Giovani e attivismo, il futuro dipende soprattutto da voi

La Politica per essere tale non può che essere uno sguardo al futuro.
E per questo non può prescindere dal rapporto con le nuove generazioni.
Perché questo è così difficile oggi, in particolare nel nostro Paese?

Da giovane che prova a impegnarsi nella cosa pubblica, mi è inevitabile fare una riflessione sul rapporto tra i giovani e la politica. Sono infatti troppo pochi i ragazzi che partecipano e prendono parte a iniziative legate ai movimenti partitici, seguono attivamente un partito e hanno le idee chiare su come funzionano le nostre Istituzioni.

Pochi partecipano a iniziative politiche come cortei e manifestazioni, e spesso lo fanno senza poi continuare il proprio percorso di attivismo politico nelle sedi di Partito.

Forse una strada sarebbe rafforzare la presenza in Parlamento e negli altri luoghi Istituzionali dei temi per cui i giovani si mobilitano pubblicamente, dando così un maggior riscontro e anche migliorando la percezione della centralità di questi temi nel dibattito pubblico.

Occorre combattere Il senso di sfiducia verso le Istituzioni, il senso di rassegnazione verso un futuro, verso le prospettive economiche, il senso di precarietà e di incertezza costante.

L’Italia ha il tasso di occupazione giovanile più basso d’Europa, il 56,6% rispetto al 76% della media UE, e la più alta percentuale di giovani che non studiano e non lavorano (NEET).

Dobbiamo far emergere un’idea di futuro, partendo dalla dignità del lavoro, dall’importanza dell’istruzione e della ricerca. Valori fondanti del Partito Democratico.

L’immagine dominante di una politica in cui è più importante vincere la prossima elezione, dare sfogo al proprio Ego personale, diventare leader di una, anche microscopica, area politica è micidiale per la possibilità di coinvolgimento soprattutto dei più giovani.

Invece, rilanciare la visione in cui credere e verso cui lavorare, i valori fondanti da cui nascono le idee per il Paese di domani, un linguaggio non urlato ma capace di arrivare anche alle persone semplici, far crescere il senso della collettività che un gruppo politico deve avere, sono la strada per una nuova stagione di partecipazione.

Una politica aperta al mondo globalizzato, all’Europa, all’integrazione e alla partecipazione. Che ha come suo unico pilastro fondante un continuo e rinnovato sguardo verso il futuro, cioè verso le questioni ambientali, la pace, la conoscenza, agendo nei piccoli territori ma con uno sguardo sempre prioiettato al resto del Mondo.

Un vero piano di ripresa e guarigione non può che essere un piano per una nuova generazione europea.