“Il centro? Un non luogo della politica”. A colloquio con Gianrico Carofiglio

Giuliano Giubilei intervista Gianrico Carofiglio

“Giusto il cambio di passo del governo sull’inasprimento delle misure anti covid come il super green pass – dice a Radio Immagina Giancarlo Carofiglio intervistato da Giuliano Giubilei -. E’ una linea di condotta che condivido: chi manifesta responsabilità, civismo, senso dello stare insieme e contribuisce alla soluzione di un grave problema non può essere sottoposto alle stesse restrizioni di chi per totale assenza di senso civico non si vaccina: è un discorso semplice”.

Si arriverà all’obbligo, possibilità di cui si parla e che sembra vicina in altri paesi europei? “Può darsi – sostiene Carofiglio – ma mi sembra che il governo si stia muovendo con la giusta cautela e intelligenza. Imporre un obbligo radicale con il rischio di trovarsi di fronte a una ribellione diffusa potrebbe ridurre la credibilità dell’autorità che lo ha disposto. Da questo punto di vista un obbligo indiretto come il green pass rafforzato può essere uno strumento ancora più utile per convincere un maggior numero di persone a vaccinarsi”.

Per quanto riguarda la politica il Covid ha aumentato le difficoltà di alcuni leader. Il più penalizzato è Salvini “che oggi è un capo dimezzato, commissariato. I presidenti delle Regioni amministrate dalla Lega gli hanno fatto ingoiare un punto di vista ben diverso dal suo. Non mettono in discussione la sua leadership perché ora non conviene a nessuno. La resa dei conti – dice ancora Carofiglio – ci sarà dopo le elezioni politiche. Io sono convinto che può vincerle un’intelligente alleanza di centro sinistra. Che necessariamente dovrà includere quella parte del Movimento 5 Stelle nella sua versione modificata dall’esperienza di governo, quella insomma guidata da Conte”.

“Per quanto riguarda il discorso sul centro – dice ancora Carofiglio – non posso parlarne senza ricavarne una sensazione di tristezza. Il centro è un non luogo politico. Non capisco che cosa voglia dire.

Oggi, più ancora che in passato si fronteggiano due visioni della politica e della società. La dialettica è tra chi vuole la chiusura delle frontiere fisiche e mentali e chi si muove secondo una logica di apertura verso il nostro presente e il futuro, pensando a chi verrà dopo di noi”.
Carofiglio proprio in queste settimane ha ripubblicato, riscrivendolo in gran parte un libro uscito oltre dieci anni fa: “La manomissione delle parole”, diventato “La nuova manomissione delle parole”. Analizza come il linguaggio della politica possa stravolgere il senso delle parole. Quella che ha subito la manomissione più forte, a causa di sovranisti e populisti è una delle parole più nobili della nostra lingua: “Popolo”.

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