Carceri, il lavoro come cura. Benefici, limiti e criticità

Con Alessio Scandurra, Osservatorio sulle condizione di detenzione di Antigone, Paolo Strano, presidente semi di libertà Onlus, Nicola Boscoletto, direttore Giotto Coop Sociale.

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La costituzione italiana è molto chiara: l’itala è una repubblica fondata sul lavoro. Lo è per gli uomini liberi, che vivono in società ma vale anche per chi questa libertà non ce l’ha più – temporaneamente- cioè i detenuti. Il ruolo fondamentale del lavoro, sancito dall’art.1 della Costituzione italiana, viene ribadito, con riferimento ai detenuti, dall’art. 27 comma 3, dove si prevede come finalità della pena quella di attuare la rieducazione del condannato, in vista del suo rientro nella società.

Perché questo è il ruolo ultimo de carcere, o forse il primo, è sempre bene ribadirlo. Ma quando si parla di carcere – e purtroppo anche quando si parla di lavoro – in Italia c’è sempre un però. Cerchiamo di capire meglio se davvero i detenuti con condanna definitiva hanno la possibilità reale di lavorare in carcere, come lo fanno e per chi. E quanto la pandemia abbia condizionato tutto questo.

A cura di Agnese Rapicetta e Stefano Cagelli

 

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