la posizione di Bolsonaro nei confronti del virus è descritta come “un mix di negligenza, incompetenza e negazionismo anti-scientifico”.
L’accusa più grave riguarda la decisione “deliberata e cosciente”, scrivono i senatori, presa nonostante la contrarietà di tutte le autorità sanitarie, di ritardare l’acquisto dei vaccini, condannando di fatto a morte migliaia di cittadini.
I senatori – che proprio oggi chiederanno alla Camera Alta di esprimersi sulle richieste di messa in stato d’accusa del presidente – chiedono anche l’incriminazione di altre 70 persone tra cui i figli del presidente, ex e attuali ministri, deputati e grandi imprenditori, oltre a medici e funzionari pagati per propagandare la strategia “dell’immunità di gregge”.
Ne parliamo oggi con Alfredo Somoza, presidente dell’ICEI (Istituto di Cooperazione Economica Internazionale di Milano) collaboratore di diverse testate radiofoniche e web e uno dei giornalisti più informati sulle dinamiche dell’America Latina.
A cura di Stefano Cagelli
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