Presentazione del libro: “Net-war. Ucraina: come il giornalismo sta cambiando la guerra” di Michele Mezza

Nella Net-war il giornalismo diventa logistica militare e il combattimento
digitale trasforma la figura del giornalista.Per la prima volta, le armi con cui viene condotta la guerra coincidono con
le infrastrutture digitali dell’informazione: siti web, smartphone, droni,
sistemi di geolocalizzazione, piattaforme social hanno costituito il
principale arsenale del confronto fra invasori e invasi, permettendo ai
secondi di localizzare e colpire con estrema precisione le forze nemiche,
anche grazie al supporto diretto della popolazione che rimaneva connessa,
persino sotto i bombardamenti. Le azioni militari vengono strategicamente
studiate e messe in atto proprio pensando al loro effetto comunicativo,
perché il modo in cui verranno raccontate determinerà la percezione del
conflitto e, in ultima analisi, il suo esito. Se non è una novità che la
comunicazione della guerra sia un terreno cruciale e delicato, oggi essa è
diventata l’oggetto del contendere. Tutto questo porta a un cambiamento
epocale nel giornalismo, dove a mutare radicalmente è il rapporto tra la
redazione e le fonti: le notizie sono alluvionali testimonianze civili, che
affiorano in abbondanza dalla rete e devono essere validate e
contestualizzate più che rintracciate. In questo gorgo il giornalista si
misura innanzitutto con la sua autonomia da saperi e competenze
tecnologiche che tendono a soverchiarlo, trasformandolo in un funzionario
del sistema di calcolo che si afferma mediante «interferenza nelle
psicologie altrui». La Net-war è dunque «mediamorfosi» che trasforma guerra
e giornalismo in una contesa matematica.

 

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