Lavoro Sportivo. Le opportunità e le criticità della riforma dello Sport

All’inizio della nuova legislatura, con l’avvento del governo gialloverde, è stata approvata in parlamento una legge delega di riforma dello sport che aveva l’ambizione di ridisegnare il sistema sportivo italiano, sia nel campo della governance che rispetto al lavoro sportivo, all’impiantistica sportiva, alla parità di genere dello sport e tanti altri temi. In verità, più che un disegno di riorganizzazione complessiva, è sembrato un tentativo di allargare la sfera di influenza politica sullo sport. La governance, con la creazione della società Sport e Salute e lo spacchettamento del Coni è stata al centro di un dibattito molto forte che di fatto ancora non si è concluso, ma un altro argomento ha acceso una forte attenzione e discussione dialettica all’interno delle componenti del mondo sportivo, ossia quello relativo alla creazione della figura del lavoratore sportivo. L’avvento del governo Conte e del governo Draghi, di fatto, hanno in parte poi modificato il contenuto della prima legge delega approvata nel 2019 e, dopo un tentativo di rinviare “sine die”, l’approvazione dei decreti sportivi da parte di alcune forze di centrodestra ora l’entrata in vigore è prevista per il 1 gennaio 2023.

Nel frattempo, la nuova sottosegretaria allo sport Valentina Vezzali, ha avviato un tavolo tecnico di analisi e discussione della legge di cui ancora non si conoscono le conclusioni e che presto dovrà essere illustrato in parlamento. Come Partito democratico non sono mancate le discussioni sul tema al proprio interno, ma a partire dal 1 Luglio con la presenza del PD al fianco delle organizzazioni sindacali dei lavoratori e di tutti gli atleti e tecnici scesi in piazza a manifestare per avere più diritti e tutele, si è avviato un percorso di maggiore ascolto verso le istanze di tutti i lavoratori e lavoratrici dello sport. Per dare seguito a quel percorso di ascolto delle istanze provenienti dal mondo del lavoro e capire di quali proposte farsi portatori al tavolo della riforma ed anche verso il campo più largo del mondo dello sport, ascoltando gli enti di promozione, le associazioni sportive, le federazioni ed il Coni, abbiamo deciso di convocare questa Agorà sul lavoro sportivo. Una grande forza riformista e democratica non può non tenere conto delle istanze provenienti dal mondo del lavoro e non può considerare i lavoratori dello sport (che al loro interno vedono tipologie completamente differenti) come lavoratori di serie B. Allo stesso tempo tutto il tema dei diritti dei lavoratori sportivi dovrà essere inserito in un quadro complessivo di sostenibilità dell’intero settore che dovrà sempre più essere riconosciuto, anche per gli effetti positivi che determina sul benessere dei cittadini e della popolazione tutta in termini di salute, socialità e sviluppo, come una delle politiche pubbliche di questo Paese e una delle priorità del Partito Democratico.

L’approvazione della promozione dell’attività sportiva all’interno della nostra Carta Costituzionale va proprio inquadrata in questa direzione ed una grande forza che, dentro un campo largo di alleanze politiche e sociali, aspira alla guida del Paese nei prossimi 5 anni non può farsi trovare impreparata di fronte alle nuove sfide che matureranno nel settore e dovrà attrezzarsi con proposte e programmi concreti per la fine di questa legislatura e ancora di più per la nuova.

Le Agorà Democratiche ambiscono a essere uno dei più grandi esperimenti di democrazia partecipativa del Paese. Il modello delle Agorà Democratiche integra la dimensione fisica con quella digitale: dagli incontri tra persone emergeranno proposte concrete da discutere poi online sulla piattaforma.

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